Memorandum Groves |
di Gianni Lannes
Inquina e uccide. Una bomba ad orologeria che miete vittime in tempo di pace e di guerra. La Gran Bretagna ha annunciato di recente la fornitura di proiettili anticarro perforanti ad alto potenziale contenenti uranio impoverito all'Ucraina. È stata la baronessa Annabel Goldie, viceministra della Difesa nel Governo Tory di Rishi Sunak, durante un'audizione alla Camera non elettiva dei Lord, ad annunciare la decisione del Governo britannico.
Questo annuncio riapre un dibattito molto sentito, che ha investito il Parlamento italiano in più di un'occasione, su tutte la Commissione d'inchiesta della XVII legislatura su «gli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito», che resta il caso di studio più recente sul tema, ma che è stata preceduta da altre tre Commissioni Parlamentari che hanno trattato l'analogo tema.
Nella relazione vengono
evidenziate «sconvolgenti criticità» che sarebbero emerse durante l'inchiesta e
relative alla sicurezza e alla tutela della salute dei militari impegnati sia e
soprattutto nelle missioni internazionali che nel territorio italiano.
Condizioni che, è ancora il risultato dell'inchiesta parlamentare, «hanno
contribuito a seminare morti e malattie». Durante le audizioni con medici ed
esperti, sarebbe emersa anche l'esistenza di una relazione tra l'esposizione
dei militari all'uranio impoverito e l'insorgenza di tumori. Nesso, riporta la
relazione, che si evince anche dalle «reiterate sentenze della magistratura
ordinaria e amministrativa», che «hanno costantemente affermato l'esistenza,
sul piano giuridico, di un nesso di causalità tra l'accertata esposizione
all'uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari o, per essi, dai
loro superstiti».
Per quanto concerne i rischi
legati alla tossicità dell'uranio, esistono vari studi, il primo fu il progetto
«Manhattan», il cui obiettivo era lo studio dei danni
da esposizione all'uranio sui luoghi di lavoro, basandosi sugli studi
effettuati precedentemente sui danni chimici che l'uranio provoca ai reni. Gli
studi esistenti avevano già stabilito in modo preciso gli effetti tossici
sull'organismo, tuttavia avevano trascurato altri aspetti fondamentali come la
tossicità per la riproduzione e gli effetti perinatali e post-natali
dell'uranio. Un'esposizione prolungata all'uranio impoverito provoca danni da
tossicità radioattiva e da tossicità chimica, che resta la più dannosa a causa
degli effetti chimici sui reni anche per un periodo di esposizione breve. L'uranio
era già stato indicato come «veleno debole» dai precedenti studi sulla
tossicità dell'elemento sugli animali (UNSCEAR).
Sia militari sia parti esterne al
conflitto possono venire a contatto con l'uranio impoverito attraverso ferite
durante le attività di combattimento o nel caso in cui una lesione aperta venga
a contatto con una superficie contaminata. Uno studio effettuato da McKlein et
al. ha osservato le conseguenze causate dai frammenti di schegge di uranio
impoverito nei corpi di sessantadue soldati americani. Lo studio ha confermato
che, nonostante la concentrazione di uranio impoverito all'interno del corpo
tenda a stabilizzarsi dopo anni dall'impatto, la quantità presente nel corpo
rimane alta e la presenza di frammenti all'interno dell'organismo continua a
costituire un pericolo di contaminazione interna. Gli apparati più colpiti
dalla contaminazione da uranio impoverito sono il sistema respiratorio e i
reni.
I soggetti più colpiti restano i
militari che operano all'interno dei carri armati, i quali vengono colpiti da
munizioni all'uranio impoverito e per questo motivo assorbono abbastanza uranio
impoverito da riscontrare un'insufficienza renale completa entro due giorni.
