di Gianni Lannes
Gli studenti universitari della facoltà di sociologia, se non l'hanno ancora capito, al primo anno di corso apprendono che la realtà è una costruzione sociale. Parimenti chi studia Fisica, sa che le scie di condensa dalle nostre parti si formano a partire dagli ottomila metri di altitudine e sempre più in alto, inoltre con determinati parametri (temperatura, pressione, umidità, eccetera).
L’origine di
una proibizione di massa è spesso una diretta conseguenza delle condizioni
ambientali ed economiche determinate da chi detiene il potere economico,
politico e militare. Il caso più emblematico è quello della guerra
ambientale, vietata sulla carta dalla convenzione dell’Onu, detta Enmod,
entrata in vigore nel 1978, di cui le scie chimiche sono la manifestazione più
evidente, ma non l’unica. E' in atto una guerra ambientale non dichiarata e non convenzionale che sfrutta le forze della natura per provocare disastri, ma non solo. Ora, chi infrange un tabù - su cui poggiano interessi giganteschi, ma soprattutto indicibili alle masse silenti e ossequienti - viene etichettato dal potere come "folle" e non ha il diritto di parola pubblica. Non è un caso se l'eterodiretto dall'estero Matteo Renzi abbia minacciato di trattamento sanitario obbligatorio in televisione (un programma della Rai), e senza alcun contraddittorio. Insomma, il nulla che avanza nel baratro scavato per la moltitudine di cavie obbedienti. Non è altro che il vecchio e classico metodo totalitario della censura. Ma altro che leggende metropolitane. Le prove di tutto sono sotto gli occhi di tutti. Ma chi vuol vedere? Il resto del lavoro sporco lo compie il conformismo. A proposito: paghiamo sempre noi, in termini di perdita della salute e di esborso economico. Allora: la tecnocrazia ha sostituito la democrazia (apparente).
Il termine chemtrails
è stato coniato dall’US Air Force: l’espressione è stata addirittura codificata
nei manuali operativi dell’aviazione militare di Washington, già dai tempi
della guerra di aggressione al Vietnam.
Sono visibili anche su internet centinaia
di brevetti tecnici, regolarmente depositati negli USA. Ogni giorno ormai sistematicamente
dal 2002, l’Europa viene irrorata da velivoli della NATO sotto mentite spoglie,
che volano a bassa quota sui centri abitati rilasciando scie che hanno ridotto
l'orizzonte ad una coltre chimica sempre più irrespirabile.
Esistono inoltre, una miriade di prove ufficiali,
eppure chiunque osi parlare di questo fenomeno che ha ridotto il vecchio continente
in una gigantesca camera a gas, viene tacciato di complottismo dai politicanti
eterodiretti e venduti, dai mass media e da negazionisti dementi.
Evidentemente chi nega questa realtà sopravvive in
un’altra dimensione, forse parallela. Comunque, dietro le apparenze c’è una
verità taciuta che violenta il buonsenso, o la mera osservazione di chiunque. Senza scomodare Weber e Adorno, o perfino Pasolini, il problema con cui fare i conti è quello dell'omologazione culturale.
Secondo l’etimologia il complottista è colui che
analizza certi strani fenomeni, poco noti,
e non chi invece li realizza. Come nell’era profetizzata da Orwell (“la
guerra è pace”), il sistema dominante ha rovesciato il piano della logica,
grazie all’analfabetismo funzionale (di ritorno) ormai dilagante, così oggi il
complottista viene definito impropriamente chi racconta ciò che accade. Come
per gli eretici di un tempo, pensate ad esempio a Galilei, chi osa contrastare
la versione dominante viene infine etichettato negativamente come un
visionario, un mitomane, uno sconclusionato. Ma basta scavare appena un pò dietro
le apparenze, per scovare il luogo comune dominante.
