26.2.16

IN PUGLIA NON UNO, MA DUE GASDOTTI INTERNAZIONALI

di Letizia Ricci

Due metanodotti nel raggio di 20 chilometri, a sconquassare le coste del Salento ed i boschi di ulivo del Levante d'Italia. Quando Gianni Lannes ne aveva scritto tre anni fa, con dovizia di particolari e dettagli, pochi avevano creduto realizzabile uno scempio di mastodontiche dimensioni. Ora è una tragica realtà, su cui al massimo andrà in onda il solito teatrino della casta parassita di politicanti a buon mercato, e le sterili diatribe referendarie di sedicenti ambientalisti dell'ultim'ora. La strategia speculativa dell'Unione europea sugli approvvigionamenti di gas come già stabilito a tavolino in passato, con il favore dei governanti tricolore a livello nazionale e regionale, dilanierà soprattutto la Puglia, e poi il resto dell'ex belpaese. Ecco i progetti di ben due gasdotti, uno attaccato all'altro. L'accordo preliminare tra Edison e il colosso russo Gazprom, ha rilanciato il progetto Poseidon destinato all'approdo di Otranto, a cui partecipa anche lo Stato nazista di Israele. Il gas azero, invece, per riscaldare Bruxelles, Berlino e Amsterdam, fluirà nel Tap a Melendugno. Nel frattempo una marea di migranti è in fuga dall'ennesima guerra scatenata dall'occidente per rapinare indisturbato le risorse naturali del cosiddetto "terzo mondo", mentre nazioncine incivili come Croazia, Slovenia, Austria, Ungheria, Germania, Svezia, barricano le frontiere. La fastidiosa xylella, disseminata ad arte sarà servita a qualcosa o no? Meditate italidioti.

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17.2.16

IL SECOLO DI ZI NTONJ!





di Gianni Lannes

Cento anni di cultura popolare, germogliata spontaneamente dal basso, nella vita del più vecchio custode della tradizione musicale del Gargano. “Canto la ninna-nanna perché a me quando ero piccolo nessuno me l'ha mai cantata”: parola di Antonio Piccininno, pastore e contadino, musicista autodidatta, che compie ora un secolo. E' l'ultimo dei mitici cantori di Carpino, scoperti negli anni Cinquanta da Diego Carpitella e Alan Lomax, ricordati da Roberto Leydi, dopo la scomparsa di Andrea Sacco e Antonio Maccarone. Ho avuto la fortuna di intervistarli tutti e tre insieme, la prima volta nel 1999 (e ne scrissi sui quotidiani Il Manifesto e L'Unità fino al 2006). Un secolo denso di vita, storia, vicende, aneddoti di un territorio straordinario raccontato nelle parole e nella magia di suoni inimitabili, che ha fatto dei cantori garganici un esempio mirabile della tradizione popolare del Sud. Il dialogo con il maestro che non vedo dall'ultima edizione del Carpino Folk Festival, un appuntamento che va in onda nel cuore dell'estate, inventato negli anni Novanta dal compianto musicista Rocco Draicchio, prende spunto proprio dalla ninna-nanna, una melodia ancestrale che si perde nella notte dei tempi e che le donne di Carpino sussurravano ai loro figli. “Forse mammà me l'ha cantata pure – racconta Zi Ntonj – ma io non ricordo. E' morta di spagnola (l'epidemia che dopo la prima guerra mondiale ha mietuto milioni di vittime, ndr) insieme a mio padre, quando avevo due anni. Da allora la mia vita è cambiata e a 5 anni facevo già il pastore". L'amarezza di una terra colonizzata, certo, ma in particolare l'isolamento geografico e sociale hanno consentito di preservare questo tesoro antropologico. “Sono nato il 18 febbraio 1916: non c'era niente, né luce, né acqua, né televisione. Avevamo la gioia di vivere e questi canti. Non li ho fatti io, ce li hanno passati i nostri antenati e noi li abbiamo portati in giro facendo la nostra cultura e la nostra storia. Non ci rimaneva che cantare. Cosa poteva fare un uomo che faticava tutta la giornata a raccogliere olive per tre lire al giorno? E che doveva dire una donna che prendeva una misera paga di 50 soldi per un giorno di lavoro? Zi Ntonj lo ripete con un filo di voce e stringe il pugno ricordando sofferenze e amori di questi cento anni indimenticabili. E così affiorano alla memoria i momenti belli, le emozioni vissute con i cantori. Attimi che non ha mai dimenticato. “E come faccio? Chi avrebbe mai pensato che avrei cantato sul palcoscenico del teatro San Carlo di Napoli? O che avrei intonato la ninna-nanna nella grotta della natività in Palestina? Mai lo avrei pensato, eppure è successo”.


12.2.16

REALTA’ INVISIBILE



di Gianni Lannes

Quanti hanno sentito parlare di motori alternativi, alimentati ad acqua o di motori elettrici e magnetici con una durata infinita? Non li conoscete e pensate che sia fantascienza, e invece se dovessero entrare in uso alle masse porterebbero alla rovina le multinazionali petrolifere. 

11.2.16

SCRIVERE LIBERTA’

di Gianni Lannes

Un giorno qualcuno ha detto: ciò che rimane della nostra vita è quello che abbiamo scritto. Immagino che anche per me sarà così. Scrivere è di per sé una forma di libertà che, perfino senza carta e penna, nessuno potrà toglierci dall'anima. Scrivere è catarsi: il respiro dell'anima.