di Gianni Lannes
Il popolo tricolore non sa. Quasi alla fine degli anni '60 lo Stato
italiano (i soliti governicchi democristiani appoggiati dal movimento sociale italiano), con il beneplacito della finta opposizione parlamentare della sinistra (in primis pci), ha realizzato in Lucania il primo cimitero nucleare, scavando delle fosse nella nuda terra, distruggendo al contempo i siroi di una mirabile area archeologica sopra un'altura vicino al mare. Queste buche non avevano impermeabilizzazione, ma sono state comunque imbottite di rifiuti radioattivi di terza categoria, ossia ad alta attività (i più pericolosi).
Bentornati sull’altura della Trisaia ad un soffio
dallo Jonio e dal fiume Sinni. Ecco un’altra prova ufficiale dello Stato
italiano. In questo centro dell’Enea (ex CNEN, ex Eni, ex USA) dove veniva
lavorato il combustibile nucleare per la centrale di Latina, e dove venivano
eseguite sperimentazioni segrete, nonché prodotto il plutonio bellico, le
scorie radioattive più pericolose sono state seppellite sottoterra a contatto
con la falde acquifere, mentre lo scarico nucleare liquido e gassoso è stato
disseminato per decenni nell’ambiente circostante. Oltretutto, in loco, si
verificarono alcuni incidenti di grave entità, oggetto di un procediemto giudiziario concluso definitivamente con la condanna penale di un dirigente dell'Enea. Quali sono le conseguenze sanitarie sull'ignara popolazione lucana, pugliese e calabrese?
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