Lucania - rapina di idrocarburi - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
Per capire le ragioni del mancato sviluppo del
Mezzogiorno bisogna rileggere in chiave critica la storia della Repubblica
italiana. Una visione ingannevole e fuorviante ne attribuisce la responsabilità
ad una presunta, congenita arretratezza delle popolazioni del Meridione. Una
simile lettura distorsiva, sostanzialmente razzista, serve ad occultare le
ragioni politiche ed economiche.
L’Italia repubblicana del secondo dopoguerra ricostruisce la sua struttura economica, anche grazie al Piano Marshall, alla strategia della tensione orchestrata dalla Cia a partire dalla strage di Portella della Ginestra (1 maggio 1947) ed all'uso della mafia (in primis lo sbarco in Sicilia). Con l’intensificarsi della guerra fredda gli USA inaugurano in Europa una politica di aiuti economici e di ingerenza militare in funzione antisovietica ed anticomunista.
Oltre le esigenze della ricostruzione affiora un
disegno criminoso internazionale (il nuovo ordine mondiale) al quale l’Italia -
come nazione sconfitta - si adegua. La carta che il governo italiano
gioca è quella del Sud, con la sua storica disparità rispetto alle caratteristiche
del capitalismo moderno.
Il basso livello di reddito pro-capite, l’incapacità
di accumulazione, la dipendenza da altre aree, gli elevati tassi di disoccupazione
e sottoccupazione, erano le caratteristiche per iscrivere quest’area in quella
logica di invenzione del sottosviluppo, che determinerà una dipendenza tra
alleato maggiore e minore nel quadro di relazioni asimmetriche.
Le classi dirigenti italiane giocheranno la
carta del Sud come giustificazione per ottenere risorse da destinare all’industria,
in particolare settentrionale, e per mantenere un controllo assistenziale su
territori meridionali in cui rischiavano di esplodere rivendicazioni e
conflitti.
Il divario e la dipendenza tra Nord e Sud replicherà
in scala nazionale la subordinazione internazionale - ancora oggi vigente - tra
Italia e Stati Uniti d’America.
Al Mezzogiorno ed alla sua struttura economica sarà
destinato un ruolo di subalternità che ancora perdura, anzi si aggrava sempre
più, perdendo l’occasione per un progresso armonico che avrebbe potuto basarsi
sulle sue risorse interne, materiali ed umane, da valorizzare in tutta la nazione
ed in ambiti internazionali.
In altri termini, non potevano essere ammesse reali politiche di risoluzioni dei problemi, autonome ed autopropulsive, se la condizione per ottenere gli aiuti doveva essere quella che i problemi del Mezzogiorno non si risolvessero mai.
In altri termini, non potevano essere ammesse reali politiche di risoluzioni dei problemi, autonome ed autopropulsive, se la condizione per ottenere gli aiuti doveva essere quella che i problemi del Mezzogiorno non si risolvessero mai.
Oggi, va anche peggio: basta visitare due regioni come Lucania e Puglia, per rendersi conto dell'assalto dei predatori anglo-americani agli idrocarburi amari, la cui rapina ha devastato ecosistemi naturali integri. Ma soprattutto per toccare con mano quanto l'Italia intera sia priva di sovranità, con governanti fantoccio manipolati dall'estero, in balìa di interessi stranieri che stanno ammazzando gradualmente il nostro popolo.
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