23.3.15

GARIGLIANO: ECATOMBE NUCLEARE





di Gianni Lannes


Campania, Lazio e Mar Tirreno contaminati da decenni. E lo Stato tricolore, ossia i governi fanno finta di niente, mentre le persone si ammalano e muoiono in un amen. I dati ufficiali del Cnen poi Enea, ma non solo, dal 1969 riportano un inquinamento radioattivo della terraferma, ma anche di ben 1700 chilometri quadrati del Mar Tirreno, fino all’Isola di Ischia. Il tasso di mortalità per insorgenze tumorali degli abitanti della Campania settentrionale, in particolare di Sessa Aurunca e dei dintorni è ormai alle stelle, dopo gli incidenti nucleari e le esondazioni del fiume. Controllori e controllati si confondono e tranquillizzano, mentre le autorità sanitarie nazionali e regionali negano il pericolo in atto. E come sempre il govewrno Renzi non risponde agli atti parlamentari, come nel caso dell'interrogazione a risposta scritta 4/01483 del 15 gennaio 2014.

Più recentemente è stato aperto presso il tribunale di Santa Maria Capua Venere il procedimento penale, come riportato dal sostituto procuratore della Repubblica Giuliana Giuliano, in occasione della sua audizione (14 gennaio 2015) presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. A seguito di un sopralluogo della Guardia di Finanza presso gli impianti della centrale in fase di cosiddetta “dismissione” da parte della Sogin, sono state riscontrate numerose violazioni al decreto-legge 230 del 1995; in particolar modo, il registro di carico e scarico liquidi e aeriformi risultava essere stato compilato a matita, destando significative preoccupazioni in merito alle modalità di gestione delle attività all'interno della centrale; non risultavano essere stati effettuati controlli negli ultimi 7 anni da parte dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della regione Campania (ARPAC), che avrebbe dovuto invece eseguirli con cadenza semestrale. 

Sono stati, inoltre, rintracciati valori anomali all'interno di una trincea, un'area, ossia, ove negli anni sono stati interrati rifiuti a bassa radioattività senza alcuna protezione, quali tute da lavoro degli operai che lavoravano all'interno della centrale, una pratica allora consentita dalla normativa; il rischio maggiore è quello relativo alle possibili oscillazioni future delle falda; ulteriore preoccupazione emergeva dai controlli nella vasca di accumulo, ove confluiscono gli scarichi della centrale e che, attraverso un collettore, si riversano nel fiume Garigliano; i valori di cobalto 60 e cesio 137 risultavano infatti più elevati della norma, soprattutto se si considera, come riportato dal sostituto procuratore Giuliana Giuliano, che tali sostanze hanno tempi di dimezzamento relativamente rapidi.
La procura di Santa Maria Capua Venere ha successivamente nominato alcuni consulenti per valutare i livelli di radioattività e la loro possibile connessione con insorgenze tumorali; in particolare, ai consulenti è stato chiesto di effettuare prelievi di matrice ambientale all'interno e all'esterno della centrale, prelievi sulle matrici alimentari, e di verificare i valori della vasche di accumulo, nonché di effettuare campioni di rifiuti radioattivi all'interno delle installazioni e nella suddetta trincea, posta sotto sequestro; i risultati delle consulenze risultano, tuttavia, secretati, a causa del procedimento penale in corso che coinvolge anche esponenti della Sogin, un elemento che desta significative preoccupazioni.

La centrale elettronucleare del Garigliano, imposta dal governo degli Stati Uniti d’America e dalla banca mondiale,  situata nel comune di Sessa Aurunca, provincia di Caserta, in estrema prossimità del fiume Garigliano, entrò in esercizio nel giugno 1964 e venne disattivata nel 1978 per l'esecuzione di interventi di adeguamento, a causa di un guasto ad un generatore dovuto all'esondazione del suddetto fiume; la centrale venne definitivamente chiusa con delibera CIPE del 4 marzo 1982 per gli alti costi derivanti dalle operazioni di adeguamento; la proprietà della centrale, assunta nel 1964 da ENEL, è passata dal 1999 a Sogin spa, con l'obiettivo di realizzarne il decommissioning (dismissione e bonifica del sito).

Nel dicembre 2001 è stata presentata presso l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale un'istanza di autorizzazione per le operazioni di disattivazione, ex articolo 55 del decreto legge numero 230 del 1995; conclusa l'istruttoria, l'Ispra ha emesso il proprio parere tecnico nel 2006 e, su istanza del Ministero dello sviluppo economico, ha richiesto alla Sogin l'aggiornamento del piano di disattivazione, soprattutto per ciò che concerneva la strategia di deposito in sito dei rifiuti radioattivi; soltanto il 28 settembre 2012, a distanza di 6 anni dalla richiesta di aggiornamento alla Sogin da parte di Ispra, il Ministero dello sviluppo economico ha emanato il decreto di autorizzazione delle operazioni di decommissioning-disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito, dopo la ricezione del parere aggiornato dell'Ispra e l'approvazione del decreto di compatibilità ambientale (VIA) del 2010.

Durante l'ultima riunione del tavolo della trasparenza, il principale strumento di informazione e partecipazione tra il livello centrale e locale nel corso della procedura di decommissioning della centrale, è stato chiesto all'assessore della regione Campania all'ambiente di informarsi presso la procura in merito allo stato delle indagini; a seguito di un incontro con il procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Raffaella Capasso, avvenuto nel dicembre 2014, dall'assessore sono giunte tuttavia soltanto alcune, generiche, rassicurazioni.

A partire dagli anni Ottanta si sono verificati numerosi fenomeni di esondazione del fiume Garigliano, che hanno in alcuni casi invaso il perimetro della suddetta centrale; l'ultima esondazione ha avuto luogo nel marzo del 2011. I dati emersi dalle prime rilevazioni sui livelli di radioattività, effettuate nel corso del procedimento penale, appaiono in contrasto con le rassicurazioni provenienti dall'Ispra.

L’accesso alle informazioni ambientali è un diritto riconosciuto a livello internazionale dalla Convenzione di Aarhus sul diritto di accesso alle informazioni, la partecipazione ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale del 1998, ratificata in Italia con la legge n. 108 del 16 marzo 2001, e dal diritto comunitario attraverso la Direttiva 2003/4/CE; il percorso di decommissioning degli impianti, iniziato nel 2000, si prospetta ancora lungo: la Sogin, dopo una prima, ottimistica, previsione circa una possibile fine dei lavori nel 2016, valuta invece oggi che le attività dovrebbero terminare tra il 2024 e il 2028 e, solo successivamente, i rifiuti radioattivi condizionati e stoccati nei depositi temporanei del sito potranno essere trasferiti al futuro deposito nazionale.


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