La British Royal Society e i
rapporti di Capstone e Sandia utilizzano un quadro utile per classificare le
ferite sul campo di battaglia e per considerare in un modo uniforme i danni:
a) il livello I, include i soldati che sopravvivono in un
veicolo colpito da uno o più penetratori all'uranio impoverito o i primi
soccorritori che entrano nel veicolo colpito per soccorrere gli occupanti. È
probabile che la maggior parte delle assunzioni avvengano per l'inalazione di
particolato di uranio impoverito oppure per l'equipaggio sopravvissuto da
ferite da schegge di uranio impoverito;
b) il livello II, comprende coloro che lavorano all'interno di
veicoli colpiti per periodi consistenti, dopo l'impatto, e che possono essere
esposti all'inalazione di ossidi di uranio impoverito che si innalzano
all'interno del veicolo contaminato in un secondo momento;
c) il livello III, include tutti gli altri sul campo di
battaglia che possono essere esposti al vento proveniente dai veicoli colpiti o
dall'entrare brevemente nei veicoli colpiti.
L'uranio impoverito è noto sin dal 1943 (Memorandum Groves) con cui gli USA volevano bombardare Italia, Germania e Giappone, ma è divenuto famoso in seguito alle guerre «del Golfo», della
«Somalia» e dei «Balcani».
Il 17 gennaio 1991 con
l'operazione «Desert Storm» scoppia la
Guerra tra Iraq e la coalizione internazionale guidata dagli USA. Le principali
infrastrutture militari irachene, comprese le strutture usate come depositi di
armi nucleari, biologiche e chimiche, furono colpite. Fu il primo vero
conflitto in cui armi contenenti uranio impoverito vennero utilizzate. Tra queste
ricordiamo i proiettili da 30 mm utilizzati dall'aereo Warthog A-10, i
proiettili da 120 mm usati dai carri armati M1-A1 Abrahms e quelli lanciati
dagli aerei AV-8 Harrier. Si stima che una quantità compresa tra le 335
tonnellate e le 900 tonnellate fu fatta cadere sull'Iraq e sul Kuwait. La
comunità internazionale espresse ben presto le sue preoccupazioni riguardo le
conseguenze ambientali e i rischi associati per la salute umana. Le Nazioni
Unite e l'Organizzazione regionale per la protezione dell'ambiente marino
(Ropme) risposero prontamente con la formulazione di un piano d'azione
identificando quattro possibili aree di attività esposte ai rischi: ambiente
costiero e marino, ambiente atmosferico, ambiente terrestre e l'ambiente
destinato allo smaltimento corretto dei rifiuti radioattivi. In particolare, a
destare preoccupazione furono i proiettili penetrati nel suolo poiché
rappresentano un fattore di contaminazione delle falde acquifere. Successivi
studi, tra cui per primo lo studio epidemiologico «Health
Consequences of D.U. weapons used by U.S. and British Forces» il
quale analizzava i casi di 5.746 militari, hanno rilevato un eccesso di rischio
significativo tra «esposti a esplosioni sul campo di battaglia» e «non esposti»
per linfomi, leucemia, tumore al cervello, al fegato e osseo. Ancora oggi
fornire una stima completa dei danni provocati è impossibile, soprattutto
perché l'uranio presente nel corpo genera malattie che impiegano anni per
diventare visibili.
Nella guerra dei Balcani in un
comunicato ufficiale nel 1995, il Dipartimento della difesa Usa ha citato
l'uranio impoverito tra i materiali utilizzati nei bombardamenti sulla Bosnia.
Circa 10.000 proiettili furono rilasciati dagli aerei A-10. In due successivi
comunicati, nel 1999, sia il DoD sia la Nato affermarono di aver utilizzato
munizioni all'uranio impoverito anche durante i bombardamenti sulla Jugoslavia.
