di
Gianni Lannes
L'incredibile Mattarella, vale a dire non credibile. Il
nuovo coronavirus è il pretesto per tenere chiuse le strutture
scolastiche con problemi incancreniti che si trascinano da decenni, invece di sanarle realmente. Secondo i dati ufficiali più
recenti (Presidenza consiglio ministri e Miur) ben 28 mila scuole
pubbliche sono attualmente a rischio sismico, di cui 7 mila in aree
ad elevato rischio idrogeologico. Il 60 per cento del patrimonio
edilizio scolastico è stato costruito prima del 1974. Insomma, le
scuole tricolori non sono sicure, eppure si fa finta di niente in
attesa della prossima tragedia annunciata. Dove sono Mattarella&Conte? Per caso, risultano impegnati a propinare proclami propagandistici, fondati sulle menzogne di Stato tricolore? Alla prova dei fatti, le bugie istituzionali hanno le gambe cortissime. Per la cronaca documentata, l'avvocato Mattarella- nominato "inquilino del Quirinale", peraltro da un Parlamento di abusivi - in base al pronunciamento della Corte Costituzionale dell'anno 2014 - è lo stesso personaggio che in veste di ministro della difesa negò in Parlamento - appena 4 lustri fa - la pericolosità dell'uranio impoverito, a cui erano stati esposti durante la guerra in Jugoslavia, anche i militari italiani, tantissimi dei quali deceduti o gravemente ammalati.
Nel 2014 e nel 2015 lo Stato ha stanziato complessivamente per la cosiddetta "sicurezza" degli edifici scolastici, appena 40 milioni di euro. Ogni giorno però, lo stesso Stato italiano sperpera circa 100 milioni di euro per mantenere la macchina militare per partecipare a missioni di guerra stabilite da Washington, Londra, Tel Aviv e Parigi.
Non
basta un certificato: Amatrice docet. E allora chi controlla i
controllori? Nel belpaese in cui il rischio sismico è reale le
procedure di sicurezza in caso di evento tellurico, tuttavia, non
sono né note né esercitate: mancano le leggi o sono disattese dai
responsabili? Chi ha il compito di assicurare il mantenimento di una
struttura pubblica sicura? L’articolo 33 del Decreto legislativo
81/08 parla chiaro. Eppure, il 17 marzo 2020, con l'ennesimo
de-cretino, le norme sulla trasparenza sono state sospese. Alla prova
dei fatti nessun onorevole della finta opposizione se n'è accorto.
Vero Salvini e Meloni? A proposito, dov'è la Cunial eletta con i 5 stelle e poi finita in altri lidi? E che dire dell'urlatore Sgarbi, da sempre nel giro berlusconiano? Il mitico Totò avrebbe esclamato: "Onorè, ma mi faccia il piacere...". Come mai il primo ministro pro tempore Conte Giuseppe da Volturara Appula, non risponde all'interpellanza 2-00263 , datata 30 gennaio 2020 e all'interpellanza 2-00069 del 2 agosto 2018?
E perché mai anche l'interrogazione a risposta orale 3-00598, presentata da ben 52 senatori (inclusi Renzi e Pinotti) del partito democratico (in maggioranza nelle poltrone di governo) del 12 febbraio 2019, non ha ancora avuto riscontro dal medesimo governo Conte?
Adesso avete capito perché c'è il crocifisso nelle scuole? Forse perché manca il certificato di agibilità statica: un pezzo di carta garantisce che la scuola sopporta i carichi verticali previsti (i terremoti invece inducono carichi orizzontali). I terremoti sono la fisiologia della terra, non una patologia, e dobbiamo imparare a conviverci, proprio come in Giappone.
Adesso avete capito perché c'è il crocifisso nelle scuole? Forse perché manca il certificato di agibilità statica: un pezzo di carta garantisce che la scuola sopporta i carichi verticali previsti (i terremoti invece inducono carichi orizzontali). I terremoti sono la fisiologia della terra, non una patologia, e dobbiamo imparare a conviverci, proprio come in Giappone.
