Chi ha ucciso materialmente Aldo Moro? Di certo
non i brigatisti Mario Moretti e Prospero Gallinari, poiché dietro di loro operava
un altro livello. Il 9 maggio 1978 Aldo Moro, che sa della trattativa "a buon fine" della Santa Sede, pensa di essere condotto
verso la liberazione. All’alba viene messo nella Renault 4. Moro viene freddato a bruciapelo dal
passeggero anteriore, mentre è seduto dietro il guidatore. La messinscena dello Stato tricolore per occultare la verità è giunta al capolinea, nonostante depistaggi e menzogne istituzionali.
I brigatisti - inspiegabilmente graziati dallo Stato tricolore in cambio del segreto perpetuo sulla morte dello statista - hanno sempre sostenuto che Moro è morto sul colpo, invece risulta "liquido salivare posizionato sul bavero sinistro della giaccia, deglutito circa mezz’ora dopo la sparatoria". Quindi Moro era vivo. L’onorevole Moro sopravvive ai primi colpi ravvicinati d’arma da fuoco. Dunque, una lenta agonia.
Il polpastrello sinistro di Moro risulta
"scheggiato" da un proiettile. Al momento del ritrovamento del cadavere, la mano
sinistra è sotto il suo bacino, che però non è attinto da colpi, presenti
invece intorno al cuore. Di conseguenza, il polpastrello è attinto quando la
mano è dinanzi a Moro sparato a bruciapelo, e che istintivamente alza proprio
la mano, quasi in un ultimo tentativo di difesa.
Le sequenze di sparo sono tre e di differente
tipologia. I reperti balistici della scena del crimine rinvenuti sono 9 bossoli
ed 11 proiettili. Mancano tre bossoli ed un proiettile, perché i colpi sparati
sono 12, secondo la perizia di Gianluca Bordin, un numero confermato anche
dalla perizia del RIS. Inoltre, la perizia del professor Alberto Bellocco,
realizzata con il nomogramma di Henssge, basato sulla temperatura corporea,
indica le 4:35 come orario esatto. Dunque, non erano le 8:30 come prende per buona
la ricostruzione giudiziaria basata sulle menzogne del memoriale
Morucci-Faranda.
I brigatisti hanno sostenuto di aver sparato a
Moro all’interno del box in via Montalcini a Roma, con la parte anteriore della
Renault 4 rivolta verso l’ingresso del garage. Hanno oltretutto indicato un
numero di colpi difforme da quelli reali.
Dettaglio fondamentale: nel 1978 fu accertata la presenza di sangue umano
sul tettuccio della Renault 4, esattamente sulla parte interna del vetro posteriore
sinistro della macchina e sul pianale del portabagagli. Il dato è riscontrabile
nella perizia medica legale sottoscritta dai professori Silvio Merli, Cesare
Gerin e Franco Marracino (pagina 41). Dentro la R4 venne identificato sangue
umano compatibile con quello di Moro.
Perché i carabinieri del RIS non hanno preso in
considerazione tutti gli aspetti che indicano con precisione la traiettoria di
entrata dei diversi colpi d’arma da fuoco?
Come mai la magistratura italiana non ha mai
interrogato Henry Kissinger che minacciò di morte Aldo Moro? E per quale
ragione non è mai stato convocato in Italia, Steve Pieczenik inviato in
missione da Washington per far assassinare l’uomo politico italiano? Infine, perché
le carte Moro, nonostante i roboanti proclami di Renzi sono ancora in gran
parte secretate?
"L'Italia è un Paese senza verità. Bisogna rifondare la verità se si vuole rifondare lo Stato. Se non riusciamo ad arrivare alla verità sul caso Moro, siamo davvero perduti": parole di Leonardo Sciascia.
Se Aldo Moro non fosse stato assassinato la storia italiana avrebbe preso un'altra piega, e l'Italia non sarebbe una colonia a stelle e strisce in cui i politicanti italidioti devono andare a accreditarsi sempre dallo zio Sam, prima di genuflettersi e prendere ordini da Washington.
Se Aldo Moro non fosse stato assassinato la storia italiana avrebbe preso un'altra piega, e l'Italia non sarebbe una colonia a stelle e strisce in cui i politicanti italidioti devono andare a accreditarsi sempre dallo zio Sam, prima di genuflettersi e prendere ordini da Washington.
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