Su richiesta del Segretario generale dell'ONU Kofi Annan, il 7 febbraio 2000 il
Segretario generale della Nato rispose alle richieste di Annan ammettendo l'uso
di circa 10 tonnellate di uranio impoverito nelle missioni in Kosovo. Inoltre,
nello stesso anno emerse che la Nato aveva consegnato un manuale ai propri
soldati, e solo successivamente a quelli italiani, sui rischi e sugli effetti
dell'uranio impoverito ponendo un divieto assoluto di avvicinamento ai
frammenti dei mezzi militari esplosi durante il conflitto, È stato anche
constatato, attraverso le dichiarazioni dello spokesman del
Segretario della difesa americana Cohen, che i soldati avrebbero sparato circa
10.800 pallottole all'uranio impoverito tra il 1994 e 1995 in Bosnia e circa
31.000 pallottole all'uranio impoverito in Kosovo nel 1999. A seguito di queste
rivelazioni l'Unep e altre agenzie Unmik, Kfor e Nato, inviarono delle
commissioni per esaminare i siti contaminati dalle munizioni all'uranio
impoverito nei Balcani. I rispettivi rapporti pubblicati dall'Unep sono: «Depleted
Uranium in Kosovo: Post-Conflict Environmental Assessment of 2001»,
«Depleted Uranium in Serbia and Montenegro: Post-Conflict
Environmental Assessment in the Federal Republic of Yugoslavia of 2002» and «Depleted
Uranium in Bosnia and Herzegovina: Post-Conflict Environmental of 2003».
In tutti e tre i rapporti, gli esami effettuati non rilevano significanti
livelli di uranio impoverito anche se nel secondo rapporto vengono fatte delle
considerazioni rilevanti:
a) la maggior parte delle contaminazioni del terreno è stata
trovata a 10-20 centimetri al di sotto di un penetratore;
b) tutte le zone investigate, prima della missione Unep, sono
state visitate, ripulite e recintate dalle autorità serbe;
c) per il Kosovo, le aree non sono state ripulite e le analisi
di laboratorio hanno rilevato l'uranio impoverito anche nei campioni di terreno
raccolti a diversi metri di distanza dal punto di impatto dei proiettili;
d) la maggior parte dei proiettili all'uranio impoverito non si
sono frammentati, ma sono entrati nel terreno più o meno intatti. In questo
caso, i penetratori interrati costituiscono una fonte che in futuro potrebbe
influenzare la concentrazione di uranio nell'acqua potabile;
e) due dei siti hanno mostrato una chiara indicazione di uranio
impoverito nell'aria campionata;
f) i licheni sembrano essere un indicatore affidabile della
contaminazione da uranio impoverito nell'aria. Dai campioni di licheni
prelevati in Serbia e Montenegro, due su quattro hanno mostrato un'indicazione
significativa di uranio impoverito.
I membri dell'Unep avevano anche
il compito di indagare sullo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Qui, hanno
potuto rilevare che nella Federazione della Bosnia ed Erzegovina, i tre siti
che dovrebbero smaltire questo tipo di rifiuti, Hadzici l'ex deposito di
munizioni, l'ex impianto di riparazione dei carri armati e la caserma dell'artiglieria
Han Pijesak, non rispettano le procedure per evitare il rischio di
contaminazione da uranio impoverito, in quanto sono stati trovati risultati
chiari e inequivocabili di penetratori o punti di contaminazione sul terreno e
nel suolo, nell'acqua di un sito, nell'aria di due siti e in campioni botanici
prelevati in tutti e tre i siti.
Le ultime due missioni che hanno
ufficialmente utilizzato armi contenenti uranio impoverito tra la loro
artiglieria sono: l'operazione «Allied Forces Operation Enduring Freedom»
in Afghanistan e la missione guidata dagli Usa in Siria contro lo Stato
islamico dell'Iraq e della Siria (Isis). Si stima che le tonnellate di uranio
impoverito rilasciate sull'Afghanistan durante l'operazione furono circa 600,
considerando solo il periodo tra ottobre 2001 e ottobre 2002. I rapporti
pubblicati in seguito alla missione non forniscono chiare stime riguardo
l'utilizzo di armi contenenti uranio, ciò che viene confermato è il
trasferimento di armi all'uranio impoverito in Afghanistan dalle forze
americane. Un'ulteriore certezza sull'uso di uranio impoverito arriva da
diversi studi condotti sulla popolazione afghana dopo l'operazione «Allied
Forces Enduring Freedom». In particolare, i campioni di urine
prelevati da otto uomini (civili) provenienti da Jalalabad, i quali
presentavano i sintomi tipici della «Malattia del Golfo», quindi fatica,
febbre, dolori muscolari e alterazioni neurologiche, emicranie e problemi
respiratori dopo il 2002, sono stati analizzati. La raccolta è stata fatta per
verificare la concentrazione degli isotopi dell'uranio 234U, 235U, 236U e 238U.