Anche
500 ospedali risultano a rischio crollo. Nel 2013 la relazione finale
della Commissione parlamentare d’inchiesta sull'efficacia e
l'efficienza del Servizio sanitario nazionale ha messo in evidenza la
drammatica situazione delle strutture sanitarie pubbliche rispetto
alla loro vulnerabilità sismica, concludendo che il 75 per cento
delle 200 strutture studiate sarebbe crollato in caso di terremoto di
magnitudo superiore a 6,2-6,3 e che il 60 per cento delle strutture
studiate non avrebbe retto in caso di terremoto di magnitudo 6.0.
Nessuno
protesta, nessuno si indigna, nessuno fa qualcosa di concreto per
ovviare alle tragedie annunciate, soltanto rimandate nel tempo. La
realtà attesta inequivocabilmente che, delle autorità italiane non
ci si può fidare.
Siamo
un popolo indolente: ci piace essere dominati, altrimenti il belpaese
non si troverebbe nello sfacelo in cui sprofonda sempre più.
Attenzione: al ristorante Parlamento, con poltrona e cadreghino, si
mangia e si dorme sempre a sbafo del popolo italiano.
Una
sola parola: democidio, vale a dire l'omicidio di massa da parte di
un governo. Invece di risanare migliaia di edifici scolastici
pubblici a grave rischio di incolumità per alunni, insegnanti e
personale tecnico, lo Stato tricolore impone le vaccinazioni
obbligatorie, nonchè le schedature di massa alla stregua di animali,
peggio di sudditi e cavie. L’Italia è stata trasformata in un
grande campo di concentramento scolastico. Perché i docenti non
fiatano? Conti alla mano: la macchina statale vanta ben 30 miliardi
di euro alla voce sprechi, e 30 miliardi di spese militari annuali,
inclusa l'aerosolchemioterapia bellica della NATO - in palese
violazione della Convenzione ENMOD dell'ONU (ratificata dalla
legge statale 962 del 1980 a firma del presidente Sandro Pertini) che
ci avvelena un giorno sì e l'altro pure col beneplacito del
Quirinale e di Palazzo Chigi. La nocività ambientale (e sanitaria) è
una strategia globale del dominio.
Tuttavia,
almeno sulla carta, la scuola è il fulcro di una nazione progredita
e rappresenta il futuro di una nazione civile. Ma così non è nel
belpaese eterodiretto dagli anglo-americani.
Ecco
alcuni fatti nudi e crudi. Il 12 marzo 2014 il terzo presidente del
consiglio consecutivo non eletto dal “popolo sovrano”, ma imposto
da un capo abusivo del Quirinale, poiché nominato da un Parlamento
illegittimo ed incostituzionale (sentenza Corte costituzionale numero
1/2014), annunciava a mezzo stampa un piano per le scuole da 3,5
miliardi di euro per la messa in sicurezza e per il rilancio del
settore dell'edilizia. Il 27 marzo 2014 lo stesso primo ministro pro
tempore Matteo Renzi sui mass media ribadiva che i cantieri sarebbero
partiti a giugno dell’anno 2014 ed i 3,5 miliardi erano già stati
stanziati. Più precisamente, il 12 aprile 2014, sempre durante
trasmissioni televisive, mister Renzi dichiarava - urbi et orbi -
che i cantieri per questi interventi sarebbero partiti dal 15 giugno
in tutti i comuni ed i 3,5 miliardi di euro stanziati sarebbero stati
svincolati dal patto di stabilità. Mister Renzi nelle sue
dichiarazioni programmatiche alle Camere aveva posto tra le sue
priorità la necessità di dare attuazione al programma straordinario
per la messa in sicurezza degli edifici scolastici da attuare sui
singoli territori e prevedendo che l'edilizia scolastica deve restare
fuori dal patto di stabilità. A tutt’oggi, anno 2020 sotto il
governicchio dell'ammucchiata grulpiddina del Conte bis, non si tè
visto ancora niente di concreto, ma soltanto annunci altisonanti e
propagandistici. Addirittura il sedicente avvocato del popolo non ha
risposto alle interrogazioni parlamentari in merito.
