di
Gianni Lannes
La
scuola? Non rientra nei piani del governo tricolore. Cosa ne è della
scuola (sempre più passiva, silente e obbediente) al tempo del virus
a corona importato dall'estero? È
a scuola che si apprende e comprende il valore della conoscenza.
L'ineletto Conte bis da giorni annuncia la “fase 2”, ma anche per
la scuola come per la cultura, la società e l'economia, non si vede luce ma solo un nebuloso baratro. I tecnocrati non hanno idea di come e
quando farla ripartire umanamente e civilmente. Insomma, non è
proprio una priorità.
Piero
Calamandrei (un padre costituente) definiva la scuola come “un
organo vitale della Costituzione repubblicana italiana”. Nel 1956
(anno della sua scomparsa) tornava a definire la scuola “un organo
della Costituzione: non c'è dubbio che in una democrazia, se si
vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si
perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più
importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte
Costituzionale (…) la coscienza dei cittadini è la creazione della
scuola, dalla scuola dipende come domani sarà il Parlamento, come
funzionerà domani la Magistratura, cioè quale sarà la coscienza e
la competenza degli uomini che saranno domani i legislatori, i
governanti e i magistrati».
La pedagogista Luisa Piarulli parla chiaro. Una scuola che sia veramente luogo di formazione della classe dirigente futura, non può essere che una “scuola aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”: ecco perché secondo Calamandrei il 34 è l'articolo più importante della nostra Costituzione”.
Il
trattamento riservato alla scuola è una metafora del trattamento
riservato dalle massime autorità italopiteche alla conoscenza:
semplicemente non è una priorità. Anzi, è qualcosa da negare,
calpestando i dettami fondamentali dello Stato di diritto, ormai
sostituito dalla tecnocrazia autoritaria telecomandata dall'estero.
Ecco
un esempio eclatante. Il 17 marzo 2020, l'ennesimo decreto-legge
(incostituzionale ed anticostituzionale) definito “Cura Italia”
ha stabilito che le amministrazioni pubbliche sono tenute a
sospendere le risposte e richieste di accesso documentale (legge
241/1990), civico e civico generalizzato (d.lgs. 33/2013)
che non hanno carattere di “indifferibilità e urgenza” fino al
31 maggio 2020 (art. 67.3). Il diritto alla conoscenza è la base
fondamentale della democrazia in un Paese libero. Per raccontare e
capire ciò che accade bisogna conoscere.
Dunque,
il governicchio grulpiddino guidato dal sedicente "avvocato del
popolo" Giuseppe Conte, non solo ha messo agli arresti domiciliari
più o meno 60 milioni di cittadini che non hanno commesso alcun
reato mediante un pretesto sanitario, ma anche sospeso il Foia (Freedom of Information Act), ossia
la normativa a cui hanno aderito oltre 100 Paesi in tutto il globo
terrestre, “che garantisce a chiunque il diritto di accesso alle
informazioni detenute dalle pubbliche amministrazioni salvo i limiti
a tutela degli interessi pubblici e privati stabiliti dalla legge”.
Una soluzione pacifica e nonviolenta, a portata di tutti, è la disobbedienza civile, sacrosanta nel caso italidiota.
Riferimenti:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/17/20G00034/sg
Una soluzione pacifica e nonviolenta, a portata di tutti, è la disobbedienza civile, sacrosanta nel caso italidiota.
Riferimenti:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/17/20G00034/sg