Il risultato è stato un valore medio molto al di sopra della soglia consentita,
quindi 275.04 ng/L, 137.80 ng/L, 48.72 ng/L contrapposto a un valore limite di
1-20 ng/L. I risultati sono stati analizzati presso il laboratorio della British
Geological Survey. Il gruppo di scienziati ha poi deciso di
analizzare anche dei campioni d'acqua provenienti da diverse città e campioni
di suolo raccolti vicini ai crateri lasciati dalle bombe. I risultati sono
stati poi confrontati con i valori limite della U.S. National
Center of Environmental Health e della British
Geological Survey, i quali sono rispettivamente 7 ng/L e 1.3 ng/L.
I risultati per la concentrazione di uranio impoverito nei campioni d'acqua in
Afghanistan è di 9.4 ng/L, quindi chiaramente in eccesso rispetto alla media
consentita. Inoltre, confrontando i valori con quelli dell'organizzazione
mondiale della sanità il rapporto è 38,277/9,000 ng/L. Gli studiosi hanno
affermato di non aver mai trovato delle concentrazioni di uranio impoverito
così alte. Anche i campioni prelevati dal suolo mostrano una concentrazione di
uranio impoverito elevata; con un valore che varia tra 2.3 e 18.6 mg/kg, i
campioni afghani superano la media mondiale di 1.8 e 3 mg/kg e il valore
attestato per gli stessi campioni in Kosovo di 2.34 to 18
gUI/kg. Nel 2008, il Governo afgano ha deciso di indagare sulle armi utilizzate
dagli Stati Uniti durante le invasioni in Afghanistan nel 2001; inoltre, hanno
considerato la possibilità di indagare in modo ufficiale sui possibili
collegamenti fra l'utilizzo di uranio impoverito e le deformazioni dei bambini
nati subito dopo la missione. In particolare, in alcune zone dell'Afghanistan
pesantemente bombardate, ad esempio la regione montuosa di Tora Bora nella
parte orientale del paese dove si pensava si nascondesse Osama Bin Laden, la
correlazione tra bambini nati malformati e l'esposizione della regione
all'uranio impoverito è facile da individuare. Questa corrispondenza è stata
supposta anche dal viceministro per la salute pubblica dell'Afghanistan,
Faizullah Kakar nel 2008.
In Siria, l'utilizzo di uranio
impoverito da parte americana sarebbe invece avvenuto durante la missione nel
2015 contro l'Isis. Nonostante una prima dichiarazione rilasciata dagli
ufficiali americani riguardo l'impegno preso di non usare armi contenenti
uranio impoverito nel conflitto con Iraq e Siria, migliaia di proiettili sono
stati riversati durante due raid aerei sui mezzi
petroliferi pesanti nella parte della Siria controllata dallo Stato islamico
nel 2015. L'utilizzo di armi all'uranio impoverito è stato confermato anche
dallo spokesman del Comando
Centrale degli Stati Uniti Maj Josh Jacques, il quale ha affermato che 5.265
munizioni Api contenenti uranio impoverito sono state lanciate dagli aerei A-10
tra il 16 e il 22 novembre 2015 distruggendo 350 veicoli nel deserto orientale
del paese. Dopo questi eventi, l'Air Force statunitense ha
deciso di chiarire su quanto accaduto affermando che le armi contenenti uranio
impoverito sono state usate in Iraq e Siria e confermando che la missione «TIDAL
WAVE II» prevedeva già dall'inizio l'uso di munizioni Api («Armor
Piercing Incendiary ammunition») contenenti uranio impoverito.
