18.7.22

BASILICATA AVVELENATA!

 

Pertusillo




di Gianni Lannes

Amara Lucania trasformata in una colonia ferita a morte: oro nero al posto del vitale oro blu e impunita' infinita per gli inquinatori. Non solo scarti radioattivi di idrocarburi nelle acque destinate al consumo, ma anche il micidiale DDT. Uno studio scientifico pubblicato nel giugno 2021, attesta il livello di inquinamento occultato e insabbiato dalle autorita' italiane. 

Pertusillo

 

La Basilicata è uno dei principali bacini idrici europei, con la produzione di 650 miliardi di litri all'anno di acqua dolce, più una capacità di stoccaggio di 1 miliardo di metri cubi di acqua dolce.

Nel solo territorio dell'Agri, che produce 3.000 litri di acqua al secondo, 90 miliardi di litri all'anno, con l'invaso del Pertusillo a 2 chilometri in linea d'aria con capacità di 156 milioni di litri, insistono ben 550 chilometri di oleodotti, un centinaio di pozzi estrattivi, dei quali una trentina in attività, compreso 2 pozzi di reiniezione, più i 18 ettari del Cova di Viggiano che si intersecano pericolosamente con più di 700 chilometri di acquedotti naturali.

Nel 1998-1999 i gruppi industriali Eni SpA e Shell hanno ottenuto le concessioni per estrarre petrolio e gas nei territori dei comuni della val d'Agri in Basilicata. Le due multinazionali concessionarie non avrebbero finora attuato il "sistema di monitoraggio ambientale dal 31 dicembre 1999 per la durata di 15 anni e dal costo annuo di tre milioni di euro circa" e non avrebbero neppure concordato "con il Ministero dell'Ambiente e Regione Basilicata un protocollo tecnico per la gestione delle situazioni di emergenza", come previsto dalle intese firmate.

La diga del Pertusillo è un invaso che contiene circa 156 milioni di metri cubi di acqua immessa dall'imbrifero del fiume Agri: esso produce 3 mila litri al secondo di acqua sorgiva, circa 90 miliardi di litri di acqua all'anno, grazie a 650 importanti sorgenti. In tutta la Basilicata sgorgano in media all'anno 640 miliardi di litri di acqua sorgiva con una capacità di stoccaggio di 1 miliardo di litri all'anno.

A 2 chilometri in linea d'aria dalla diga del Pertusillo alberga l'impianto di desolforizzazione dell'Eni, Centro Oli Viggiano, il cui acronimo è Cova, dell'estensione di 18 ettari e che tratta 104 mila barili al giorno di greggio, la cui attività è classificata a rischio di incidente rilevante ai sensi del decreto legislativo 17 agosto 1999 n. 334. La diga del Pertusillo fornisce acqua da bere per un milione di persone attraverso il potabilizzatore di Missanello.

L'Acquedotto pugliese, Aqp, è l'unico ente accreditato a certificare la qualità dell'acqua di invaso che esiste in Basilicata con documenti che rende pubblici chiamandoli «Rapporti di prova».

Come si legge nei «rapporti di prova» redatti dall'Aqp, di novembre 2012, di luglio 2014, di aprile 2017 (n. 8595) e di maggio 2017 (n. 16205), sulla qualità dell'acqua potabile all'uscita del potabilizzatore di Missanello, in sostanza, da ben 7 anni (gli stessi emersi al processo in atto a Potenza per il versamento di greggio, dal Cova di Viggiano, nel reticolo idrico della Val d'Agri), l'acquedotto stesso certifica la presenza di alcuni contaminanti per i quali la legge italiana non prevede limiti di presenza: Litio <0,1 microngrammi/litro; Bromuro, <0,1 microgrammi/l, Bario, 35 microgrammi/l, Berillio. La medesima situazione persiste ancora nel 2019, come registrato nell'ultimo «rapporto di prova» pubblicato dall'Acquedotto pugliese sul suo sito, (rapporto n. 21541).

