12.4.17

TOTO’



di Gianni Lannes

L’ultima maschera della commedia dell’arte. Il genio Antonio De Curtis è morto a Roma il 15 aprile 1967, ma subito è stato resuscitato nella memoria collettiva. Mezzo secolo dall’uscita di scena e non ce ne siamo accorti, tanto è vivo il segno che ha lasciato, tanto costante è la sua presenza come quella di un amico caro e indimenticabile. Ha inventato nella sua lunghissima filmografia delle maschere indelebili di incomparabile originalità.

C’è un film che mi è rimasto particolarmente impresso, ovvero I 2 colonnelli - regia di Steno (anno 1962) in cui Totò impersona il colonnello Di Maggio, che a un certo punto risponde per le rime alla “carta bianca” di un dispotico ufficiale tedesco, che pretende di far bombardare un piccolo paese al confine tra la Grecia e l’Albania. Vidi questa pellicola per la prima volta da bambino, al cinema Razionale di Vico del Gargano nel 1975. La sala era gremita anche perché la visione cinematografica era preceduta, come si usava allora, dallo spettacolo di un mago.
 
Come Pulcinella, archetipo della risata vesuviana, anche Totò è filosofico e pragmatico, è sovversivo e familiare. Totò è il campione dei neologismi e dei giochi di parole, di umorismo ed umanesimo, al pari di Eduardo. 

Uccellacci e uccellini, nel 1966, con la regia di Pasolini, fu il suo ultimo film da protagonista. Allora, oggi “Siamo uomini o caporali?”.

Totò di un altro pianeta, un mondo a parte. Poi ci sono i grandi attori, Sordi forse il più bravo fra questi. Ma Totò era molto di più di un grande attore. Un caso unico a livello mondiale.



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