21.9.18

CREATIVITA’ PER PROGREDIRE


Alento - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


di Gianni Lannes

Si è transitati dall’euforia all’angoscia in una società sempre più psicotica ed ansiogena. Non a caso il consumo di psicofarmaci (dati Aifa) in Italia è alle stelle. Un belpaese che implode non è cosciente della sua deriva, ma non tutto è perduto.

Gli italiani fanno fatica a capire ciò che succede e ad ammettere l’incapacità e la volontà di capire. Per tanta gente la difesa egoistica del presente accumulando avidamente ed esclusivamente beni materiali, sembra l’unico obiettivo che conti davvero. Tutte le idee sui valori comuni, sulle mete collettive, sulle identità condivise vengono platealmente derise per far posto all’adagio "ognuno per sé”. La mediocrità condita spesso da una volgarità diffusa e dal disprezzo dell’altrui persona dominano incontrastati.
 
La fiducia reciproca si è ormai persa nelle relazioni sociali con il predominio della diffidenza e del sospetto diffuso, unitamente ad un cinismo dilagante che ridicolizza i buoni sentimenti ed i progetti per il futuro. Una società allo sbando che vanta un’accozzaglia di politicanti italidioti di infimo livello etico, morale ed intellettuale, non è più capace di desiderare alcunché per il bene comune, se non la difesa delle proprie posizioni di rendita, né potrà impegnarsi in progetti significativi per il suo futuro. Gli italiani hanno smesso di sognare una vita migliore e si sono chiusi in un’aridità che è l’anticamera possibile della decadenza collettiva.

Non ci sarà nessuna crescita sostenibile se non riusciamo a fare culturalmente un passo oltre  il consumismo. Consumare significa fisicamente mettere dentro, contribuire, invece, significa mettere fuori. Allora si deve contribuire ad una produzione di valore economico, ma soprattutto di quei valori come la bellezza, l’educazione che poi sono la condizione della sostenibilità.

Il successo non è l’obiettivo finale della nostra azione; al contrario, è la battaglia con noi stessi, con le nostre ansie, paure e conflitti per raggiungere quello che per gli antichi greci era l’areté, vale a dire la massima virtù per assolvere il proprio compito.

Il valore consiste nella totale consapevolezza che la precarietà, in cui tutti siamo più o meno immersi è la parte essenziale della vita. Il modello di vita nel Rinascimento era non l’arricchimento materialistico, oggi trionfante, ma al contrario, il valore dell’opera ed il riconoscimento del coraggio dimostrato.

La società ha bisogno di creatività per progredire. Il presente non basta più. Ecco di chi si ha bisogno: i sognatori, gli idealisti, i costruttori di speranza; quelli che soffrono e combattono contro le ingiustizie subite, le incomprensioni, ma non si arrendono mai. Sono insomma quelli per cui il sogno è l’inizio del progetto. Costoro sono la speranza del futuro e di una civiltà migliore.