La partita non è chiusa. Quella sui vaccini è "una normativa pessima, scritta malissimo,
che si innesta purtroppo in quel filone di leggi che vanno contro l'interesse
del popolo italiano e che premiano soltanto le multinazionali e i grandi
interessi economici". E' il parere del costituzionalista Paolo
Maddalena. "Impedire ai bambini di frequentare la scuola o
tenerli lontani dagli altri coetanei perché non sono stati vaccinati non è
soltanto contro la Costituzione ma è un atto di violenza". E' durissimo il
giudizio del professore Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte
Costituzionale.
L’unico aggettivo è oggettivamente: irrazionale. La
Corte Costituzionale - composta da dieci giudici a nomina politica - comunque ha sentenziato che il decreto 73 e la legge 119/2017 che
impone le vaccinazioni obbligatorie a scuola sono legittimi. Tuttavia, le
innumerevoli contraddizioni della normativa restano comunque senza risposta.
Questa legge rappresenta una scelta corretta dal punto di vista della politica sanitaria del Paese? L’estensione dell’obbligo a dieci vaccini è stato imposto come atto politico comandato da Washington il 26 settembre 2014.
Infatti l’obbligo cosi grande non era previsto
neppure dal Piano Nazionale Vaccini varato a gennaio scorso con l’accordo
dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute, delle Società
scientifiche, della Conferenza Stato-Regioni, le stesse che poi hanno deciso
invece di avallare e sostenere la svolta di politica sanitaria, voluta dal
governo con il decreto, le medesime che hanno intascato soldoni sporchi dalle
multinazionali che producono i vaccini.
E insita proprio qui la contraddizione più grande:
perché in Italia non c’era alcuna emergenza che poteva e doveva imprimere una
svolta tanto radicale. Non a caso il presidente dell’Iss, Walter Ricciardi, di
fronte alla Commissione Sanità del Senato - composta da parlamentari esperti
della materia - fece una pessima figura non riuscendo a dare una spiegazione
scientifica a questo improvviso mutamento di rotta coercitiva.
Ammessa, e non concessa, l’unica emergenza era
quella del morbillo, sulla quali molto convenivano per l’introduzione
dell’obbligo vaccinale. E invece si è forzata la mano inserendo altri 4
obbligatori (in realtà sei perché le norme precedenti ne ammettevano 4,
somministrati però con l’esavalente: due in più sono diventati “obbligatori”
nel corso degli anni in base alla pratica medica).
Eppure anche nel caso del morbillo è evidente una
doppia contraddizione.
Perché i due/terzi degli oltre 4 mila casi di malattia -
adesso sono crollati peraltro - riguardavano persone maggiorenni. Perché sono
state escluse dall’obbligo? Un decimo dei malati appartiene al personale
medico-sanitario: perché è stato escluso dall’obbligo? Ma come, si impone ai
bambini piccoli di essere vaccinati a tappeto e poi non si “costringono” gli
adulti con i quali entrano in contatto (penso ai dipendenti degli asili nido) a
vaccinarsi?
La legge, dichiara la Consulta, è costituzionale
ed è di competenza nazionale. Questa è un’altra contraddizione ma da
barzelletta: l’immunità di gregge non è più valida? Nel corso dell’udienza la
giudice relatrice della causa, Marta Cartabia, nominata da Napolitano, ovvero lo stesso inquilino
del Quirinale che ha imposto ben 4 primi ministri senza mandato elettorale e non ha
sciolto il Parlamento dopo la sentenza numero del13 gennaio 2014 che ha sancito
l’illegittimità del Parlamento e quindi del governo stesso, ha detto:
«La
regione Veneto da un lato dice di non voler mettere in discussione i vaccini,
dall’altro si diffonde in discussioni medico-scientifiche che si traducono in
un tipo di critica che finisce per investire non solo l’obbligo vaccinale, ma
anche i vaccini in sé e per sé. Se una vaccinazione è considerata nociva, perché
poi offrirla nelle prestazioni ai cittadini? Tutte le vaccinazioni elencate nel
decreto erano già previste – ha sottolineato inoltre la giudice – nei piani vaccinali
– chiedo quindi di fare una riflessione sul cambio di indirizzo del legislatore
sull’obbligatorietà, cioè sulle motivazioni che lo hanno spinto a farlo».
Queste norme fanno tanta acqua dal punto di vista
della logica e della salute pubblica. Chi pensa di aver vinto la guerra in
Italia si illude: questa è stata solo un'altra battaglia, dall’esito
prevedibile. E chi si pavoneggerà trattando migliaia di madri e padri come somari,
un giorno imparerà che comportandosi in tal modo si offende la scienza. Chi
grida “vittoria” non si rende conto che essendo questa una scelta di politica
sanitaria, un altro governo potrebbe darle una direzione meno punitiva e più
coinvolgente. Perché la salute dei piccoli e dei grandi non è ad appannaggio di
nessuno. Tanto più di chi utilizza la sanità pubblica come arma di distruzione
contro un avversario.
La legge fatta dal governo sui vaccini è incivile
e per certi versi assurda. Ma perché? Quali sono le motivazioni che spiegano
questa apparente assurdità? Al governo Gentiloni (privo di mandato elettorale come
i tre precedenti (Monti, Letta&Renzi) non interessava fare una buona legge
per gli italiani, ma solo ottemperare a degli accordi internazionali in ragione
dei quali l’Italia è diventata paese capofila per la vaccinazione del mondo. Mi
riferisco all’accordo di Washington del 26 settembre 2014 raggiunto tra il
nostro paese, l’industria farmaceutica e il Global Health Security agenda
dietro cui si profila Pig Pharma.
