Apricena: il biglietto da visita - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
Apricena: cave dismesse e colline di inerti - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
C’era una volta l’uomo più antico del Mediterraneo, che viveva 1 milione e 700 mila anni fa nel nord della Puglia. Ad apricena nel 2006 sono stati ritrovati - nella cava di Pirro nord - gli utensili in selce lavorata dell’homo erectus, nonché fossili di 50 specie animali diverse, tra cui tigri, babbuini, istrici giganti, ghepardi, mammut e cavalli. L’area, però invece di essere salvaguardata dalle istituzioni - governo italiano, regione e comune - è preda delle ecomafie, che in loco hanno occultato scorie radioattive e rifiuti pericolosi. Oggi, a conti fatti, i nostri antenati sono stati seppelliti dai rifiuti industriali della modernità.
Armi ed utensili in selce testimoniano inequivocabilmente
la presenza dell’uomo e del suo habitat. Gli arenesi ben lavorati, scheggiati
con tecnica particolare per produrre strumenti di caccia e difesa rappresentano
di fatto le prime lavorazioni di una tradizione basata sulla pietra.
Nelle fessure carsiche del territorio dove si sono
incastonati fossili di animali del Pleistocene Inferiore, l’uomo
ipertecnologico oggi, grazie alla tacita connivenza istituzionale, occulta i
suoi scarti pericolosi nell’indifferenza generale. In tal modo le pagine di questo tesoro primordiale dell’umanità, invece di essere valorizzate e portate a conoscenza
della collettività, rischiano di essere occultate per sempre (come le trentamila orme di dinosauri scoperte ad Altamura: attualmente il sito protetto sulla carta, versa in stato di abbandono e degrado), anche a causa dello sfruttamento marmifero indiscriminato.
bisogna mobilitarsi
RispondiEliminaIncredibile
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