di Gianni Lannes
L'Italia è passata in un lampo dalla democrazia incompiuta alla tecnocrazia imperante e totalitaria. L'ineletto Mario Draghi, durante le consultazioni partitocratiche, ha detto che bisogna “rimodulare il calendario scolastico” dell’anno in corso. Secondo l'incaricato dall'inquilino uscente del Quirinale ma non votato dal “popolo sovrano”, l'intento è quello di far recuperare agli studenti “i numerosi giorni persi”. Draghi ha lasciato intendere che va prolungato il calendario scolastico. Ciò significa che le lezioni potrebbero essere procrastinate fino al periodo estivo.
“Se si tratta di un prolungamento moderato, lo si può anche prendere in considerazione. È chiaro che non si può pensare di far stare alunni e docenti a scuola tutta l’estate”, ha commentato il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli che ha aggiunto: “Tuttavia, per ora è prematuro parlarne. Faremo una valutazione quando i dettagli dell’ipotesi saranno chiari”.
Draghi ha anche parlato delle cattedre vacanti, che non sono poche nel sistema scolastico italiano. A settembre 2020 le cattedre scoperte erano circa 50mila, nonostante la propaganda di menzogne propinata dal Conte smascherato e dall'Azzolina. Poi in autunno è partito un concorso straordinario, sospeso e poi ripartito a gennaio, che ha avuto il fine di stabilizzare quei docenti con più di 36 mesi di servizio. Per quel che concerne i concorsi ordinari invece tutto è bloccato per via della cosiddetta “emergenza sanitaria”.
I giovani devono sapere che Draghi è colui che per otto anni ha presieduto la Banca centrale europea (BCE), e che in quella veste ha sempre sostenuto le politiche di austerità fiscale che hanno condannato milioni di giovani europei alla disoccupazione, alla precarietà e all’emigrazione forzata, distruggendo le prospettive di un’intera generazione.
I giovani devono sapere che prima della falsa pandemia circa il 15 per cento dei giovani nell’eurozona, in media, erano disoccupati, con picchi del 33 per cento in Grecia, del 32 per cento in Spagna e del 27 per cento in Italia. Numeri da capogiro, che però nascondono la tragedia umana che si cela dietro di essi: milioni di giovani a cui è stata negata la possibilità di costruirsi un’esistenza dignitosa, una famiglia, un futuro, costretti ad accontentarsi di sopravvivere, di mese in mese, di anno in anno, tra lavoretti precari, in nero e sottopagati, spesso lontano dal proprio paese e dai proprio affetti. E tutto questo non è il risultato di ciò che Draghi chiama «una forma di egoismo collettivo», qualunque cosa voglia dire, bensì di un regime politico-economico fondato sull’austerità, sulla disoccupazione e sullo sfruttamento soprattutto dei giovani , che trova nell’architettura dell’euro la sua architrave. E che nel corso dell’ultimo decennio ha trovato in Mario Draghi uno dei suoi principali sponsor.
I giovani devono sapere che fu proprio Draghi, nell’agosto del 2011, poco prima di assumere la carica alla BCE, e nel pieno della furia speculativa nei confronti dei titoli italiani, a inviare al governo italiano, insieme al suo sodale Trichet, quella famigerata missiva al governo Berlusconi, in cui intimavano all'esecutivo italiano «una profonda revisione della pubblica amministrazione», compresa «la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali», «privatizzazioni su larga scala», «la riduzione del costo dei dipendenti pubblici, se necessario attraverso la riduzione dei salari», «la riforma del sistema di contrattazione collettiva nazionale» e persino «riforme costituzionali che inaspriscano le regole fiscali».
I giovani devono sapere che fu sempre mister Derivati a spianare la strada al governo “tecnico” di Mario Monti, e alla conseguente macelleria sociale, grazie alla sua decisione di cessare gli acquisti di titoli di Stato italiani (come ammesso dallo stesso Monti).
I giovani devono sapere che fu sempre Draghi, appena un mese dopo il suo colpo di Stato silenzioso in Italia, a lanciare l’idea di un “patto fiscale” (“fiscal compact“): «una revisione fondamentale delle regole a cui le politiche di bilancio nazionali dovrebbero essere soggette in modo da risultare credibili». Ciò comportò, nel marzo del 2012, la firma da parte di tutti gli Stati membri dell’UE (con le uniche eccezioni di Regno Unito e Repubblica Ceca) di una versione ancora più rigorosa del Patto di stabilità e crescita istituito dal trattato di Maastricht. Il cosiddetto Fiscal Compact, avversato a chiacchiere fritte dagli onorevoli grullini, è un’invenzione prprio di mister Draghi. Cosa la firma di questa trattato significasse per l’Europa lo spiegò lo stesso Draghi in un’intervista al Wall Street Journal pochi mesi dopo: «Non c’è alternativa al consolidamento fiscale, il modello sociale europeo appartiene già al passato».