Ecco le forzature più rilevanti: la prima è stata
quando il governo, sui vaccini, decide di “scippare” l’iniziativa legislativa
al Parlamento e di giocarsela tutta di corsa per conto suo attraverso un
incomprensibile decreto d’urgenza obbligando il parlamento con la fiducia a
chinare la testa; la seconda è stata quando i vaccini da atti consensuali, come
consigliato dall’Organizzazione mondiale della sanità, sono diventati in modo
ingiustificato trattamenti sanitari obbligatori; la flagrante
anti-costituzionalità delle norme; infine, la quarta sul piano scientifico dove
la mistificazione è massima. Vi sono vaccini nei quali prevale il vantaggio del
singolo su quello collettivo per i quali non ha senso imporre l’obbligatorietà
e invocare l’interesse collettivo (almeno sei su dieci).
Pochi giorni fa, la ministra Beatrice Lorenzin
molto compiaciuta dei complimenti ricevuti dall’Europa sulla legge vaccini,
alludendo a Romania e Francia, ha dichiarato “anche altri paesi stanno seguendo
la rotta tracciata dal nostro Paese” fino a auspicare che “in tutta Europa
siano resi uniformi i calendari vaccinali in modo da poter rendere omogenea la
copertura dei bambini di tutta l’Unione europea” (Quotidiano Sanità, 13 settembre
2017).
Questa dichiarazione me ne ha fatto ricordare
un’altra, sempre del ministro Lorenzin, fatta in occasione di quell’accordo
internazionale che ho citato prima. Essa mi colpì non poco perché, a parte
essere difforme da quella tecnica dell’allora presidente Aifa che si limitava a
parlare di calo della copertura vaccinale e di ostilità crescente
dell’Occidente verso i vaccini, sembrava preoccupata prevalentemente proprio di
questioni geopolitiche. Così ha dichiarato:
“Sul tema della salute dobbiamo rafforzare la
cooperazione internazionale (….) Il nostro Paese si trova al centro dell’area
mediterranea e le molte crisi internazionali hanno portato a nuovi imponenti
flussi migratori. È necessario rafforzare i controlli nei confronti di malattie
endemiche riemergenti come polio, tubercolosi, meningite o morbillo. Se
vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente
dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che
vivono in Europa (…) Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne
di prevenzione contro nuove possibili epidemie”.
Questa dichiarazione avvalora i nostri sospetti e
i nostri dubbi. Le dichiarazioni del ministro Lorenzin ci fanno comprendere che
il calo della copertura vaccinale, è usato in realtà dal governo italiano, come
giustificazione per mettere in campo una politica di difesa dell’Europa e per
esportare un modello di profilassi coercitivo da rendere omogeneo in tutti i
paesi d’Europa contro i pericoli di epidemie relativi agli immigrati. La
Lorenzin quanto la Global health security agenda, vedono al momento solo
fantasmi dal momento che oggettivamente non esistono epidemie e meno che mai
epidemie causate dagli immigrati. Qualsiasi previsione comunque deve basarsi su
dei dati, su dei fatti e non essere strampalata e implausibile.
Non ha senso approvare una legge tanto irrazionale
sulla base delle angosce dell’Europa e degli interessi dell’industria
farmaceutica. Ha senso per proteggere l’Europa da rischi inesistenti, obbligare
i paesi sviluppati a profilassi discutibili come se fossero paesi
sottosviluppati e per di più minacciati da epidemie che non esistono?
La scienza è la nuova religione e potrebbe anche
andarmi bene se, come ogni religione, non facesse troppo i conti con
l'economia. La lucidità dei ragionamenti che contrappone ai comandamenti
religiosi dei venditori. Se non fosse per la rete (che tentano disperatamente
di imbavagliare) non sapremmo nulla su alcun argomento. Solo veline. Non
avremmo accesso ai dati Aifa che mostrano l'andamento in realtà normale dei
focolai; non sapremmo del rifiuto dei pediatri di segnalare le reazioni
avverse, nè che la stessa OMS le giudica sottostimate da 10 a 100 volte, non
conosceremmo la natura dell'accordo di Washington; i giganteschi baratti
finanziari sui vaccini per 15 mld $ tra Glaxosmith e Novartis; non sapremmo
della sanità greca messa in ginocchio da un unico sistema criminale gestito
dalla prima; nulla sulla falsificazione delle ricerche CDC da parte di
Thompson, nè sull'EMA pagato a cottimo dal controllato, nulla sul signor P. Rossi
(piazzato all'EMA per nostra garanzia) nè sui macroscopici conflitti di
interesse di Pecorelli e Burioni. Per la
cronaca: Burioni ha brevettato parecchi anticorpi che possono essere inseriti
nei vaccini e aiutano i nostri anticorpi a reagire alla malattia. Proprio Burioni
ha partecipato ad un concorso pubblico per una cattedra all’università di Camerino:
è stato però bocciato; addirittura su appena nove partecipanti si è piazzato al
settimo posto. Un somaro avrebbe fatto meglio.
riferimenti:
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