Perché attualmente tanti individui non riescono a vedere la realtà? La risposta a questo quesito può arrivare dalla psicologia del comportamento umano. Lo psicologo britannico Patrick Fagan, studioso di psicologia dei consumi, evidenzia dieci motivi secondo i quali alcune persone non riescono a vedere nemmeno la realtà che gli si pone sotto gli occhi.
Eccoli in dettaglio:
1) Cecità
volontaria (effetto struzzo)
Secondo questo effetto la mente
tende a non riconoscere quello che potrebbe causare dolore e
sconforto a livello psicologico. Per questo motivo essa tenderà ad
ignorare ogni possibile fonte di tale dolore, ad esempio negando
l’evidenza, asserendo che non è importante.
2) Regressione
e paura della libertà
La libertà si presenta come un rischio e
comporta l’assunzione di responsabilità. In molti invece
desiderano ritornare alla comodità sottomessa dell’infanzia, dove
l’adulto si prende cura del bambino e lo solleva dalle
responsabilità. Accade quindi che molte persone si aspettano che lo
Stato si prenda cura di loro.
3) Giustificazione del
sistema
In molti pensano che sia praticamente impossibile che il
sistema in cui sono cresciuti e da cui hanno tratto benefici possa
causare danno. Si tende ad assumere che questo ponga sempre il nostro
bene come assoluta priorità.
4) Gestione del terrore
L’idea
della morte, o che la costruzione psicologica della propria realtà
possa estinguersi, porta molte persone a chiudersi mentalmente e a
diventare intolleranti verso le idee degli altri.
5) Conformismo
Si
tende ad assumere che quello che fa la massa comportandosi in un dato
modo, sia la cosa giusta da fare. “Se lo fanno gli altri, allora
deve essere normale farlo”. Questa argomentazione risponde al
terrore di essere ostracizzati, emarginati dal gruppo
sociale.
6) Dissonanza cognitiva
Quando qualcosa non si
allinea alle aspettative che un individuo ha del mondo e della realtà
che lo circonda, questo causa tensione psicologica e si tende a
minimizzare attraverso un meccanismo di difesa che porta al rifiuto
ed alla negazione anche della realtà più evidente.
7) Pregiudizi
di gruppo
In quanto animali sociali, molti tendono a rifiutare
informazioni se queste entrano in conflitto con l’identità del
gruppo sociale a cui si appartiene. “Se lo dicono gli altri, deve
essere sicuramente sbagliato”. Questa posizione non può che
polarizzare ancora i gruppi sociali.
8) Parsimonia
cognitiva
In molti non hanno il tempo, l’energia e la volontà
di processare nuove e più complesse informazioni che provengono
dalla realtà circostante. Si preferisce quindi mantenere il proprio
modo di pensare abitudinario.
9) Impotenza acquisita
In
molti si autoconvincono (o sentono di essere) completamente impotenti
rispetto alla propria condizione e per questo rinunciano ad ogni
tentativo di modificare lo stato delle cose. Si diventa semplicemente
passivi ed arrendevoli.
10) Autorità
Si tende a pensare
implicitamente che chi occupa posizioni di comando o chi ha delle
credenziali di autorità debba sapere necessariamente cosa fa, ovvero
non possa sbagliare o cadere in errore. Ne consegue che l’individuo
tenderà a seguire acriticamente le istruzioni e le regole imposte
dall’autorità.
11) Il velo di Maya
I motivi sopra
elencati sono dei blocchi psicologici, ovvero dei “veli
di Maya”, come li avrebbe definiti il filosofo Arthur
Schopenhauer. Essi impediscono di guardare oltre, di cogliere la
realtà nella sua intima essenza, di svelare i meccanismi (a volte
perversi) che muovono e controllano la società. I blocchi
psicologici sono sapientemente innescati dal sistema di potere, con il fine di
dividere la popolazione per meglio manipolarla e depotenziarla delle
energie vitali.
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