3.4.20

NUOVO CORONAVIRUS? NO, INFEZIONI OSPEDALIERE. ECCO LE PROVE!





di Gianni Lannes

In Italia, a causare infezioni, contagi e morti sono le precarie condizioni ospedaliere, altro che eccellenza nel mondo. Eppure, la scuola pubblica non riapre più. Bambini e ragazzi, alunni e studenti additati come untori del famigerato agente virale. Eppure la verità, ben nota al governo degli incompetenti e pure ai luminari del comitato tecnico-scientifico tricolore è un'altra, accuratamente rimossa dall'attenzione dei mass media e dell'opinione pubblica. Ma basta ripescarla nella memoria di cronaca per trovarla. Ecco il vero dramma oscurato e rimosso dalla conoscenza collettiva.


Allarme rosso per la mortalità causata dalle infezioni ospedaliere: si è passati dai «18.668 decessi del 2003 a 49.301 del 2016». L'Italia conta il 30 per cento di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Il dato emerge dal Rapporto Osservasalute 2018, elaborato dall'Istituto di sanità pubblica e dall'Università Cattolica, presentato a Roma il 15 maggio 2019. 
 
«C'è una strage in corso, migliaia di persone muoiono ogni giorno per infezioni ospedaliere, ma il fenomeno viene sottovalutato, si è diffusa l'idea che si tratti di un fatto ineluttabile», ha detto Walter Ricciardi, direttore dell'Osservatorio nazionale sulla salute. Singolare coincidenza: il professor Ricciardi, già presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, è l'attuale consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, relativa alla cosiddetta “emergenza coronavirus”, proprio quelle che sulle pagine del settimanale L'espresso (1 marzo 2020) ha indicato il modello repressivo a cui ispirarsi - ovvero la Cina - per contenere il Sars CoV2. Oggi tale esperto ha dichiarato al quotidiano La Stampa, in un articolo intitolato “Le scuole non riapriranno”: «Potremmo pensare di allentare un po' la presa quando l'indice di contagiosità, il famoso R0 sarà sceso sotto uno, ma oggi la curva epidemica non sembra ancora scendere». Mister Ricciardi da quando è sbarcato all'OMS è afflitto per caso da amnesie tricolori? La cura è peggiore della malattia. Che senso ha togliere la libertà?





Prove a e dati ufficiali alla mano: «in 13 anni, dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L'aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d'età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su. 


 
Non è tutto: c'è di peggio ma non nelle scuole, sempre negli ospedali. Più recentemente (13 gennaio 2020) secondo l’Amit, in Italia si verificano 10 mila morti all’anno per infezioni batteriche contratte in ospedale. Costituiscono il 30 per cento dei decessi per tale causa nell’Unione europea. 


 
Con oltre 10 mila decessi ogni anno, su 33 mila circa in Europa, l'Italia ha il triste primato delle morti da resistenza agli antibiotici, secondo un'indagine che presentata il 14 gennaio 2020 a Milano nel VII Congresso Internazionale AMIT. In Italia, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, le infezioni ospedaliere hanno un'importanza anche maggiore di tante altre malattie non infettive: «Su 9 milioni di ricoveri in ospedale, ogni anno si riscontrano da 450.000 a 700.000 casi, pari al 5-8% di tutti i pazienti ricoverati. Nel 2050 le infezioni batteriche saranno la principale causa di decessi».
 Il professore Marco Tinelli, presidente del Congresso AMIT non ha dubbi: «Qualunque tipo di infezione, dalle più banali come semplici infezioni cutanee o urinarie, a infezioni gravi, quali polmoniti e sepsi - - può essere causato da batteri antibiotico-resistenti. Sembra un paradosso, ma anche una persona che non abbia mai assunto antibiotici corre il rischio di avere un'infezione da batteri resistenti».
Nei Paesi dell'Unione Europea si sono verificati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti, a cui sono attribuibili 33.110 decessi soprattutto nei bambini nei primi mesi di vita e negli anziani. Di queste infezioni il 63% risultano essere infezioni correlate all'assistenza sanitaria e sociosanitaria.

AMIT (rapporto 2015)


La situazione maggiormente critica è certificata da almeno un lustro in Lombardia. Ecco infatti cosa aveva rilevato proprio nel 2015 l'AMIT:

«La Lombardia è la regione italiana dove ci sono più strutture ospedaliere per malati critici. Presso tali pazienti si sviluppano più facilmente infezioni anche gravi molte delle quali da batteri ad alta resistenza agli antibiotici. Il problema è la gestione della terapia antibiotica (la cosiddetta “antibiotic stewardship” dove in Lombardia, come nel resto d’Italia, non sono stati sviluppati dei programmi ancora efficaci di gestione per la corretta somministrazione degli antibiotici specie nei pazienti a più alto rischio di infezione come gli immuno-compromessi (trapiantati, neoplastici, anziani, ecc.). A preoccupare particolarmente è la percentuale elevate di anziani over 70 con infezioni gravi, in particolar da enterobatteri, batteri che normalmente sono i principali componenti della flora batterica intestinale e non danno problemi. Nelle persone fragili come l’anziano possono diventare virulenti e dare origine ad infezioni anche molti gravi. Tra questi batteri il più diffuso è l’E. coli ma il più pericoloso è Klebsiella pneumoniae. Il problema nell’anziano in Lombardia è particolarmente sentito perché è la regione d’Italia a più alta densità di posti letto per abitante (28,3 per 100 abitanti) nella case di riposo (le RSA). Presso tali strutture si riscontrano percentuali elevate di infezioni batteriche causate da batteri resistenti agli antibiotici più comuni». 

 

Il governo italiano pur a conoscenza della gravissima situazione sanitaria degli ospedali pubblici, senza contare i quasi 80 mila morti l'anno scorso, a causa dell'inquinamento dell'aria nel belpaese, non ha adottato alcun provvedimento di risanamento dei nosocomi e tutela o protezione della salute pubblica, salvo adesso segregare 60 milioni di italiani, senza un giustificato motivo scientifico. C'è un giudice almeno a Berlino?


Riferimenti: