27.7.12

ILVA: SOLUZIONE ALL’ITALIANA


di Gianni Lannes

Le autorità statali, regionali, provinciali e comunali hanno occultato la situazione per mezzo secolo sulla pelle dei tarantini, ma alla fine una pur minima resa dei conti è arrivata. La Procura della Repubblica di Taranto ha ristabilito la verità. I Riva - padroni dell’Ilva - che hanno incamerato profitti stellari e reso gli operai carne da macello, devono rispondere davanti a un tribunale di disastro ambientale e, se la tesi dei periti verrà confermata, di morti e malattie diffuse sul territorio. «Chi gestisce l’Ilva ha svolto attività inquinante con coscienza e volontà per la logica del profitto, calpestando le più elementari regole di sicurezza». Scrive così nell’ordinanza il gip Patrizia Todisco che ordina il sequestro di 6 reparti dello stabilimento. Secondo il giudice, c'è stata una «totale noncuranza dei gravissimi danni alla salute e all'ambiente». Per questo 8 indagati, tra cui il pluripregiudicato Emilio Riva, nonché suo figlio Nicola, sono finiti agli arresti domiciliari.

A tarallucci e vino – L’assessore regionale all'Ambiente della Puglia Lorenzo Nicastro (magistrato in aspettativa) difende i violentatori della vita: «Il sequestro non è immutabile e non è una sconfitta per la Regione. Ora spero che governo e magistratura lavorino insieme a noi per risolvere la situazione e temperare la decisione dei giudici. Lavorare insieme significa, per l'assessore pugliese «offrirci insieme all’Ilva di proporre soluzione che possano temperare il provvedimento dei giudici. E in più la politica deve  curarsi di tutelare due diritti di rango costituzionale: la salute e il lavoro. Nelle ultime settimane, la Giunta si era impegnata a fondo con l’obiettivo di evitare il sequestro dell’impianto. Abbiamo aperto un tavolo con Governo,  Regione, Province e Comune che tenta di avviare un percorso virtuoso. Siamo riusciti a reperire 336 milioni di euro tra finanze statali e regionali. Lavoriamo e stiamo lavorando perché i provvedimenti possano essere resi compatibili con la produzione industriale Ilva». L’alt del governo filodiretto Monti. I ministri Passera e Clini contro la chiusura: «Continuità con la produzione, il Riesame intervenga». Altro che chi inquina paga: i soldi (336 milioni di euro) - una bazzecola a confronto dell’inquinamento causato - li tireranno fuori come sempre cittadine e cittadini. Chi rammenta l’Italsider? Prodi aveva il compito di chiuderla e di bonificare ma preferì regalare l’impianto infernale ai Riva. Vogliamo scommettere che l’impianto di morte sarà dissequestrato in un lampo e finirà tutto a tarallucci e vino? Non ci sono mezze misure: l’Ilva va chiusa definitivamente, mentre la bonifica (in cui saranno impiegati gli operai per i prossimi dieci anni) deve essere a carico totale dei Riva. Questo angolo della Puglia deve tornare alla vita. Le risorse sono naturali, umane e storiche. Non c’è altra soluzione. Politicanti - in primis Vendola che si prostrato ai piedi dei Riva - e sindacalisti venduti si mettano l’anima in pace: è finito il tempo delle vacche grasse.

Protocollo Ilva

1 commento:

  1. "Vogliamo scommettere che l’impianto di morte sarà dissequestrato in un lampo e finirà tutto a tarallucci e vino?" Come supponevo nel commento al precedente articolo... Sconcertante l'atteggiamento dei politici.

    RispondiElimina

Gradita firma degli utenti.