Nella delibera della giunta regionale della Basilicata, numero 322 del 15 aprile 2017 si legge:

«... l'eventuale contaminazione del fiume Agri potrebbe determinare l'inquinamento dell'invaso del Pertusillo... tale lago artificiale risponde ad un uso plurimo delle risorse idriche, quali lo sfruttamento dell'energia idroelettrica, l'irrigazione di oltre 35 mila ettari di terreni tra Basilicata e Puglia e la produzione di acqua potabile».

Nel gennaio 2010 il tenente della Polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, si adoperò per effettuare alcune analisi indipendenti sulle acque del Pertusillo. Nonostante, infatti, le analisi effettuate dall'Arpa Basilicata non segnalassero alcuna particolare situazione di criticità, il tenente ed alcune associazioni del luogo avevano notato significativi cambiamenti nello stato delle acque: decisero così di effettuare alcuni prelievi e di sottoporli ad analisi chimiche presso un centro specializzato. I risultati delle analisi fotografarono una situazione di particolare gravità, riscontrando alti livelli di inquinamento, sia di natura microbiologica, sia per l'elevata concentrazione di metalli pesanti.

Il segretario regionale del Partito Radicale della Basilicata, Maurizio Bolognetti, pubblicò quanto emerso dalle analisi, al fine di rendere noti alla cittadinanza i rischi per la salute e l'ambiente derivanti dalla contaminazione delle acque del Pertusillo. Allo stesso modo, il tenente della Polizia provinciale informò la magistratura circa lo stato di inquinamento dell'invaso.

All'epoca l'assessore regionale per l'ambiente della Basilicata scelse tuttavia di reagire con forza unicamente verso i responsabili della pubblicazione dei dati, denunciando alla Procura della Repubblica il tenente Di Bello e Bolognetti per procurato allarme.

Nonostante i riscontri delle analisi effettuate sul Pertusillo abbiano dimostrato uno stato di contaminazione, le cui responsabilità sono ancora da verificare, l'unico soggetto ritenuto sinora responsabile è stato il tenente Di Bello, attivatosi molti anni fa per garantire un diritto riconosciuto a livello nazionale, europeo e internazionale. Infatti, come il diritto all'informazione ambientale sia tutelato dalla Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l'accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998 e ratificata dal nostro Paese con la legge 16 marzo 2001, n. 108, nonché recepita nel diritto comunitario attraverso le direttive 2003/4/CE e 2003/35/ CE. Giuseppe Di Bello, tenente della Polizia provinciale di Potenza, per aver segnalato una massiccia presenza di idrocarburi nelle acque del lago del Pertusillo, a due passi dal centro Oli Eni a Viggiano, è stato sospeso dal servizio, dalla paga e dai pubblici uffici per due mesi, sottoposto a un processo e spostato a guardare le statue in un museo. Il 6 dicembre 2018 si concludeva definitivamente presso la Corte di appello di Napoli la vicenda giudiziaria del tenente Giuseppe Di Bello, in forza al Corpo di Polizia provinciale di Potenza, con l'annullamento della condanna in primo grado a 2 mesi e 20 giorni. La questione è stata già sollevata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da un'interrogazione a risposta scritta del 17 maggio 2017, 4-07538, del senatore Giovanni Barozzino ed altri.

Albina Colella, geologa dell'università degli studi della Basilicata ha dichiarato di avere trovato 6.458 microgrammi al litro di idrocarburi nei tre punti in cui ha campionato il lago di Pertusillo, che porta acqua potabile nei rubinetti di Puglia e Basilicata. Secondo Colella, su 11 campioni di sedimenti, ben 7 avevano presenza di idrocarburi superiori al limite di riferimento. Anche la dirigente del laboratorio strumentale Arpab, Katarzyna Pilat, ha confermato di aver trovato maggiore concentrazione di idrocarburi pesanti (C12-C40) nei sedimenti presenti nel punto di innesto del fiume Agri.

