18.12.17

VITTORIO EMANUELE III: NEMICO DELL’ITALIA

Giacomo Matteotti

di Gianni Lannes

E’ tornato re sciaboletta, sostenitore della dittatura fascista, promulgatore delle leggi razziali, nonché propugnatore dell’orrore bellico in cui fu trascinata l’Italia. E’ un ritorno postumo, nascosto all'opinione pubblica (comunque priva di memoria storica) per compensare una fuga ignominiosa. Nel 1922 aveva benedetto la marcia su Roma, le camicie nere, la prepotenza pecoreccia e inconcludente dell’armata Brancaleone - orchestrata da Benito Mussolini che viaggiava in treno - che poteva stroncare sul nascere. Poi nel 1924 aveva accettato l’assassinio di Giacomo Matteotti e la persecuzione dei dissidenti politici, a partire da Antonio Gramsci.

Sarebbe bastato che l’esercito, i carabinieri e le forze di polizia avessero ricevuto l’ordine di intervenire nell’ottobre del 1922, evitando al belpaese una tirannia che oscillava tra il parodistico e l’atroce, culminata nell’orrore bellico.
Bisogna leggere anche questo nel recente occultamento mediatico appena andato in onda, con cui è avvenuta la traslazione della salma di questo criminale dei Savoia, dalla cattedrale di Santa Caterina in Alessandria d’Egitto all’aeroporto di Cuneo, per raggiungere il luogo della tumulazione, il santuario di Vicoforte.

«Quello dei Savoia lo considero un problema chiuso da molto tempo. Una vicenda finita. Smettiamo di parlarne. Ritengo che portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Urta con la storia di questo dopoguerra. E non si parli più neanche di questa ipotesi di mettere le loro salme nel Pantheon. Basta». Così il presidente emerito dell'Anpi Carlo Smuraglia commenta il rientro in Italia delle spoglie di Vittorio Emanuele III con un volo dell'Aeronautica militare.


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