1.6.13

COME TI DISTRUGGO IL GARGANO

Mattinata (Gargano), anno 2008: speculazione edilizia di  Eliseo Zanasi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)




di Gianni Lannes


Correva l'anno 2007 (settembre), quando il mensile Narcomafie diretto da don Luigi Ciotti, pubblicava la mia inchiesta giornalistica Via libera agli ecomostri, dedicando la copertina dal titolo Far West Garganico.






















Ne parlai subito al capo della Procura della Repubblica di Foggia, tale Vincenzo Russo (trasferito qualche mese fa a Lodi dopo 7 anni di servizio), fornendogli una copia del giornale ed i riscontri probanti, ma il giudice accolse la notizia con noncuranza, quasi con fastidio. A quel punto informai un altro magistrato, poi trasferito in lontani lidi. Ma niente. Strano, perché la speculazione poteva essere arrestata sul nascere, talmente era evidente e visibile dalla strada litoranea del paese, dalla provinciale che scende da Monte Sant'Angelo e dalla strada statale 89, nonché dal mare ed ovviamente dal cielo. Eppure, nonostante l'andirivieni di pattuglie dei carabinieri (compresa la stazione locale della Benemerita) volanti della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, nonché uomini e mezzi in loco del Corpo Forestale transitassero ogni benedetto giorno in quella contrada litoranea, a ridosso dell'area archeologica. I rappresentanti della legge non hanno incredibilmente visto nulla per più di un lustro. Incredibile, vero? Un'epidemia di miopia dilagante?

L'amministrazione comunale? Cieca, sorda e muta, come sempre nell'ultimo mezzo secolo, almeno da quando il famoso archeologo Silvio Ferri, scopritore delle stele daunie, riuscì a salvare dalla speculazione, l'area archeologica di Monte Saraceno (oggi ampiamente degradata da vandali e tombaroli, grazie alla disattenzione delle famigerate autorità). L'ufficio tecnico: un'associazione a delinquere di stampo mafioso?


Addirittura il vice prefetto Michele Di Bari, indignato, minacciò sfracelli perché non si riteneva coinvolto, insieme alla sua consorte, eppure era sorta una società ad hoc (Il Principe S.r.l.) ed inviò a Ciotti una lettera di smentita della realtà fattuale. Inverosimile.

E così l'eroico antimafioso professionista don Ciotti, dopo interventi e pressioni delle alte sfere, non ne volle più sapere di pubblicare altre inchieste già programmate in Sicilia e Sardegna, ed inoltre di dare alle stampe nel 2007 - con la sua casa editrice edizione del Gruppo Abele - un libro di inchiesta sull'omicidio del funzionario dello Stato Francesco Marcone

Per tutta l'estate di 6 anni fa, lavorai al caso di questo integerrimo uomo, assassinato il 31 marzo 1995. Telefonai più volte anche al suo dirigente, tale Stefano Caruso che prima accettò di farsi intervistare nel 2006, ma poi all'ultimo momento declinò con una scusa la richiesta. Trascorsi alcune settimane in tribunale con l'autorizzazione del magistrato, a studiare le carte della strana indagine. Andai in giro a ficcanasare, a fare domande imbarazzanti a professionisti foggiani e non.

La mia pista investigativa mi portò in Sicilia (Sicilsud, Foar, e ad un noto prestanome di Bernardo Provenzano, tale Michele Aiello e ad un noto albergo nei dintorni di Palermo). La sua famiglia è stata premiata con una medaglia d'oro conferita dal presidente della Repubblica ed un'archiviazione della magistratura locale. A casa di Daniela Marcone, giunse in quel periodo una lettera anonima con minacce di morte a me espressamente indirizzate. Ma per fortuna vivevo a Roma.

Ci sono tornato a Mattinata nel 2011 per un soppralluogo fotografico, caracollando dalla collina, accompagnato dai miei due angeli custodi di scorta, e prontamente in serata arrivò la lavatina di testa agli stessi poliziotti dai vertici della Questura foggiana. 

Chiesi lumi al sovrintendente a Bari sulla speculazione in atto, ma niente, medesima solfa la regione Puglia dell'ecologista Nichi Vendola. Tutti ciechi e sordi.

Soltanto 5 anni più tardi, nell'autunno del 2012, finalmente l'Autorità Giudiziaria con straordinario tempismo si decideva a sequestrare la mastodontica lotizzazione cementizia, ormai ultimata e pronta all'inaugurazione.

Allora, chi è il responsabile di tanto scempio, finanziato addirittura con il denaro pubblico del contratto d'area di Manfredonia, osannato dai giornalucoli locali e dai pennivendoli a buon mercato? Di chi è l'affare della ditta Il Porto S.r.l.? Le carte ufficiali citano il nome del prenditore Eliseo Zanasi, braccio destro in Capitanata di Emma Marcegaglia (alla voce inceneritori illegali di rifiuti concessi abusivamente dal presidente Vendola).

Allora bentornati nella Montagna del Sole, dove tutto il territorio è "cosa nostra".

Ecco un altro esempio di come si distrugge il Sud, mentre le autorità a tutti i livelli - incluso l'ente parco nazionale (vero Pecorella?) - lasciano fare e gli ambientalisti tacciono: Legambiente, Wwf eccetera eccetera, indaffarati nelle loro festicciole annuali. 

Buona lettura e visione!

Mattinata: lottizzazione Zanasi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Mattinata - foto Gianni Lannes (tutti io diritti riservati)



Mattinata: lottizzazione Zanasi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


Mattinata: lottizzazione Zanasi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



 Mattinata: lottizzazione Zanasi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Zanasi & Marcegaglia



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