Alla luce dei casi di studio
negli scenari di guerra riportati, ed alla luce delle recenti dichiarazioni del
Governo Britannico, è fondata la preoccupazione dell'utilizzo di questo tipo di
armi non convenzionali che possono aggiungere un ulteriore dramma in uno
scenario di guerra, come quello del territorio ucraino, già enormemente
martoriato dal punto di vista infrastrutturale ed in termini di perdite di vite
umane.
Anti-Uranium Weapons Coalition (Icbuw)
condanna con fermezza la fornitura di munizioni all'uranio impoverito del Regno
Unito all'Ucraina, l'Icbuw condanna anche l'uso di munizioni all'uranio
impoverito da parte dell'esercito russo. L'uso delle munizioni 3BM32 «Vant»
è stato confermato dal Centro internazionale per lo sminamento umanitario di
Ginevra (Gichd) nel suo rapporto del 2022. Secondo i resoconti dei media,
le forze russe in Ucraina hanno recentemente ricevuto anche le più moderne
munizioni 3BM60 «Svinets-2».
Si ricordi, infatti, che la
Federazione Russa che ha nella sua dotazione il proiettile BM-32 che è un comune
proiettile APFSDS da 125 mm il cui nucleo è costituito appunto da uranio
impoverito ed utilizzato nei cannoni dei carri armati e questa dotazione è
risalente agli anni '80. Il dubbio sul suo utilizzo è fondato, non solo per le
conferme che vengono dal Centro internazionale per lo sminamento umanitario di
Ginevra ma anche dal fatto che il Presidente Putin nel 2020 si vantava dei suoi
carri armati T80BV con proiettili all'uranio impoverito dichiarando che questo
tipo di armi: «Non viola nessun trattato», ed ancora all'indomani delle
dichiarazioni del Governo Britannico ha prontamente risposto che tra l'arsenale
del suo esercito sono presenti diverse centinaia di migliaia di munizioni
all'uranio impoverito.
L'Assemblea dell'ONU ha adottato
diverse Risoluzioni l'ultima nel 2022, a larghissima maggioranza e con il voto
favorevole dell'Italia, dirette a porre l'accento sull'importanza della
trasparenza e della cooperazione tra gli Stati e invita gli Stati a condividere
informazioni e migliori pratiche al fine di comprendere meglio gli impatti
sulla salute e sull'ambiente delle armi all'uranio impoverito, la risoluzione
riconosce, inoltre, l'importante ruolo che le organizzazioni internazionali,
come l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) e l'Organizzazione
mondiale della sanità (OMS), possono svolgere nell'affrontare la questione
delle armi all'uranio impoverito e invita gli Stati a lavorare a stretto
contatto con queste organizzazioni per garantire che le migliori conoscenze
scientifiche e mediche disponibili siano utilizzate.
La Risoluzione del 2022 richiede
un approccio precauzionale all'uso dell'uranio impoverito, è sulla necessità di
proteggere i civili e l'ambiente dagli effetti dannosi di tali armi, esortando
gli Stati ad adottare tutte le misure necessarie per affrontare gli impatti
ambientali e sulla salute, compresa la fornitura di assistenza medica e la
pulizia dei siti contaminati e soprattutto, infine, la nuova risoluzione invita
a proseguire gli sforzi per aumentare la consapevolezza sulla questione delle
armi all'uranio impoverito e sul loro impatto sulla salute umana e
sull'ambiente.
Sulla base delle Risoluzioni
approvate dall'ONU è necessario intraprendere una iniziativa internazionale con
lo scopo di vietare immediatamente la produzione e l'uso delle armi all'uranio impoverito.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=uranio+impoverito
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