di Gianni Lannes
Un’arma letale e insospettabile per aggredire un
paese alleato e destabilizzare la sua economia agricola. Alla prova dei fatti la
Xylella non c’è, non è mai apparsa in Europa. E latitano pure le prove scientifiche:
il saggio di patogenicità. Eppure le autorità regionali e nazionali hanno
minacciato di distruggere gli uliveti salentini, non si sa per miopia o calcolo
speculativo, invece di attuare la bonifica delle aree inquinate dagli sversamenti
ecomafiosi. Addirittura, il sedicente ecologista Nichi Vendola, in veste di
governatore uscente ha paventato uno scenario da ecatombe. Per la cronaca
documentata: Nicola Vendola da presidente della regione Puglia ha decretato aiuti
economici, elargendo soldoni pubblici, a multinazionali di Big Pharma.
Tre anni prima della scoperta ufficiale, andava già in onda in Puglia, un convegno in materia, con gli esperti nordamericani al soldo delle corporation ogm, che poi hanno dettato legge.
Tre anni prima della scoperta ufficiale, andava già in onda in Puglia, un convegno in materia, con gli esperti nordamericani al soldo delle corporation ogm, che poi hanno dettato legge.
Il sostituto procuratore di Lecce Elsa Valeria
Mignone ha dichiarato: «L’Istituto agronomico mediterraneo, dove si è svolto il
workshop del 2010 nel quale è stato portato il batterio da xylella per scopi
scientifici, gode per legge di immunità assoluta e l’autorità giudiziaria non
può andare a indagare».
Dagli ambienti accademici si è arrivati a ritenere
probabile la presenza del batterio Xylella Fastidiosa, avvalendosi del parere
di Rodrigo Almeida, un ricercatore della Berkeley University che nel 2012 è
stato premiato dalla famigerata multinazionale Syngenta, la stessa ditta internazionale
che finanzia la predetta università californiana. Peggio di un conflitto di interessi. Lo
stesso Almeida nel 2010 aveva partecipato in Puglia ad un convegno proprio sul
tema della Xylella. Dunque, un’emergenza inventata a tavolino. Ma per
favorire chi?
Non è tutto. Addirittura Alexander Purcell,
professore emerito dell’University of California, la spara sempre più grossa.
In una lettera pubblicata dal quotidiano Il Foglio tra l’altro scrive:
«Com’è possibile che più o meno da una dozzina di
anni il tacco d’Italia sia
diventato la prima area europea ad
essere stata invasa da X. fastidiosa? Ripensandoci, è più che plausibile che
una moltitudine di piante asintomatiche, ancorché infette, siano state
introdotte in Europa dal XVI secolo in poi dal centro America e dalle aree
tropicali e subtropicali del Sud e del Nord America. Ed ancora
vettori conclamati di X. fastidiosa sono presenti e largamente diffusi
in Europa… A partire dal 2000, gli Stati Uniti hanno investito annualmente
milioni di dollari per la ricerca di base ed applicata sulla X. fastidiosa e
per condurre azioni mirate sia al blocco della diffusione di nuovi insetti
vettori ritrovati in California, sia alla introduzione di nuovi ceppi del
batterio. Questo programma ha prodotto risultati interessanti ed ha consentito
lo sviluppo di nuovi promettenti metodi
di lotta ora in attesa di applicazione commerciale. Le frontiere non fermeranno
la diffusione della malattia oggi limitata a una piccola area del sud Italia. I
governi e i ricercatori dei Paesi con clima favorevole alla X. fastidiosa, nei
quali sono presenti colture ed essenze forestali suscettibili alle sue
infezioni, dovrebbero senza indugio studiare le potenzialità di diffusione del
batterio nel malaugurato caso che vi fosse introdotto. Dovrebbero anche
preparare piani d’intervento da mettere subito in opera non appena la presenza
del batterio viene segnalata nel loro
territorio. Tutto ciò adeguatamente sostenuto da assistenza finanziaria per gli
agricoltori e i servizi fitosanitari».
Singolare coincidenza: l’esperto di Berkeley era
presente anche lui al workshop in
Puglia nel 2010, proprio sulla Xylella.
Comunque, adesso, c’è chi grida al miracolo, infatti
dagli alberi debilitati sono spuntati i polloni. Nel Salento i pochi ulivi dati
per morti dalle autorità a causa di un’inesistente invasione batterica stanno
infatti risorgendo.
Per mettere la parola fine a questo imbroglio
istituzionale, e comprendere la situazione è possibile fare riferimento allo
studio scientifico del professor Rodrigo Krugner (uno studioso del governo USA) datato 2010 “Final
& Interim Research Reports” , edito dalla Cooperative Extension Specialist
& Entomologist Department of Entomology - University of California per
accertare proprio la patogenicità è la trasmissibilità attraverso gli insetti
della Xylella fastidiosa fra le piante di ulivo.
La ricerca svolta ha visto l'isolamento della Xylella fastidiosa e l'immissione del batterio in piante di ulivo sane in ambiente protetto. Il risultato è stato che non si sono riprodotti gli stessi sintomi di disseccamento rapido e bruciatura nonostante l'inoculo della Xylella nelle piante di ulivo, dunque nello studio viene affermato come la patogenicità non è conseguenza certa della Xylella fastidiosa. Altri accertamenti e ricerche sono tuttora in sviluppo in California, dove la Xylella è presente e attacca le viti e gli agrumi.
La ricerca svolta ha visto l'isolamento della Xylella fastidiosa e l'immissione del batterio in piante di ulivo sane in ambiente protetto. Il risultato è stato che non si sono riprodotti gli stessi sintomi di disseccamento rapido e bruciatura nonostante l'inoculo della Xylella nelle piante di ulivo, dunque nello studio viene affermato come la patogenicità non è conseguenza certa della Xylella fastidiosa. Altri accertamenti e ricerche sono tuttora in sviluppo in California, dove la Xylella è presente e attacca le viti e gli agrumi.
Al momento non sono stranamente disponibili per il
confronto necessario con altri istituti di ricerca in questi delicati casi di
batteriosi: le metodologie di estrazione
del DNA dai campioni vegetali; il tipo
di analisi molecolare usata e l'indicazione dei primer impiegati; i
risultati ottenuti: ovvero rapporto campioni positivi/campioni analizzati nella
zona focolaio, campioni positivi/campioni analizzati per varietà di olivo,
quali analisi molecolari e primer
sono (stati) impiegati per individuare il ceppo o se si sta procedendo al
sequenziamento completo del genoma del batterio.
Da una visita sul campo nella cosiddetta “zona
focolaio” si evince che il disseccamento non sia affatto ingente, bensì a
macchia di leopardo evidenziando alcune caratteristiche particolari: maggiore
presenza di sintomi da disseccamento negli uliveti potati in modo scriteriato
ed eccessivo nel periodo di luglio (le piante di ulivo si potano notoriamente a
febbraio); maggiore presenza di sintomi
da disseccamento nei terreni che utilizzano in modo massiccio i disseccanti (in
particolare il Roundup della Monsanto contenente glifosate) e i fungicidi (tra
l'altro vietati) rispetto agli uliveti a conduzione biologica, questi ultimi
dal canto loro mostrano lievissimi attacchi o sintomi da disseccamento rapido,
che potrebbero essere imputati anche a cause consuete e tradizionali.
Gli uliveti salentini sono
scarsamente curati, poiché storicamente questa era una zona di produzione di
olio lampante che nei secoli scorsi esportava grandi quantitativi alla volta di
Londra e il Nord Europa. Per questo motivo gli ulivi sono stati scarsamente
potati nei secoli e sono cresciuti come veri e propri giganti, le olive per la
maggior parte (ma non tutti gli ulivocultori adottano questa tecnica) tutt'oggi
vengono lasciate cadere e la raccolta si effettua da terra per spazzolamento.
