9.7.13

PUGLIA: CLOACHE A CIELO APERTO



PUGLIA: INQUINAMENTO FOGNARIO - FOTO GIANNI LANNES (TUTTI I DIRITTI RISERVATI)



 di Gianni Lannes

Da Lesina a Taranto colate di fogna e metastasi di cemento. 830 chilometri di costa assediati da un abusivismo legalizzato; un mare incantevole sovente inquinato da scarichi non depurati; aree interne deturpate da discariche a cielo aperto. E’ l’altra immagine della Puglia con cui bisogna fare i conti. Nell’ottobre del 1994, l’Enea indicò 1212 siti da bonificare, da allora le polveriere ad orologeria sono aumentate a dismisura. A 40 anni dalla diffusa epidemia di colera che investì il Mezzogiorno, i depuratori scarseggiano e quelli attivi funzionano a singhiozzo. Li gestisce l’Acquedotto Pugliese (noto più per dar da mangiare che da bere, sic!) e un pugno di aziende private che per questa funzione a mezzo servizio intascano fior di quattrini. La popolazione servita è pari a circa il 50 per cento di quella residente. In provincia di Lecce il livello scende al 20. Nuove proroghe si avvicendano alle vecchie: le epidemie di salmonella, epatite, tifo, gastroenterite e altre patologie virali con le quali la popolazione convive da decenni, vengono sistematicamente sottovalutate o taciute dalle autorità istituzionali. Torrenti e canali gettano in mare scarichi organici mescolati a veleni chimici. Eppure non vi è quasi  il rischio di imbattersi in “divieti di balneazione”, in particolare alle foci delle cloache urbane e industriali. Indagini epidemiologiche, censimento degli scarichi e piani di risanamento acque restano un sogno nel cassetto. Governo ed enti locali minimizzano i fenomeni di evidente degrado, guardandosi bene dal colpire le cause reali dell’inquinamento.



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Non a caso qualche tempo fa piombò dal Lussemburgo Jean Jacques Schul, consigliere speciale del presidente della banca Européenne d’Investissement, l’ente che ha finanziato per 207 miliardi di lire il disinquinamento del Golfo di Manfredonia. «Ci hanno chiesto se i depuratori funzionano e se il denaro è stato speso in maniera corretta» rivela Maria Bianca Cudillo, responsabile del dipartimento micro-bio-tossicologico del Presidio multizonale di prevenzione della Capitanata. La realizzazione delle opere venne affidata all’associazione temporanea di imprese guidata da Salvatore Matarrese. A banchettare alcuni protagonisti di Mani Pulite: Astaldi, Cogefar-Impresit, Cooperativa di Produzione e Lavoro, Emit, Sica, Siba, Putignano & Figli, compreso l’ex ministro Cirino Pomicino. In provincia di Foggia l’Aqp gestisce il 40 per cento dei micidiali depuratori. «Impianti fuorilegge» aveva rivelato a suo tempo Pasquale Arace, ingegnere dell’Acquedotto pugliese. Il funzionario aveva messo nero su bianco in una serie di comunicazioni inviate ai sindaci, invitati a “dotarsi di appositi progetti cantierabili” per non incappare nelle maglie della Giustizia. I depuratori operano illegalmente e sono sanati grazie alle provvidenziali autorizzazioni in deroga rilasciate dall’Amministrazione provinciale. Suggeriva infatti Arace: «L’impianto epurativo della fognatura come è noto non è in grado di ottenere reflui allo scarico conformi alle leggi vigenti e in mancanza di tali progetti cantierabili, si rammenta che l’articolo 21 della legge 319/76, così come modificato dalla legge 172/95, stabilisce che le sanzioni per le violazioni di cui allo stesso articolo non si applicano nei confronti dei pubblici Amministratori che alla data di accertamento della violazione dispongano di progetti cantierabili finalizzati alla depurazione delle acque». Il risultato è sotto gli occhi di tutti: fogne simili a fiumi di morte sversano miscele letali in mare e nel sottosuolo, contaminando le falde idriche. 

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