L’Anagrafe
ministeriale degli edifici scolastici, è stata prevista dalla legge
numero 23 del 1996. Questo adempimento dello Stato (e dei governi
tricolore) doveva essere realizzato e concluso entro il 31 dicembre
dell’anno 2000. Invece. Lo stato degli edifici scolastici del
nostro Paese emerge in modo preoccupante dalla vetustà e
dall’elevato livello di esposizione a rischi d'ogni genere: oltre
la metà degli edifici scolastici, infatti, è stato costruito prima
dell’entrata in vigore della normativa antisismica per nuove
costruzioni.
Nel
corso dell’Audizione al Senato del 18 novembre 2009, nella
commissione di inchiesta sugli Infortuni sul lavoro, il ministro
dell'Istruzione Mariastella Gelmini aveva promesso che «l'anagrafe
edilizia delle scuole sarà completata "al massimo entro fine
gennaio 2010». Nel 2009 è stata siglata la cosiddetta «Intesa
istituzionale concernente indirizzi per prevenire e fronteggiare
eventuali situazioni di rischio connesse alla vulnerabilità di
elementi non strutturali negli edifici scolastici».
L’iniziativa
è ancora lettera morta. Basta scorrere le decine e decine di atti
parlamentari senza risposta:
Interrogazione
a risposta scritta numero 4/04585 (22 aprile 2014):
«l'istituto
comprensivo «Radice-Alighieri» di Catona (Reggio Calabria) da anni
non è mai stato oggetto di interventi né di manutenzione, ordinaria
o straordinaria, né di messa in sicurezza dei plessi, situazione che
ha causato la chiusura per inagibilità della scuola di Salice e, nel
marzo 2013, della Scuola di Catona Centro; alcuni genitori di alunni
frequentanti l'istituto riferiscono che: «gli studenti frequentano
le lezioni all'interno di strutture inadeguate, mancanti dei
requisiti minimi previsti dalla normativa per rendere realmente
accessibile il diritto allo studio»; «sarebbero stati adibiti ad
aule vani senza riscaldamenti e, in alcuni casi, privi di luce
naturale»; «le classi sarebbero state trasferite in dette strutture
perché gli edifici dei plessi scolastici delle frazioni di Catona e
di Salice, inagibili da molto tempo, sono ancora in attesa di
ristrutturazione mentre altri di recente costruzione e perfino
inaugurati non sarebbero entrati in funzione» (lettera del 2 gennaio
2014 dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza –
regione Calabria); nonostante le numerose proteste dei genitori,
nessuna risposta o iniziativa è arrivata dalle istituzioni
scolastiche e comunali per contrastare il ritardo nell'inizio dei
lavori di adattamento strutturale, sia per quanto riguarda il plesso
centrale di Catona, per il quale la terna commissariale del comune di
Reggio Calabria aveva garantito in pubblica conferenza che la
ristrutturazione si sarebbe svolta tra il luglio 2013 e il luglio
2014, sia per quanto riguarda il plesso di Salice, che attende lavori
di ristrutturazione da settembre 2010; dopo segnalazione da parte dei
genitori, l'interrogante ha provveduto a visitare i locali scolastici
nel marzo 2014, constatandone personalmente la condizione di totale
degrado e abbandono; l'Autorità garante per l'infanzia e
l'adolescenza – regione Calabria – chiede «un intervento urgente
alle Autorità competenti atto a garantire il diritto alla salute e
alla istruzione dei minori, affinché siano compiuti tutti gli
adempimenti necessari a ripristinare la salubrità degli ambienti
frequentati dai bambini… ».
Interrogazione
a risposta scritta numero 4/03688 (24 febbraio 2014):
«anche
oggi, 13 febbraio 2014, è stata sfiorata la tragedia in una scuola a
causa del crollo di un soffitto in un'aula che ha causato il
ferimento di tre alunni, colpiti dai calcinacci e dall'intonaco;
l'episodio è avvenuto nella scuola statale «Marinella Bragaglia»,
ma ricorda ormai molti, troppi fatti simili avvenuti in altre scuole
italiane che, da luogo di formazione, si stanno trasformando in
potenziali pericoli: nel corso del 2013 sono state sfiorate 29
tragedie a causa di crolli di diversa entità; gli istituti
scolastici sono edifici trascurati, troppo spesso privi delle
garanzie sulla sicurezza tanto da mettere a rischio l'incolumità
degli studenti che le frequentano…».