Questo ha portato molti agricoltori a non lavorare più il terreno e ad
utilizzare da alcuni decenni i disseccanti e gli erbicidi per avere il «terreno
pulito» e poter spazzolare comodamente. È preferito maggiormente l'utilizzo di
disseccanti, anche con diversi trattamenti annuali, al tradizionale e meno
impattante per la biodiversità sfalcio o diserbo meccanico. Oltretutto è comune
la pratica di irrorare dei fungicidi per debellare del tutto la biodiversità ed
in particolare i lombrichi che emergono dal terreno, pressoché sterilizzato dai
disseccanti, per cercare nutrimento dalle olive cadute sul terreno. È
necessario ricordare che questa pratica è illegale e perseguita dalla legge
italiana, ma tutt'oggi molto comune negli uliveti salentini.
Questi comportamenti esclusivi degli ultimi due-tre
decenni hanno di certo portato elementi di squilibrio nella microbiologia e
nello scambio di nutrienti assimilabili dalle radici degli alberi,
compromettendo la salubrità del prodotto e delle stesse coltivazioni,
certamente più esposte ad attacchi fungini e batteriosi; è proprio questo un
elemento che emerge fortemente nella ricerca delle cause dell'origine del
«complesso di disseccamento rapido degli olivi».
A ben vedere la normativa europea in materia non
parla di «eradicazione dell'albero», ma di «eradicazione degli organismi
nocivi» o, se ciò non fosse possibile, almeno del loro contenimento. Insomma
non ci sarebbe bisogno di sradicare gli alberi, ma solo di eliminare il
batterio.
A fronte di questo particolare fenomeno ancora tutto
da indagare gli ulivi andrebbero messi in quarantena, per effettuare studi accurati da esperti indipendenti e qualificati.
Nel caso degli ulivi salentini, per giunta, non si è neanche sicuri dei fattori
che causano la malattia.
Finora questo batterio non era mai stato «avvistato»
in Europa e mai si era avuta notizia di un attacco nei confronti degli ulivi. Proprio tre anni fa, tra il 18 e
il 22 ottobre del 2010, presso lo IAMB (Istituto agronomico mediterraneo di
Bari), si tenne un workshop internazionale dal titolo «Phytosanitary Workshop
on the Quarantine Pathogen Xylella fastidiosa», in cui si affrontava
l'eventualità di dover contrastare un'epidemia di Xylella Fastidiosa con l'eradicamento
e l'uso massiccio di fitofarmaci. All'epoca non vi era motivo di organizzare un
convegno proprio sulla gestione della Xylella, se in Europa, fino a quel
momento, non era mai stata registrata; fatta presente la coincidenza gli
esperti della regione avrebbero prima negato che il workshop fosse avvenuto nel
2010 e successivamente hanno parlato di pura fatalità.
Tuttavia in questo quadro di emergenza, molti ulivi
ritenuti ormai morti nella zona cosiddetta «cimitero» (quella più colpita)
stanno gettando polloni e nuovi germogli, ciò smentisce la
soluzione dell'estirpazione di massa. Peraltro, ad una visita diretta effettuata in data
28 novembre 2013 è stata riscontrata come non fondata l'affermazione del dottor
Guario che questi nuovi germogli siano solo frutto delle piogge autunnali e si
siano già disseccati nuovamente. Al contrario i nuovi germogli appaiono come
sintomi di una rivegetazione e non danno segni di nuove
bruciature o disseccamenti dei rami.
