di
Gianni Lannes
Carofiglio
ora non batte ciglio. L'ex magistrato, poi scrittore, una specie di
prezzemolo frusciante per ogni talk televisivo, un dispensatore
infinito di giustizia e di moralità. Carofiglio, con spavalda
certezza, solo il 26 febbraio scorso aveva twittato:
«Contro
l’isteria collettiva comunico che oggi: 1) ho viaggiato in aereo e
senza mascherine. 2) Sono andato in metropolitana e tutti erano
tranquilli. 3) ho preso parte ad una tranquilla e affollata
presentazione di un libro. Ci tenevo a farvelo sapere».
La posta in gioco era alta: i politicalmente buoni erano già tutti impegnati. Da battere c’era l’oscurantismo populista, l’allarmismo ingiustificato. Carofiglio, come altri suoi sodali illuminati come Zingaretti a Milano, ci tiene a tranquillizzare: va tutto bene. Lasciate stare, non ascoltate i profeti di sventura, quelli che allarmano. Dopodiché succede quel che succede. Il virus coronato si propaga. Il governo balbetta, arranca, tira fuori un decreto incostituzionale dopo l'altro e mette ai domiciliari l'intera nazione. Dopo un pò, il primo tweet di Carofiglio sparisce col bianchetto telematico, nuovamente il Carofiglio, non lo scrittore stregato, ma il magistrato accigliato sbotta in cambio un nuovo tweet da legge marziale:
«Chiunque
non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità
competente e finalizzato a contrastare la diffusione delle epidemie è
punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con la
reclusione da 2 a 6 anni».
Per
provare a riempire il vuoto tra i due tweet (uno fatto sparire in tutte fretta per l'imbarazzo) l'ex parlamentare del
piddì ha riempito una pagina di Repubblica, ma invano.