Interrogazione
a risposta scritta numero 4/02759 (2 dicembre 2013):
«…
venerdì 29 novembre 2013 è crollato il soffitto di un'aula del
liceo classico «Dettori» di Cagliari, e nel crollo sono rimaste
ferite un'insegnate e due studentesse; il crollo del soffitto nel
liceo classico «Dettori» mette in luce lo stato di precarie
condizioni in cui versano tantissimi istituti scolastici italiani,
con situazioni molto differenziate ma accomunate dalla medesima
carenza di sicurezza strutturale; molte scuole sono state costruite
prima degli anni ’70 e necessitano, quindi, di interventi molto
costosi; in Italia la metà degli istituti non possiedono le
certificazioni di agibilità previste per legge: il 40 per cento
degli edifici scolastici è stato costruito negli anni 1961-1980;
metà degli edifici non possiede la certificazione di agibilità, più
del 70 per cento non possiede il certificato di prevenzione
antincendi; meno di un terzo degli edifici in Comuni a rischio
sismico (zona 1 e 2) ha una verifica di vulnerabilità sismica; oltre
il 30 per cento degli edifici necessita di interventi di manutenzione
straordinaria; in provincia di Cagliari su 75 istituti superiori
solamente 5 possiedono i certificati di agibilità; nel Sud e nelle
Isole, circa il 45 per cento delle strutture scolastiche necessitano
di interventi di manutenzione urgenti, maggiori di 10 punti rispetto
alla media nazionale…».
Interrogazione
a risposta scritta numero 4/00539 (22 maggio 2013):
«tra
le funzioni fondamentali dei comuni vi è l'edilizia scolastica,
settore tra i più rilevanti per gli investimenti degli enti locali
sia in nuovi edifici sia nella messa in sicurezza e manutenzione
ordinaria e straordinaria di quelli esistenti; lo stato delle scuole
del nostro Paese consegna una fotografia disarmante; dei 42 mila
edifici scolastici presenti in tutta Italia il 29 per cento non ha il
certificato di agibilità sanitaria, il 42 per cento quello di
agibilità statica, il 48 per cento non rispetta la normativa anti
incendio; più del 60 per cento degli edifici scolastici italiani, in
aree sismiche o no, sono stati costruiti prima del 1970 e solo l'8
per cento negli ultimi vent'anni. La stessa percentuale di plessi non
è dotata neppure di scale di sicurezza o porte anti-panico; il
problema però non è circoscritto alla sola manutenzione
straordinaria. Gli enti locali non hanno più i fondi neanche per
quella ordinaria: crescono, infatti, fino a costituire il 56 per
cento del totale, gli edifici che negli ultimi 5 anni non hanno
goduto di nessun tipo di intervento; nella situazione attuale, a
causa delle rigorosa applicazione del patto di stabilità, gli enti
locali si ritrovano nell'impossibilità di fronteggiare eventi
improvvisi o guasti banali che diventano anch'essi rischiosi per
l'incolumità della comunità scolastica; per rinnovare un «patto
per la sicurezza nelle scuole» tra Stato, regioni, province e comuni
la soluzione è una sola, sempre la stessa: permettere agli enti
locali di spendere in manutenzione ordinaria e straordinaria, poiché
la più preziosa delle grandi opere che servono al Paese è
sicuramente la prevenzione attiva –: quali iniziative anche di
carattere normativo, il Governo intenda intraprendere affinché sia
consentito agli enti locali di realizzare interventi di manutenzione
e messa in sicurezza delle scuole al fine di garantire l'incolumità
fisica della comunità scolastica, anche in deroga alle regole sul
patto di stabilità interno».