In realtà, una grave piaga ambientale è costituita
dall'abuso di fitofarmaci, soprattutto in provincia di Lecce. Un'impennata che
non si riesce a frenare e che, anzi, dopo una battuta d'arresto nel 2009, ha riavviato
la sua ripresa. I dati elaborati dall'Arpa Puglia nella relazione sullo stato
di salute del 2011 attestano che la Puglia, con 155.555 quintali di prodotto
distribuito nel 2010, resta al quarto posto in Italia, dopo Veneto, Emilia
Romagna e Sicilia, per quantità di fitofarmaci utilizzati. Nel leccese, due
anni fa, sono stati impiegati 2.032.691 chilogrammi, il 15 per cento in più
rispetto al 2009. E questi sono numeri che fotografano solo una parte del
fenomeno. Dal conteggio sfuggono i dati relativi ad una delle pratiche più
diffuse tra le famiglie. Non è, infatti, solo una questione relativa al mondo
imprenditoriale agricolo. Nel Salento, ovunque appestato dai cartelli «zona
avvelenata», l'uso di diserbanti, fungicidi e concimi sintetici è pratica più
che ordinaria anche tra i piccoli produttori. Anche tra chi coltiva l'orto per
sé. Una stortura figlia di una mancata consapevolezza degli effetti sulla
salute e della facilità estrema dell'acquisto dei prodotti tossici, persino nei
supermercati. Rispetto agli ulivi e all'epidemia che li sta cogliendo
l'utilizzo di glifosate (con ben due trattamenti all'anno) da 30 anni può aver
concausato il «complesso del disseccamento»; inoltre gli ulivi salentini, a
differenza di quelli di altre zone pugliesi e del resto d'Italia, non vengono
praticamente potati, le olive vengono lasciate cadere e il tutto è trattato con
glifosate appunto; gli ulivi giganti potrebbero soffrire di scarsa cura e dei trattamenti
oltre che di inquinamento ambientale; nella sola zona vi è una vasta presenza
di discariche abusive che avrebbe potuto causare l'alterazione di tutto
l'ecosistema contribuendo al fenomeno dell'essiccamento degli ulivi. Se le
scarse potature sono una caratteristica, è molto importante tener conto come la
maggior parte dei disseccamenti sia apparsa su ulivi potati malamente a luglio
2013, quindi fuori stagione, in un periodo in cui le temperature in Salento
sono molto elevate e potrebbero aver danneggiato alcune parti degli ulivi.
Ma torniamo agli esperti assoldati - da chi detiene
il potere - per fare il lavoro sporco. Nell’inquietante e propiziatore convegno
del 2010 realizzato a Bari tra i nomi dei massimi esperti internazionali, in
tema di Xylella Fastidiosa, si legge il nome del professor Rodrigo Almeida
(Dept. Plant Pathology
and Entomological Sciences of the University of California, Berkeley – USA):
Difatti, unitamente al professor Purcell, pare sia
il massimo esperto di questo batterio, come si evince dal sito dedicato alla
Xylella Fastidiosa retto dai due studiosi di Berkeley:
Consultando
il curriculum vitae di Rodrigo Almeida si intravedono interessanti indizi. Il professor Rodrigo Almeida vanta il “Syngenta Award (early career award), 2012. American
Phytopathological Society”. Ma gli indizi seguono anche la carriera di Rodrigo Almeida che prima di Berkeley ha realizzato il suo
percorso di studi presso l’Universidade de São Paulo in Brasile. E qui spunta una
sconcertante coincidenza: esattamente a São Paulo vive e lavora Rodrigo Lopes
Almeida il Corporate Affairs Director
della Monsanto in Brasile, ossia l’ambasciatore di Monsanto, per dirla come
riporta il video e come si può riscontrare sul profilo professionale pubblico. Sarà
uno stranissimo caso di omonimia, qualora non ci fosse addirittura un legame
più stretto di parentela.
In ogni caso, l’Università di Berkeley ha relazioni
di carattere economico e viene finanziata da Monsanto, Novartis e Syngenta.
Rapporti, tanto di interesse e ingerenti, che se qualche ricercatore scopre
possibili relazioni di effetti nocivi o dannosi per l’ambiente e la salute
derivanti da prodotti chimici di questi
“finanziatori” forti e ne divulga la scoperta rischia di vedersi
“azzittito” col taglio di ogni risorsa economica destinata ai suoi studi.