Nella sola val d'Agri esistono 39 pozzi petroliferi. Il petrolio in Basilicata si estrae da circa 25 anni (risalgono al 1981 le prime ricerche di petrolio in val d'Agri con il pozzo Costa Molina 1). Anni in cui sono passati sotto silenzio tutta una serie di incidenti e anomalie. Come la fuoriuscita di migliaia di litri di greggio in un bacino naturale per la raccolta di acque piovane il 17 marzo 2002; la nebulizzazione di 500 litri di greggio il 6 giugno 2002; l'immissione in aria di ingenti quantitativi di gas inquinanti il 4 ottobre 2002. Oppure la "misteriosa" intossicazione da idrogeno solforato di 20 operai di un'azienda che si trova proprio di fronte il Centro Oli, per i quali fu necessario contattare il centro antiveleni di Pavia.

Il fondato timore è che gli idrocarburi, oltre che nelle acque, siano penetrati nella catena alimentare, come lascerebbe pensare la loro presenza nel miele prodotto in val d'Agri. L'elenco delle conseguenze dell'inquinamento è lungo: parla di animali che non fanno più il latte nelle vicinanze degli impianti petroliferi, vigneti secchi, uva che cresce con una patina d'olio sui chicchi, terreni diventati infruttiferi, pesci che muoiono in massa, pere dal marchio Dop che non coltiva più nessuno.

Il lago artificiale del Pertusillo, destinato allo sfruttamento dell'energia idroelettrica e all'irrigazione di oltre trentacinquemila ettari di terreno tra Basilicata e Puglia, è uno dei fondamentali bacini idrici del Mezzogiorno e fonte primaria di approvvigionamento di acqua per il consumo umano da parte dell'Acquedotto Pugliese.

Nel 2016 a causa di una perdita di uno dei quattro serbatoi del Cova, si e' verificato uno sversamento di quasi 400 tonnellate di petrolio nell'ambiente circostante. La multinazionale ha sempre sostenuto che il materiale altamente inquinante e tossico non avesse mai raggiunto l'invaso del Pertusillo, né compromesso in alcun modo le acque, nonostante il greggio si fosse riversato in prossimità del fiume Agri, immissario dello stesso lago. I valori della contaminazione nei punti interessati dall'incidente superavano di cinque volte le soglie consentite dalla legge, determinando la provvisoria chiusura del centro di sfruttamento ambientale dell'Eni.

Nel 2019 l'indagine avviata nel 2017, ha portato all'arresto di un alto dirigente dell'Eni e alla formulazione, da parte degli inquirenti, delle accuse di disastro ambientale con la contaminazione e compromissione di 26 mila metri quadrati di suolo e sottosuolo dell'area industriale, avvelenando il reticolo idrografico della Val d'Agri.

Ogni potenziale e probabile compromissione delle risorse idriche configura, tra l'altro, il caso di «crisi idropotabile», determinata dalla fuoriuscita, dai rubinetti delle utenze domestiche, di acqua con colorazione e consistenza anomala tanto da destare preoccupazione circa il possibile utilizzo e il consequenziale impatto sulla salute degli utenti, ritenendo non garantita la «valutazione di idoneità» dell'acqua al consumo umano, così come previsto dal decreto-legge 2 febbraio 2001, n. 31 «Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano».

La popolazione autoctona da anni, ancor prima del disastro ambientale del 2016, denuncia la presenza di macchie nere non meglio identificate all'interno del lago e anomali morie di fauna dell'ecosistema interessato.

Il petrolio estratto in Basilicata è l'80 per cento di quanto si estrae in Italia, ma rappresenta appena il 6 per cento del fabbisogno nazionale e il gas estratto in Basilicata è il 46 per cento di quello estratto in Italia e rappresenta appena l'1,4 per cento del fabbisogno nazionale.