Interrogazione
a risposta scritta numero 4/00372 (7 maggio 2013):
«…
le scuole italiane sono vecchie e hanno bisogno di essere messe in
sicurezza attraverso un piano straordinario di manutenzione; solo un
quarto degli edifici scolastici censiti dal Ministero sono stati
costruiti dopo il 1980; uno su 7 è addirittura stato costruito prima
della seconda guerra mondiale; mancano i certificati di agibilità, i
collaudi statici, le certificazioni antincendio nella gran parte
delle scuole e ancora poche hanno caratteristiche antisismiche; la
maggior parte dei bambini e dei ragazzi italiani passa quindi tante
ore ogni giorno in strutture potenzialmente pericolose; basti
riflettere sul dato che la verifica di vulnerabilità sismica è
stata eseguita in appena il 27 per cento degli istituti, e nelle zone
a più alto rischio sismico nel 32,4 per cento degli edifici
scolastici…».
Secondo
il rapporto Ance- Cresme sullo Stato del territorio italiano, oltre
24 mila scuole si trovano in aree a elevato rischio sismico e circa
6.250 sorgono in aree a forte rischio idrogeologico. Questa
situazione è il risultato più evidente della mancanza di una
politica di manutenzione del Paese e del progressivo disimpegno dello
Stato nella realizzazione di interventi, come quelli di messa in
sicurezza delle scuole e di mitigazione del rischio idrogeologico, in
grado di garantire la qualità della vita dei cittadini. All’assenza
di visione strategica e alla scarsità delle risorse statali
destinate alla riqualificazione degli edifici scolastici e alla
manutenzione del territorio nel corso degli ultimi anni, si è poi
aggiunta la bassa capacità di attuazione dei programmi finanziati.
Ad oggi, infatti, lo Stato ha avviato una serie molto frammentata - 8
fonti di finanziamento e 12 procedure attuative - di programmi di
investimento per la riqualificazione degli edifici scolastici e,
secondo le stime dell’Ance, molte risorse rimangono ancora da
attivare: circa 1,2 dei 2,3 miliardi di euro - il 53% - stanziati tra
il 2004 ed il 2012 , ai quali si aggiungono 1,3 miliardi stanziati
nel corso del 2013 (450 milioni di euro nel DL Fare e 850 milioni di
euro nel DL Istruzione), non sono ancora stati impegnati.
Dal
quinto numero del “Diario della transizione” del Censis, si
apprende che: nel 58,5% degli edifici scolastici statali - 24mila su
41mila - gli impianti (elettrici, idraulici, termici) non funzionano,
sono insufficienti o non sono a norma. Sono 9mila le strutture con
gli intonaci a pezzi, in 7.200 edifici occorrerebbe rifare tetti e
coperture; 3.600 le sedi che necessitano di interventi sulle
strutture portanti (tra queste mura 580mila ragazzi trascorrono ogni
giorno parecchie ore) e 2mila quelle che espongono i loro 342mila
alunni al rischio amianto. Edifici malandati anche perché vetusti:
più del 15% è stato costruito prima del 1945, altrettanti datano
tra il ‘45 e il ‘60, il 44% risale all’epoca 1961-1980, e solo
un quarto è stato costruito dopo il 1980. Secondo i 2.600 dirigenti
scolastici consultati nell’ambito di una indagine del Censis, per
il 36% degli edifici è prioritario avviare lavori di manutenzione
straordinaria. Ma nella maggioranza dei casi (il 57%) l’esigenza è
dare continuità agli interventi di manutenzione ordinaria.
Nonostante il patrimonio immobiliare scolastico sia vetusto, e benché
si tratti generalmente di strutture che corrispondono a modelli oggi
non più funzionali, anche quando sono state progettate dal principio
come scuole e non ricavate da caserme o conventi, solo nel 7% dei
casi si ritiene fondamentale la costruzione di un edificio più
adeguato o il trasferimento della scuola in un’altra sede.
Sulla
base delle risorse stanziate e dei ritardi di spesa accumulati, alla
fine del 2013 il ministero delle Infrastrutture stimava in 110 anni
il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici
scolastici italiani. Gli interventi straordinari che via via sono
stati programmati dopo il tragico crollo della scuola di San Giuliano
hanno mobilitato poco meno di 2 miliardi di euro rispetto a un
fabbisogno stimato di 13 miliardi. Notevoli i ritardi
nell’attuazione.