Scavando ancora ci si imbatte nella “Rete europea di
batteriologi, costituitasi nell’ambito dell’iniziativa COST 873, ha previsto
l’organizzazione di un corso teorico pratico aperto a ricercatori afferenti ai
22 Paesi del programma COST873”.
Il sito web
del COST 873 fornisce notizie su vari potenziali agenti fitopatogeni tra cui si
trova indicata, anche, la Xylella Fastidiosa:
Il titolo che accompagna la sezione relativa alla
Xylella Fastidiosa, è decisamente inquietante: “Regulated
pathogen - bioterrorism threat”.
Inoltre, aprendo
il documento dal titolo “Biosecurity
issues of bacterial plant pathogens” si legge ancora:
“In recent years, acts of international
terrorism have raised concerns that some microorganisms could be used as
biological weapons, and the ensuing public discussion raised concerns about
their potential to be used as weapons of mass destruction”.
Inoltre:
«A definition of a biological weapon.“, “Criteria for biological weapon
damage.“, “Clandestine release.“, “Economic consequences of clandestine
release.“, “Bacterial nomenclature and biological weapons».
E tra i vari nomi di potenziali “Armi
batteriologiche” compare anche la Xylella:
«Xylella fastidiosa. X. fastidiosa is a devastating
systemic xylemlimited pathogen that causes the disease variegated chlorosis of
citrus. Infection of plants is only known to occur when vectors are present.
The pathogen can be cultured and maintained with difficulty. Spread of the pathogen
can be slowed, but not halted, by control of the insect vector and use of
standard phytosanitary methods in the production of replants (25). Of all the
bacterial species listed above, only Ca. Liberibacter spp. and X. fastidiosa,
both pathogenic to citrus, might be considered to fulfill the criteria proposed
for biological weapons. The citrus crop is the basis of juice and fruit
industries that are so large that serious damage to them might have significant
consequences for those economies in the United States and Europe where the
pathogen is not already present».
Quale secondo documento si trova un titolo a dir
poco eloquente: «Xylella fastidiosa – Invasion potential in Europe?» dove si
paventa scenari possibili di “attacchi” da Xylella.
Sul sito si trovano anche i riferimenti sul workshop tenuto in Puglia 5 anni
addietro, con tutti i contributi dei relatori: «18-22.10.2010 –
COST873/Q-Detect Phytosanitary Training Course for the Biosecurity Pathogen,
Xyl, Bari, IT».
Nel 2000 in Brasile è partito il Genoma Project sulla Xylella Fastidiosa.
E nel 2008 la Monsanto ha acquisito la società Alellyx. Monsanto non ha mai fatto mistero dei suoi metodi
truccati ed invasivi, per imporre colture da loro brevettate, e resistenti proprio alla Xylella. Monsanto
opera alacremente, anche in Puglia, propagandando e propinando i suoi
“prodotti” da brevetto e che ha tutta l’intenzione aumentare la sua presenza
inducendo e ammaliando gli agricoltori fino a convincerli ad abbandonare le
loro antiche sementi e la sana
l’agricoltura tradizionale ed abbracciare, con un’azione imbonitoria, la diabolica
“agricoltura industriale” impastata di agrobiotransgenotecnologica. Come?
mediante il “consenso”, grazie anche alla collaborazione di taluni “tecnici”
che si offrono quali intermediari “di fiducia” per meglio far accettare follie
agronomiche tipiche di un “totalitarismo” agroalimentare da inoculare in
territori riluttanti. La vita non si brevetta e non è di proprietà di qualche
gigante economico. Date un’occhiata alla marchetta di Telenorba.
riferimenti:
http://www.famigliacristiana.it/articolo/xylella-il-pm-mignone-non-posso-indagare-sul-convegno-di-bari-perche-ce-limmunita.aspx
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/06/xylella-bioterrorismo-in-puglia.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=scie+chimiche%2Bsalento
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/06/xylella-bioterrorismo-in-puglia.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=scie+chimiche%2Bsalento
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