La fabbrica militare del falso: il vero scoop è oggi dire la verità. La menzogna
è la protagonista assoluta delle chiacchiere pubbliche contemporanee. Il suo
ruolo è emerso prepotentemente in occasione della guerra ambientale e non
convenzionale in atto. Una volta le verità indicibili del potere erano coperte
dal segreto. Oggi il silenzio e il segreto sono armi spuntate, che qualche raro
giornalista investigativo può però svelare. Perciò la verità inconfessabile
deve essere occultata o neutralizzata in altro modo. Quindi si propinano all’opinione
pubblica versioni di comodo dei fatti, cioè mere opinioni e così si distrae
l’attenzione generale. Ma prima di tutto si inquina l’argomento, etichettandolo
come folle o “complottista”. L’immagine rinvia evidentemente alla situazione in
cui un minimo quantitativo di veleno, gettato in un pozzo, riesce ad uccidere
un’intera comunità: l’avvelenatore compie una sola azione, ma gli effetti sono
disastrosi.
Etichettando a livello sociale come “folle”
l’argomento delle scie chimiche, si emargina, si negativizza e si liquida un
fatto drammatico accertabile da chiunque alzando semplicemente lo sguardo al
cielo. Non a caso mister Renzi alla Rai (trasmissione Ballarò) ha minacciato di
trattamento sanitario obbligatorio gli iscritti del piddì che osano parlare di
scie chimiche. Uno così, oggettivamente piazzato dal Napolitano ma non votato
dal popolo sovrano, al massimo potrebbe aspirare ad amministrare un minuscolo
condominio sulla Luna. Invece, detta legge per conto straniero al gregge dei
pecoroni italidioti.
Nell’aria dell’Europa dal 2002 di certo non
spruzzano acqua di colonia, altrimenti ce l’avrebbero detto e la bontà della
cosa sarebbe stata pubblicizzata ed enfatizzata ovunque. Invece, così non è
affatto. Il lessico parla chiaro: il complottista è colui che realizza i
cosiddetti complotti, non chi li analizza. La negazione ostinata ed illogica
delle straripanti scie chimiche che hanno reso il cielo ormai plumbeo, e
conseguentemente un pericolo per la salute di ogni essere vivente, non è
un’affermazione scientifica, ma una mera opinione personale, a differenza delle
prove oculari quotidiane del tragico fenomeno. Un'evidenza accessibile anche ai
non vedenti che vantano un buon olfatto.
Il terreno su cui si combatte la guerra contro la
verità imbarazzante per i governi telecomandati dal complesso
militar-industriale, è quello del linguaggio. Si tratti di convincere
l’opinione pubblica dell’utilità di una guerra di conquista sotto mentite
spoglie, oppure di tranquillizzarla con la falsità del surriscaldamento della
terra: il potere delle parole è decisivo per la costruzione e il consolidamento
del consenso. Esistono, non a caso, luoghi comuni e parole-chiave. Esse
presuppongono che la realtà debba essere occultata. Comprendere significa
“prendere assieme”, ovvero “considerare un evento nel suo contesto”.
L’altra faccia della messa in scena è per l’appunto
ciò che viene spinto fuori scena. Fotografare significa inquadrare, e
inquadrare vuol dire escludere, selezionare a monte. Le chemtrails sono soltanto l'aspetto palese della guerra ambientale
scatenata non solo per modificare il clima, ma soprattutto per sottomettere
definitivamente e globalmente il genere umano. Quindi, un nuovo sistema di
controllo sociale con ricadute sanitarie e ambientali. A una verità gridata e
messa in scena corrisponde sempre una verità taciuta e rimossa. L’importanza di
un riflettore non dipende da ciò che illumina, ma da quello che decide di
lasciare al buio. Siamo all’estetica dell’occultamento e della rimozione.
