28.5.13

ECONOMIA DI MADRE NATURA



Valle della Luna - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)



di Gianni Lannes


Il fatto che le sedicenti società “avanzate” misurino il progresso attraverso l’aumento del prodotto interno lordo (pil), l’indicatore monetario non a caso inventato dall’economista Colin Clark, implica che si può progredire nello sviluppo soltanto producendo e consumando più merci, e pertanto sfruttando sempre più le foreste, le miniere, il suolo, il sottosuolo, le acque, i mari, gli oceani, e gli esseri viventi compreso l’essere umano, ed inquinando sempre più l’ecosistema terrestre.

Infatti, secondo Karl Marx, “la vera essenza del capitalismo è l’espansione”. L’attuale economia di mercato, ovvero di rapina, è però incompatibile con l’integrità ambientale.
Finché il diritto imperante considera le creature viventi “cose” e non esseri viventi, esso sarò cieco di fronte alla possibilità che questi possano diventare soggetti di diritti.
La conseguenza è la negazione di qualsiasi dimensione sacra o spirituale a qualsiasi forma di vita della Terra. Gli unici diritti riconosciuti dal diritto sono quelli applicabili in tribunale e possono essere detenuti solo dagli umani o dalle persone giuridiche come le aziende. Dalla prospettiva distorta dei sistemi giuridici in vigore sul pianeta Terra, ciò significa che miliardi di altre specie viventi sono fuorilegge e come tali sono effettivamente trattate.

La parola ecologia è stata coniata nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Haeckel che aveva suggerito la necessità di una disciplina autonoma rivolta alla descrizione dell’influenza che l’ambiente esercita sugli esseri viventi.

Tale materia di ricerca avrebbe dovuto descrivere sia gli scambi di materia e di energia fra gli esseri viventi tra di loro, uniti da catene e reti alimentari. Non a caso lo studioso definì l’ecologia “economia della natura”.

Il decantato “progresso” della moderna civiltà è solo una sottile copertura della catastrofe globale in atto, acuita dalle sperimentazioni militari e dalle guerre per sete di dominio.

A parte le risorse limitate in Natura, il possesso di beni materiali - macchine, denaro, case, oggetti, persone - non ha niente a che vedere però con il benessere, la giustizia sociale, la felicità, la libertà e la democrazia. Ergo: va mutato il paradigma, altrimenti sarà la fine.

Nessun commento:

Posta un commento

Gradita firma degli utenti.