L'estrazione in Basilicata ha costi elevati in quanto i giacimenti si trovano: il gas a circa 800/1.500 metri di profondità; il petrolio anche a 4 e 5 chilometri di profondità. La qualità è anche di valore inferiore rispetto al brent del mare del Nord e al Wti del Texas.

Il gas e il petrolio estratti e desolforizzati a Viggiano (Potenza), in Val d'Agri, nei pressi della diga del Pertusillo gestita dall'Acquedotto pugliese (Aqp), rappresentano il 60 per cento delle estrazioni lucane che in termini di profitto per le due multinazionali che lo estraggono e commercializzano, Eni e Shell, non superano rispettivamente l'1,5 per cento e lo 0,5 per cento del loro fatturato aziendale.

Profitto economico in cambio di inquinamento certificato, in una terra meravigliosa trasformata in discarica industriale. Ecco l'allucinante risposta del ministro 5 stelle Patuanelli all'interrogazione numero 4/05224 (2020):

«L'impianto in questione contribuisce in maniera preponderante alla produzione nazionale di idrocarburi, con corrispondente beneficio economico derivante sia dalla corresponsione della tassazione generale che delle royalties sulle produzioni ottenute annualmente».

L'estrazione di idrocarburi in Basilicata richiede anche il ricorso a isotopi radioattivi, come il berillio e l'americio 249. Servono per l'automazione delle trivelle in relazione alla profondità da raggiungere al fine di ridurre una parte del tempo necessario a perforare, a conferma ulteriore che perforare in Basilicata per trovare petrolio, a detta di molti, non è conveniente, a meno che gli obiettivi di una compagnia non siano solo quelli di fare solo profitto. Il berillio si trova a concentrazioni non ammesse al potabile nelle condotte dell'acquedotto pugliese, come da rilievi fatti e documentabili, dal 2013 ad oggi, dallo stesso Aqp, che è ente certificatore accreditato. Oltre al berillio, in rete idrica potabile, con rilievi fatti dalla stessa Aqp in questi anni, si sono trovati anche idrocarburi C10-C40, Cobalto, Zinco e Bario a concentrazioni superiori rispetto a quelle previste dalla legge, oltre all'anomalia che, attorno a diversi pozzi dichiarati a gas, esistono estese aree rilevate dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata (Arpab) con inquinamento da idrocarburi pesanti C-12.

L'acqua non potabilizzata presenta, inoltre, concentrazioni elevate di diverse sostanze chimiche. Questa acqua arriva indirettamente nella catena alimentare umana attraverso l'agricoltura e l'abbeveraggio di animali.

L'acqua del fiume Agri irriga milioni di ettari di terreno, abbevera migliaia di capi di bestiame, e la fauna locale e con il potabile serve centinaia di migliaia di cittadini in diversi comuni della Basilicata, Matera compresa, e molti comuni pugliesi, inclusa Taranto.

Dal 2018, tuttavia, non è più possibile leggere in rete le analisi chimiche dell'acqua dei Pertusillo e degli altri invasi gestiti dall'Aqp (fino ad allora pubblicate semestralmente), ponendo un grave problema di trasparenza.

Sulla gestione del Cova e dell'estrazione di idrocarburi, sono in atto due procedimenti penali.

In particolare, il primo procedimento vede coinvolta l'Eni con la società di trattamento rifiuti Tecnoparco, a Pisticci (Matera), minuscolo paese che ha registrato 359 morti in 2 anni per tumore. Le suddette società modificavano i codici CER, declassandoli, e anziché smaltire i reflui, li bruciavano per produrre energia. Il secondo processo penale in atto vede coinvolta solo Eni/Shell per disastro ambientale per fuoriuscita di 400 tonnellate di greggio dal Cova e per aver inquinato 26.000 metri quadrati di reticolo idrico. Dal Tribunale di Potenza (proc. penale n. 771/2017 RGNR 2891/2017 RG GIO N44/2019 RMC) sono state emesse ordinanze restrittive domiciliari nei confronti dei dirigenti Eni Gheller Ruggero, Palma Andrea, Trovato Enrico e anche una misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici dei dirigenti di ente pubblico regionale De Bona Mario Carmelo, Laurenza Saverio, Divietri Mariella, Vaccaro Giovambattista, Adelina Antonella.

