24.11.17

VACCINI: UNA LEGGE FUORILEGGE



 
La partita non è chiusa. Quella sui vaccini è "una normativa pessima, scritta malissimo, che si innesta purtroppo in quel filone di leggi che vanno contro l'interesse del popolo italiano e che premiano soltanto le multinazionali e i grandi interessi economici". E' il parere del costituzionalista Paolo Maddalena. "Impedire ai bambini di frequentare la scuola o tenerli lontani dagli altri coetanei perché non sono stati vaccinati non è soltanto contro la Costituzione ma è un atto di violenza". E' durissimo il giudizio del professore Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte Costituzionale.

L’unico aggettivo è oggettivamente: irrazionale. La Corte Costituzionale - composta da dieci giudici a nomina politica - comunque ha sentenziato che il decreto 73 e la legge 119/2017 che impone le vaccinazioni obbligatorie a scuola sono legittimi. Tuttavia, le innumerevoli contraddizioni della normativa restano comunque senza risposta.

Questa legge rappresenta una scelta corretta dal punto di vista della politica sanitaria del Paese? L’estensione dell’obbligo a dieci vaccini è stato imposto come atto politico comandato da Washington il 26 settembre 2014.

Infatti l’obbligo cosi grande non era previsto neppure dal Piano Nazionale Vaccini varato a gennaio scorso con l’accordo dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute, delle Società scientifiche, della Conferenza Stato-Regioni, le stesse che poi hanno deciso invece di avallare e sostenere la svolta di politica sanitaria, voluta dal governo con il decreto, le medesime che hanno intascato soldoni sporchi dalle multinazionali che producono i vaccini.
E insita proprio qui la contraddizione più grande: perché in Italia non c’era alcuna emergenza che poteva e doveva imprimere una svolta tanto radicale. Non a caso il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, di fronte alla Commissione Sanità del Senato - composta da parlamentari esperti della materia - fece una pessima figura non riuscendo a dare una spiegazione scientifica a questo improvviso mutamento di rotta coercitiva.

Ammessa, e non concessa, l’unica emergenza era quella del morbillo, sulla quali molto convenivano per l’introduzione dell’obbligo vaccinale. E invece si è forzata la mano inserendo altri 4 obbligatori (in realtà sei perché le norme precedenti ne ammettevano 4, somministrati però con l’esavalente: due in più sono diventati “obbligatori” nel corso degli anni in base alla pratica medica).
Eppure anche nel caso del morbillo è evidente una doppia contraddizione. 

Perché i due/terzi degli oltre 4 mila casi di malattia - adesso sono crollati peraltro - riguardavano persone maggiorenni. Perché sono state escluse dall’obbligo? Un decimo dei malati appartiene al personale medico-sanitario: perché è stato escluso dall’obbligo? Ma come, si impone ai bambini piccoli di essere vaccinati a tappeto e poi non si “costringono” gli adulti con i quali entrano in contatto (penso ai dipendenti degli asili nido) a vaccinarsi?
La legge, dichiara la Consulta, è costituzionale ed è di competenza nazionale. Questa è un’altra contraddizione ma da barzelletta: l’immunità di gregge non è più valida? Nel corso dell’udienza la giudice relatrice della causa, Marta Cartabia,  nominata da Napolitano, ovvero lo stesso inquilino del Quirinale che ha imposto ben 4 primi  ministri senza mandato elettorale e non ha sciolto il Parlamento dopo la sentenza numero del13 gennaio 2014 che ha sancito l’illegittimità del Parlamento e quindi del governo stesso, ha detto: 

«La regione Veneto da un lato dice di non voler mettere in discussione i vaccini, dall’altro si diffonde in discussioni medico-scientifiche che si traducono in un tipo di critica che finisce per investire non solo l’obbligo vaccinale, ma anche i vaccini in sé e per sé. Se una vaccinazione è considerata nociva, perché poi offrirla nelle prestazioni ai cittadini? Tutte le vaccinazioni elencate nel decreto erano già previste – ha sottolineato inoltre la giudice – nei piani vaccinali – chiedo quindi di fare una riflessione sul cambio di indirizzo del legislatore sull’obbligatorietà, cioè sulle motivazioni che lo hanno spinto a farlo».

Queste norme fanno tanta acqua dal punto di vista della logica e della salute pubblica. Chi pensa di aver vinto la guerra in Italia si illude: questa è stata solo un'altra battaglia, dall’esito prevedibile. E chi si pavoneggerà trattando migliaia di madri e padri come somari, un giorno imparerà che comportandosi in tal modo si offende la scienza. Chi grida “vittoria” non si rende conto che essendo questa una scelta di politica sanitaria, un altro governo potrebbe darle una direzione meno punitiva e più coinvolgente. Perché la salute dei piccoli e dei grandi non è ad appannaggio di nessuno. Tanto più di chi utilizza la sanità pubblica come arma di distruzione contro un avversario.