Ancora
oggi gli studenti della città di L'Aquila devastata dal terremoto
bellico del 6 aprile 2009 che ha mietuto 309 vittime, hanno come
scuola pubblica i prefabbricati.
Non
è tutto. C'è di peggio: in Italia ci sono 2.000 scuole «che
espongono i loro 342.000 alunni e studenti al rischio amianto». Lo
attesta il Censis, in un rapporto pubblicato il 31 maggio 2014, anzi
ribadisce il pericolo, perché la situazione è nota da decenni alle
autorità di ogni ordine e grado. Il governo italiano, a parte le
promesse altisonanti a reti televisive unificate, non ha avviato
alcuna bonifica, in compenso ha sperperato ben 30 miliardi di euro in
spese militari nel 2014, sottraendo denaro pubblico alla scuola.
L’amianto è notoriamente cancerogeno, infatti, è stato messo al
bando nel Belpaese nel 1992, con la legge 257. Eppure i piani di
risanamento nazionale risultano ancora irrealizzati. I tempi di
latenza dell’asbestosi sono lunghi, ma basta una sniffata
inconsapevole per ammalarsi e poi morire prematuramente. I più
inconsapevolmente esposti, proprio negli ambiti scolastici, sono
bambini e adolescenti, ed ovviamente insegnanti e personale tecnico.
Perché nessuno protesta seriamente? Perché i sindacati tacciono e i
dirigenti scolastici fanno finta di niente?
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=uranio+impoverito
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/04/infanzia-e-adolescenza-imprigionata-in.html
http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2020/04/infanzia-e-adolescenza-imprigionata-in.html
Gianni
Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
Gianni
Lannes, TERRA MUTA, Luigi Pellegrini editore, Cosenza, 2013.
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
Solo per ringraziarti della Tua resistenza ad oltranza che ormai, visto il delirio circostante, è vera “difesa da Termopili”.
RispondiEliminaQuesta tua resistenza è valsa anche per rassicurarmi sulla mia visione della realtà (capovolta nello specchio rispetto a quella corrente) altrimenti magari finivo per credere alle voci preoccupate di amici e congiunti che per me più che di visione parlavano di allucinazione.
Io invece ho visto e vedo semplicemente che tutti i principi di civiltà, legalità, libertà che pensavamo acquisiti tanto da crederli quasi un frammento del nostro DNA, sono stati cancellati in un fiato nella passività di quasi tutte le anime, opportunamente terrorizzate e con il concorso entusiasta di una tale pletora di esseri vermiformi, a qualunque categoria appartengano, da rimanere a bocca aperta.
Albergava in loro una natura tanto miserabile quanto sotterranea verrebbe da dire. E aspettava solo di erompere.
Aimè è tutto uno strisciare.
Non so se e come finirà questa follia. Sono pessimista. E malgrado tutto ancora non mi abbandona una curiosa sensazione di incredulità.
Vedremo. Per ora grazie ancora a Te.
Luca
Grazie dott. Lannes per questa analisi così puntuale e dettagliatamente documentata. La situazione delle nostre scuole è grave dal punto di vista strutturale, oltre che preoccupante per l'assenza di un'ottica pedagogica. Stanno nascendo, seppure in modo sparuto, alcune nuove realtà scolastiche che seguono principi di architettura pedagogica. Come sempre, si tratta di realtà isolate. Non arrivano finanziamenti e, per di più, manca lo sguardo educativo, il concetto stesso di scuola come luogo di cultura, di sapere, di sviluppo del pensiero autonomo. Concetto purtroppo assente nella maggior parte degli operatori della scuola, e abilmente taciuto da coloro i quali hanno capito che il pensiero unico è la strada per garantirsi il dominio. Il progetto di pedagogia di architettura scolastica si fa strada molto lentamente, è un inizio. Chissà. .. Ancora grazie per il suo accorato contributo.
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