Durante il suddetto secondo processo sono stati arrestati altri due dirigenti Eni. È inoltre emerso che la fuoriuscita di greggio avveniva dal 2012, da ben 5 anni prima dei fatti del 2017, con una quantità incalcolabile di petrolio versato nella rete idrica del bacino dell'Agri. Motivo per cui con giudizio immediato, iniziava il processo per disastro ambientale per l'ex responsabile del Cova, Enrico Trovato. Da queste vicende emerge una costante violazione dei capitoli di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale; a parere degli interroganti possibili cause per una revoca del rinnovo della concessione stessa.

Sul Cova di Viggiano pendono e sono tuttora in corso due inchieste della magistratura lucana per le ipotesi di reati di disastro, disastro ambientale, abuso d'ufficio e falso ideologico. La prima inchiesta riguarda lo smaltimento irregolare di oltre 854 mila tonnellate di sostanze pericolose, che nell'arco temporale di un anno, sono state reiniettate nel pozzo «Costa Molina 2» nel comune di Montemurro. La seconda riguarda la perdita da due serbatoi di stoccaggio, come dichiarato dalla stessa Eni, di 400 tonnellate di greggio all'interno dell'impianto Cova di Viggiano così come accertato dalla procura della Repubblica di Potenza nel 2017.

Come risulta dai sopralluoghi e dai rilievi effettuati dal Noe, il petrolio fuoriuscito dal Cova si era infiltrato nella rete fognaria, arrivando a contaminare il reticolo idrografico della Val d'Agri, che si trova in prossimità della diga del Pertusillo, un invaso che rappresenta la fonte primaria di molta parte dell'acqua destinata al consumo umano della Puglia e della Basilicata, oltre ad essere utilizzato per l'irrigazione di un'area a uso agricolo di oltre 35 mila ettari.

L'origine della perdita di idrocarburi sarebbe stata individuata nei serbatoi di stoccaggio del greggio; durante i sopralluoghi del Noe e dei consulenti della procura, a febbraio 2017, infatti, sono stati riscontrati dei fori sul fondo dei serbatoi che avevano dato luogo alle perdite di greggio, mai comunicate agli organi competenti, circostanze però già note alla dirigenza Eni, sin dal 2012 secondo gli investigatori.

Ci si trova di fronte a un autentico disastro ambientale che probabilmente ha contribuito all'aumento del tasso di mortalità in quelle zone per determinate patologie tumorali, così come accertato da un'indagine epidemiologica condotta dal dottor Bianchi, ricercatore del Cnr, ricerca commissionata dai comuni di Viggiano e Grumento Nova e poi contestata dall'Eni, una volta che sono stati pubblicati e diffusi i risultati.

Non e' tutto. Fanghi rossastri e odori nauseabondi: cosi' si presenta così il fiume Cavone, nella zona di Pisticci e San Mauro Forte (in provincia di Matera). Dal ponte della strada provinciale 154, che da Pisticci arriva a Montalbano jonico, la visuale è ampia e il disastro appare chiaro; il prato verde diventa d'un tratto marrone e poi rosso mortale. L'acqua del fiume Cavone non è più cristallina e ristagna, perché bloccata dai sedimenti di fanghi neri che si sono accumulati in questa area e sul fondo non nuotano piu' i pesci .Il 4 maggio 2019 dai Carabinieri forestali e dal NIPAAF (Nucleo investigativo di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale) di Matera, hanno accertato ungo la sponda sinistra del fiume Cavone, la presenza di una depressione nel terreno di forma semicircolare, ribassata di circa 2 metri, sul cui fondo e lungo i margini era presente materiale melmoso e di colore rosso ruggine. Il fiume Cavone sfcia nel golfo di Taranto tra Pisticci e Policoro, località balneari molto frequentate durante la stagione estiva.