Verità rimossa sta per verità negata. Siccome però le prove esistono. Negare la
verità significa sempre negare dei fatti, rimuoverne l’esistenza. Perché? La
verità può venire coperta in senso tutt’altro che metaforico. Come sapeva Adorno,
“appartiene al meccanismo del potere vietare la conoscenza del dolore che
produce”. La rimozione pura e semplice della verità è un atteggiamento che può
ritorcersi contro chi lo mette in atto. Ciò è evidente nel caso estremo della
censura che se scoperta ha il difetto di rivelare cose molto più importanti e
significative di quante ne avrebbe rivelato la notizia censurata. Anziché
censurare una notizia, si può ottenere lo stesso effetto limitandosi a
distorcerla. Per questa strada si può giungere agevolmente sino a capovolgere
completamente la verità dei fatti. Questa tecnica è il metodo della sineddoche
indebita. Si tratta di una figura retorica antica usata dai mass media in
Italia, ma non solo. E consiste nel trascegliere all’interno di una fenomeno
complesso (modificazioni artificiali del clima) un elemento irrilevante e
comunque non caratterizzante e utilizzarlo quale elemento qualificante per
descrivere e definire tutto quel fenomeno.
Non è necessario che la verità non esista. Basta
cambiarle i connotati. In questo caso lo strumento più diffuso è l’eufemismo,
espressione di una delle malattie politico-morali più diffuse attualmente:
l’ipocrisia. Prendiamo le scie di condensa (contrails). Gran parte degli
eufemismi comporta una semplice riformulazione tranquillizzante e rassicurante
attraverso il quale il fenomeno viene addomesticato e reso apparentemente
innocuo, ossia non più in grado di suscitare reazioni ostili, ossia
indignazione e protesta. E’ fin troppo evidente, allora, l’importanza che
assume il dominio del linguaggio. Il nuovo approccio nordamericano al controllo
sociale non consiste tanto nel controllo di ciò che pensiamo, bensì nel
controllo di ciò a cui pensiamo. La verità messa in scena ha il suo doppio
necessario nella verità rimossa. In alcuni casi essa non è necessaria. La
verità può essere semplicemente ignorata: quando l’informazione mediatica si
riduce a intrattenimento, chiacchiericcio, quando l’agenda politica getta sul
proscenio il pupazzo multiuso della guerra al terrorismo ricacciando indietro i
cruciali problemi ambientali e sociali. Con questa mossa la gente pensa ad
altro. Le persone hanno smesso di guardare il cielo e avanzano a testa china.
Il campionario delle bugie e dei silenzi che
circondano la guerra ambientale è impressionante. Non abbiamo a che fare con
una singola menzogna o serie di menzogne. Siamo dinanzi a una strategia
complessa, a un’autentica politica istituzionale della menzogna di Stati,
multinazionali, univeristà e centri di ricerca cooptati (leggasi comprati) con
fiumi strariopanti di finanziamenti: basti pensare al workshop NATO sui
terremoti. Su ognuno di questi aspetti esistono alla portata di tutti, cioè di
chi vuol vedere e capire, ormai prove e testimonianze addirittura
sovrabbondanti.
L’avvelenamento del pozzo è un strategia retorica
attualmente in uso contro chi svela fatti destabilizzanti come il genocidio in
atto per stravolgere il clima: si delegittima in anticipo qualunque cosa un
avversario possa dire, insinua od il sospetto circa la sua cattiva fede, o
scarsa correttezza, o scarsa credibilità; l’eventuale verità proposta in
seguito dalla persona scomoda sarà pubblicamente ignorata, considerata priva di
rilevanza, o decisamente accolta come falsità. In tal modo qualsiasi verità
risulta fin da principio contaminata da uno sfondo di preliminare sospetto. I
negazionisti non argomentano, ma urlano, inveiscono, intimidiscono, usano la
violenza verbale sulla base i un’irrazionalità di fondo. L’analisi
dell’argomentazione è legata alla logica (teoria del ragionamento), alla
retorica (teoria della persuasione), alla filosofia (teoria della verità).