La legge fatta dal governo sui vaccini è incivile e per certi versi assurda. Ma perché? Quali sono le motivazioni che spiegano questa apparente assurdità? Al governo Gentiloni (privo di mandato elettorale come i tre precedenti (Monti, Letta&Renzi) non interessava fare una buona legge per gli italiani, ma solo ottemperare a degli accordi internazionali in ragione dei quali l’Italia è diventata paese capofila per la vaccinazione del mondo. Mi riferisco all’accordo di Washington del 26 settembre 2014 raggiunto tra il nostro paese, l’industria farmaceutica e il Global Health Security agenda dietro cui si profila Pig Pharma.
Ecco le forzature più rilevanti: la prima è stata quando il governo, sui vaccini, decide di “scippare” l’iniziativa legislativa al Parlamento e di giocarsela tutta di corsa per conto suo attraverso un incomprensibile decreto d’urgenza obbligando il parlamento con la fiducia a chinare la testa; la seconda è stata quando i vaccini da atti consensuali, come consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono diventati in modo ingiustificato trattamenti sanitari obbligatori; la flagrante anti-costituzionalità delle norme; infine, la quarta sul piano scientifico dove la mistificazione è massima. Vi sono vaccini nei quali prevale il vantaggio del singolo su quello collettivo per i quali non ha senso imporre l’obbligatorietà e invocare l’interesse collettivo (almeno sei su dieci).

Pochi giorni fa, la ministra Beatrice Lorenzin molto compiaciuta dei complimenti ricevuti dall’Europa sulla legge vaccini, alludendo a Romania e Francia, ha dichiarato “anche altri paesi stanno seguendo la rotta tracciata dal nostro Paese” fino a auspicare che “in tutta Europa siano resi uniformi i calendari vaccinali in modo da poter rendere omogenea la copertura dei bambini di tutta l’Unione europea” (Quotidiano Sanità, 13 settembre 2017).
Questa dichiarazione me ne ha fatto ricordare un’altra, sempre del ministro Lorenzin, fatta in occasione di quell’accordo internazionale che ho citato prima. Essa mi colpì non poco perché, a parte essere difforme da quella tecnica dell’allora presidente Aifa che si limitava a parlare di calo della copertura vaccinale e di ostilità crescente dell’Occidente verso i vaccini, sembrava preoccupata prevalentemente proprio di questioni geopolitiche. Così ha dichiarato:

“Sul tema della salute dobbiamo rafforzare la cooperazione internazionale (….) Il nostro Paese si trova al centro dell’area mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo. Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa (…) Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne di prevenzione contro nuove possibili epidemie”.

Questa dichiarazione avvalora i nostri sospetti e i nostri dubbi. Le dichiarazioni del ministro Lorenzin ci fanno comprendere che il calo della copertura vaccinale, è usato in realtà dal governo italiano, come giustificazione per mettere in campo una politica di difesa dell’Europa e per esportare un modello di profilassi coercitivo da rendere omogeneo in tutti i paesi d’Europa contro i pericoli di epidemie relativi agli immigrati. La Lorenzin quanto la Global health security agenda, vedono al momento solo fantasmi dal momento che oggettivamente non esistono epidemie e meno che mai epidemie causate dagli immigrati. Qualsiasi previsione comunque deve basarsi su dei dati, su dei fatti e non essere strampalata e implausibile.

Non ha senso approvare una legge tanto irrazionale sulla base delle angosce dell’Europa e degli interessi dell’industria farmaceutica. Ha senso per proteggere l’Europa da rischi inesistenti, obbligare i paesi sviluppati a profilassi discutibili come se fossero paesi sottosviluppati e per di più minacciati da epidemie che non esistono? 

La scienza è la nuova religione e potrebbe anche andarmi bene se, come ogni religione, non facesse troppo i conti con l'economia. La lucidità dei ragionamenti che contrappone ai comandamenti religiosi dei venditori. Se non fosse per la rete (che tentano disperatamente di imbavagliare) non sapremmo nulla su alcun argomento. Solo veline. Non avremmo accesso ai dati Aifa che mostrano l'andamento in realtà normale dei focolai; non sapremmo del rifiuto dei pediatri di segnalare le reazioni avverse, nè che la stessa OMS le giudica sottostimate da 10 a 100 volte, non conosceremmo la natura dell'accordo di Washington; i giganteschi baratti finanziari sui vaccini per 15 mld $ tra Glaxosmith e Novartis; non sapremmo della sanità greca messa in ginocchio da un unico sistema criminale gestito dalla prima; nulla sulla falsificazione delle ricerche CDC da parte di Thompson, nè sull'EMA pagato a cottimo dal controllato, nulla sul signor P. Rossi (piazzato all'EMA per nostra garanzia) nè sui macroscopici conflitti di interesse di Pecorelli e Burioni.  Per la cronaca: Burioni ha brevettato parecchi anticorpi che possono essere inseriti nei vaccini e aiutano i nostri anticorpi a reagire alla malattia. Proprio Burioni ha partecipato ad un concorso pubblico per una cattedra all’università di Camerino: è stato però bocciato; addirittura su appena nove partecipanti si è piazzato al settimo posto. Un somaro avrebbe fatto meglio. 

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