fonte: MISE |
Peggio dello sfruttamento in una colonia del Sud Italia. Un furto legalizzato di idrocarburi sepolti nella Capitanata che perdura da mezzo secolo, mentre gli autoctoni pagano le bollette del gas ad aziende straniere, e ben due centrali turbogas a Candela (Edison) e San Severo (En Plus) sfruttano ed inquinano il territorio.
L’arrembaggio delle multinazionali (soprattutto l’ENI)
agli idrocarburi della provincia di Foggia, prima e dopo quello eolico, ora ha avuto un’impennata, con la scoperta - mantenuta
segreta - dell’oro nero.
Dati ufficiali alla mano (fonte MISE), ammontano addirittura a 14 le concessioni di coltivazione per l’estrazione di metano (in prevalenza autorizzazioni dell’era Vendola), che si estendono su di un’area di 1.207,91 chilometri quadrati, mentre attendono l’autorizzazione altri 7 permessi di ricerca su un territorio esteso 943,234 chilometri quadrati, tale da comprendere anche il bosco e santuario dell’Incoronata (nelle mire di un’azienda canadese), parco regionale di carta velina dall’anno 2006.
All’Ufficio nazionale minerario del MISE sono 359
i pozzi registrati, di cui 354 nella sola provincia di Foggia. Attualmente in
loco i pozzi produttivi assommano a 125, mentre altri 90 sono rubricati per “altro
uso”.
L’impatto dell’attività estrattiva su un’area a
rischio idrogeologico e sismico: qui l’ENI ha sperimentato a Tertiveri il fracking, una pericolosa tecnica di
fratturazione idraulica delle rocce con l’uso di sostanze chimiche e
radioattive, provocando terremoti nonché l’inquinamento delle falde acquifere.
Le aliquote sui diritti economici di sfruttamento
sono una miseria suddivisa tra Regione (55 per cento), Stato (30 per cento) e
Comuni (15 per cento). La regione Puglia per anni ha destinato al Salento le
royalties spettanti ai Comuni dei Monti Dauni.
Il sindaco di Biccari, Gianfilippo Mignogna (un
giovane e combattivo avvocato intervistato il 5 gennaio scorso) ha alzato la testa: «Siamo tra i territori italiani
energeticamente più produttivi, ma al tempo stesso, tra quelli economicamente
più deboli. le risorse energetiche rinnovabili e fossili debbono essere tali
anche per le comunità, per le imprese del territorio. Le compensazioni allo
sfruttamento dei giacimenti non possono limitarsi alle aliquote delle
royalties. Credo sia tempo di utilizzarle per costruire serie politiche
pubbliche per lo sviluppo dell’economia dell’intero territorio. Non possiamo
più accettare le compensazioni che hanno il sapore del contentino».
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