Chi e come ha messo in scena le menzogne che
circondano l’aerosolchemioterapia bellica contro i popoli dell’Europa? In
apparenza lo schema è lineare: il regista è rappresentato dagli interessi delle
corporation belliche USA, l’attore principale è la politica ammaestrata, lo
strumento l’informazione. In realtà regista e attore sono una cosa sola, come
dimostra il fatto che gran parte dei membri più importanti dei governi a stelle
e strisce ha svolto ruoli di comando nelle industrie militari.
La cosiddetta informazione è attualmente
l’amplificatore dell’ideologia dominante. Essa si basa sui luoghi comuni e sui
cliché dominanti, sulle metafore influenti. Questo insieme di luoghi comuni, di
cliché e frasi fatte, di pregiudizi e metafore rappresentano le griglie
concettuali entro cui si collocano le singole informazioni di cui ogni
individuo viene in possesso. Sono queste cornici che strutturano l’esperienza
umana. E sovente, quando i fatti non si adattano a questi schemi, sono questi
ultimi a prevalere e i fatti vengono ignorati. Schemi falsi di lettura della
realtà hanno conseguenze durature dell’affermare cose non vere su un singolo
avvenimento. Un punto di vista sbagliato non si cambia con la stessa facilità
con cui si individua la falsità di un singolo fatto; inoltre, un punto di vista
errato fa intravedere una serie di fatti e di eventi in modo distorto.
L’etichettatura di complottismo è una paccottiglia
di infima categoria inventata a proposito per imbrigliare la percezione critica
della realtà degradando moralmente ed intellettualmente chi osa esprimerla. Se
consentiamo ad entità telecomandate dall’alto come il Cicap o Wikipedia, oppure
a tuttologi ed esperti venduti al miglior offerente, di dirci cosa è vero e
cosa no, allora l’intelligenza di ogni
essere umano non ha senso di esistere.
I fatti e non le mere opinioni, non sono mai tuttala
verità, al di là di essi c’è un altro livello di realtà. La nostra conoscenza
del mondo è ancora molto limitata.
E’ imbarazzante per gli scientisti tuttologi, in
realtà nulla saccenti alla ribalta dei mass media, non sapere un bel niente e
tacciare il prossimo con l'etichetta di complottismo. La conoscenza non ha
colore, non ha religione, non ha passaporto, e non conosce frontiere perché è
un ideale universale che corrobora il senso della vita.
Uno dei falsi miti del tempo corrente è lo scientismo,
ovvero l’illusione che di poter conoscere la realtà nelle sue varie servendosi
esclusivamente della scienza moderna, nonché di risolvere ogni problema umano
grazie ad essa e alle sue applicazioni tecniche. Lo scientismo si basa su due
postulati: che la sola realtà quella misurabile e quantificabile, e che il progresso
della conoscenza scientifica e della tecnologia liberi l’umanità dalle tenebre. In fondo, la storia della scienza è tutta una sequela di verità che si dimostrano poi errori, alla luce di nuovi fatti, di nuove verità e di nuove scoperte.
L’universo che noi vediamo, a occhio nudo, o con gli
strumenti di cui disponiamo, è solo il 5 per cento del totale; il resto è fatto
di forme di materia ed energia sconosciute. Di tale preponderante frazione, il
25 per cento è appunto materia che non interagisce con i nostri strumenti, e
quindi ne deduciamo l’esistenza, ad esempio, dagli effetti gravitazionali
esercitati sul moto delle galassie. Non essendo costituita da nessuna delle 17
particelle elementari osservate finora, è stata definita dagli scienziati materia
oscura.
riferimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=complottismo
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2012/02/poteri-illimitati-ai-militari.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=dittatura+europea
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=scie+chimiche
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=chemtrails
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=enmod
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=clima
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=eastlund
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=teller
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/11/armi-usa-nello-spazio-per-dominare-il.html
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=teller
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2015/11/armi-usa-nello-spazio-per-dominare-il.html
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL
DOMINIO, Modena, 2012.
Gianni Lannes, TERRA MUTA, Pellegrini Editore, Cosenza, 2013.
Gianni Lannes, TERRA MUTA, Pellegrini Editore, Cosenza, 2013.
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