I giovani devono sapere che fu sempre Draghi a coniare il concetto di “pilota automatico” in riferimento alle politiche economiche dell’eurozona. In seguito alle elezioni italiane del 2013, in cui il Movimento 5 Stelle emerse come il primo partito del paese, Draghi rassicurò tutti circa i timori che questo potesse portare l’Italia fuori dai binari dell’austerità: «Gran parte dell’adeguamento fiscale che l’Italia ha intrapreso continuerà con il pilota automatico». E infatti così è stato. Il messaggio di Draghi era chiaro: grazie al nuovo regime di governance economica che egli stesso aveva contribuito a costruire, i risultati delle elezioni non avrebbero contato più nulla. Come avrebbe detto qualche anno più tardi il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble: «Le elezioni non cambiano nulla. Ci sono delle regole».
I giovani devono sapere che è precisamente questo processo di spoliticizzazione delle politiche economiche che ha permesso a Draghi di pronunciare il suo famoso discorso che “ha salvato l’euro” nell’estate del 2012. In quell’occasione, Draghi annunciò l’istituzione del programma OMT (Outright Monetary Transactions), con il quale la BCE si impegnava, se necessario, ad effettuare acquisti illimitati di titoli di Stato sui mercati obbligazionari secondari «per preservare l’euro». Le sue parole fecero immediatamente scendere gli interessi sui titoli di Stato europei. Tuttavia, se da un lato questo ha aiutato i paesi in crisi (come l’Italia) ad evitare l’insolvenza, ha fatto ben poco per sostenerli in termini di rilancio delle loro economie: questo avrebbe richiesto politiche di stimolo fiscale (cioè deficit più elevati), che era esattamente ciò che il nuovo quadro di governance fiscale inaugurato da Draghi proibiva. L’accesso a un programma OMT comporta l’adesione da parte del paese in questione a un rigido programma di austerità fiscale e alle famigerate “condizionalità” della troika (liberalizzazione del mercato del lavoro, privatizzazione degli asset statali, compressione dei salari e così via), all’interno della cornice del Meccanismo europeo di stabilità (MES).
Insomma, le varie innovazioni istituzionali introdotte da Mario Draghi nel corso degli anni, che gli sono valse così tanti elogi da parte dei venduti al sistema di dominio internazionale, non hanno trasformato la BCE in un prestatore di ultima istanza, su cui i governi nazionali possano fare affidamento sempre e comunque, ma l’hanno resa piuttosto uno “spacciatore di ultima istanza”, con il potere di sfruttare le difficoltà economiche dei paesi per ricattarli e costringerli a implementare politiche di matrice neoliberista. Infatti, nell’estate del 2015, quando, nel bel mezzo del negoziato tra le autorità greche e la troika, la BCE ha deliberatamente destabilizzato l’economia greca, interrompendo il supporto di liquidità alle banche, per costringere il governo di SYRIZA ad accettare le dure misure di austerità contenute nel nuovo memorandum, un fatto pressoché senza precedenti nella storia.
Tutti devono sapere e ricordare che è soprattutto merito di Draghi, se oggi possiamo dire che l’eurozona è l’unica area economica al mondo in cui non è la banca centrale ad essere dipendente dai governi, ma sono i governi ad essere dipendenti dalla banca centrale. A farne le spese di questa architettura infernale, di cui Draghi è uno dei principali artefici, sono stati e continuano ad essere soprattutto i giovani. Quegli stessi giovani che oggi Draghi vorrebbe “salvare”. Purtroppo non possiamo cambiare il passato, ma almeno possiamo cercare di evitare che Draghi costruisca il suo futuro politico su quegli stessi giovani a cui ha annientato il futuro.
Le vittime indifese della falsa pandemia virale sono in particolare i bambini e i giovani, ai quali le autorità hanno negato la libertà perfino di respirare, giocare all'aria aperta, andare a scuola liberamente e senza bavagli, stare insieme ai propri simili, fare progetti per il futuro e sognare.
Riferimenti:
https://www.youtube.com/watch?v=7cyMIJb5V44
https://www.lastampa.it/economia/2020/08/18/news/l-intervento-integrale-di-draghi-1.39205005
https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2015/11/04/news/buco-di-stato-segreto-di-stato-1.237255
https://www.today.it/politica/governo-draghi-salvini.html
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4-03939&ramo=CAMERA&leg=11
http://legislature.camera.it/_dati/leg11/lavori/stencomm/05/Leg/Serie071/1993/0303Q/stenografico.pdf
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/02/dalla-padella-conte-alla-brace-draghi.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/02/draghi-il-lato-oscuro.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Falcone
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