E vi è un importante studio di valutazione di impatto sanitario sulla salute pubblica dei comuni di Viggiano e Grumento curato da CNR di Pisa, università di Bari e servizio di epidemiologia della Regione Lazio, pubblicato a settembre 2017.

Il decreto legislativo 2 febbraio 2001, numero 31, e successive modificazioni e integrazioni, recante "Attuazione della direttiva 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano", disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano con la finalità di assicurarne salubrità e potabilità, tutelando, in tal modo, la salute umana dai rischi e dalle conseguenze rinvenienti dalla contaminazione delle acque. Esso prevede all'art. 2, comma 1, lettera c), che il gestore del servizio idrico integrato per la Basilicata è Acquedotto Lucano SpA. L'Azienda sanitaria locale di Matera ha pubblicato il 19 aprile 2018 un avviso rivolto alla Comunità di Metaponto lido e Case sparse di Montescaglioso, a seguito della comunicazione dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Basilicata, che dava conto dell'esito sfavorevole delle analisi dell'acqua potabile per la presenza di trialometani (THMs), sottoprodotti clorurati del cloro usato come disinfettante, al di sopra dei limiti consentiti. I trialometani (THMs) si formano nell'acqua destinata al consumo umano soprattutto come risultato della reazione del cloro con la materia organica presente naturalmente nelle acque grezze: la quantità di THMs che si forma è in relazione alla concentrazione del cloro, degli acidi umici e degli ioni bromuro, della temperatura, del pH. Gli effetti sulla salute umana dei THMs possono essere molteplici e producono effetti cancerogeni. L'ultimo campione prelevato nel serbatoio Campagnolo basso, a servizio di Metaponto lido e di Case sparse, ha riportato, inequivocabilmente, valori sopra la soglia di THMs di 38 microgrammi per litro, un valore, cioè, superiore al limite della soglia di 30 microgrammi per litro; l'Azienza sanitaria locale sconsigliava, conseguentemente, l'utilizzo ad uso potabile dell'acqua; la stessa Azienda sanitaria procedeva quindi ad inoltrare ai sindaci di Policoro, Nova Siri e Scanzano proposte per l'adozione di ordinanze urgenti, che venivano adottate nelle ore successive, al fine di sospendere l'utilizzo dell'acqua per usi potabili e per la preparazione dei cibi; l'avviso precisava che l'azione dei trialometani avviene per "accumulo" negli anni e non ha carattere acuto. Dallo schema idrico appulo-lucano si evince che l'acqua della rete che affluisce ai predetti comuni deriva dal potabilizzatore di Montalbano jonico, in cui avviene una miscela dell'acqua proveniente dall'invaso del Sinni con quella proveniente dall'invaso del Pertusillo.

Alla prova dei fatti, lo Stato tricolore non tutela la salute della popolazione, come impone la Costituzione repubblicana. E in loco, gli unici a fronteggiare la gravissima situazione, nonche' la famigerata Syndial, sono gli attivisti dell'associazione “Mediterraneo No triv”. Ormai nel Belpaese dei rifiuti non si butta via niente.


Riferimenti:

https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0043135421002906

https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/giunta/department.jsp?dep=100050&area=3027479&level=1

http://www.arpab.it/risorse_idriche/public/RELAZIONE%20%20PERTUSILLO_III_campagna_finale13giu17.pdf

https://www.regione.basilicata.it/giunta/site/Giunta/detail.jsp?otype=1012&id=3080883

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/03754&ramo=C&leg=18

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/01288&ramo=C&leg=18

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pertusillo

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=lucania



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