Ad
Ornella Vanoni e Franca Valeri, ultime madri d'Italia!
di
Paolo Canetti
Buongiorno
Ornella, buongiorno Franca: quel "filino" di cui parla
dovremmo avere il coraggio di riprendercelo. Più
che del virus, mi preoccupo della deriva autoritaria, per non dire
orwelliana, della nostra società.
Se
per i più, ai primi di marzo la situazione appariva confusa e
catastrofica, ai miei occhi e a quelli di alcuni coraggiosi
professionisti, tra cui medici, essa mostrava chiaramente i segni
dell'inganno. Non
che si voglia sottovalutare la situazione sanitaria, ma essa ha dei
contorni ben delineati, importanti ma non catastofici, che richiedono
misure appropriate ed una giusta comunicazione alla cittadinanza: non
inutile allarmismo, terrorismo sociale, disastro umano prima ancora
che economico. Per
questo ci siamo esposti in prima persona mettendo a repentaglio non
solo la nostra carriera professionale, ma anche i nostri cari.
Abbiamo scritto appelli, pubblicato ricerche, studi, analisi,
articoli giornalistici, tentato perfino, a rischio dell'arresto,
manifestazioni. Tutto
censurato, tutto denigrato, tutto soffocato.
Esiste un' autorità deputata a stabilire la "Verità" ed un' altra fantomatica che sotto il nome di "Patto per la scienza", si arroga, con il beneplacido delle istituzioni e al soldo delle multinazionali farmaceutiche e finanziarie, il diritto di stabilire cosa e chi è scienza: chiuque esponga anche solo una visione critica è bollato con il marchio dell'infamia ed arso, come Giordano Bruno, per ora solo sulla pira giuridico-mediatico-professionale.
Nella
"civile" Europa, il giorno di Pasqua l'Avvocato Beate
Bahner di Heidelberg, esperta e premiata giurista in campo sanitario,
rea di aver presentato ricorso in tutti i gradi della giustizia
tedesca, perchè riteneva le misure adottate dal suo paese illegali
ed anticostituzionali, è stata catturata con tanto di elicottero e
polizia attorno alla sua casa, rinchiusa per due giorni in
"manicomio". Ora non osa più parlare. Stessa sorte è
toccata al cardiologo Thomas Binder, nella pacifica e neutrale
Svizzera. Per aver osato spiegare perchè secondo lui, in qualità di
medico coscienzioso, le misure prese nel suo paese fossero errate.
In
questo girone infenale il popolo italiano ha il primato da fungere da
prima cavia. Ciò che si può imporre all'Italia, sarà poi
sperimentato in Francia ed in fine nel resto del mondo "filo"
occidentale (mercantilista). Il
vero virus, quello che non mi fa dormire da mesi, si chiama egoismo.
In
nome di un presunto accidenti, parafrasando il virologo Giulio Tarro,
"uno dei miliadi di virus e batteri con cui ogni essere vivente
deve trovare il giusto equilibrio e convivere, perché questo è il
segreto ed il miracolo della vita, a ciò è preposto il sistema
immunitario", si calpestano diritti civili costati un fiume di
sangue lungo millenni, il senso stesso dell'umanità.
Su
di esso una turbe di "esperti", "maghi della
comunicazione" ed una classe politica inqualificabile hanno
trasformato un "Popolo meraviglioso", come fummo appellati
dai "Boat people" nell'agosto del 1979, nel peggior "homo
homini lupus".
Il
mondo è atterrito dalle immagini di disperazione provenienti dai
barconi, in balìa della tempesta e dei pirati che affollano le acque
del mar Cinese meridionale.
Mentre
il consenso mondiale delle nazioni tergiversa su cavilli ed
opportunità politiche, l'Italia rompe gli indugi e, senza aspettare
autorizzazione alcuna, invia tre navi della Marina Militare a salvare
i profughi.
Io
allora avevo dieci anni e di quella missione ho un ricordo speciale.
Sono figlio di una dinastia plurisecolare nella forze armate. Su
quelle navi c'era anche un ufficiale dell'esercito, il cugino di mio
padre. I racconti di quei giorni arrivavano a casa di prima mano.
Anche papà, che era maresciallo e si chiamava esattamente come suo
cugino, avrebbe voluto esserci. Dopo
12mila chilometri in mare aperto, senza la possibilità di fare scalo
e con condizioni atmosferiche a dir poco avverse, la Marina militare
utilizzò i suoi tre interpreti (tra i quali due sacerdoti messi a
disposizione dalla Chiesa) per recapitare un messaggio di speranza ai
naufraghi:
“Le
navi a voi vicine sono della Marina Militare Italiana e sono venute
per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come
rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le
navi ci porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre
nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete
imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e
assistenza medica. Dite cosa volete e di cosa avete bisogno”.
È
il momento più duro della missione. I militari erano preparati allo
scenario peggiore possibile, ma non a quello scenario: esseri umani
allo stremo, con in braccio bambini denutriti e condizioni igieniche
disumane. L’ammiraglio De Donno racconta: “Ricordo ancora i loro
occhi: c’era il dolore di aver lasciato tutto, il senso di
smarrimento, le incognite del futuro. E la sofferenza atroce, in
molte donne, nell’aver subito violenze”.
A
quel punto saltano tutti gli schemi, "le procedure per evitare
contagi non esistono più".
Esistono
solo persone al di là e al di qua di una barca, che devono essere
portate in salvo e protette. In tutto la Marina militare salverà 907
persone, tra cui 125 bambini, percorrendo 2640 miglia marine e
perlustrando 250mila chilometri quadrati.
Di
questa storia resta una lettera, scritta dai vietnamiti portati in
salvo e destinata all’equipaggio:
“Ammiraglio,
comandante, ufficiali, sottufficiali e marinai; grazie per averci
salvati! Grazie a tutti coloro che con spirito cristiano si sono
sacrificati per noi notte e giorno. Voi italiani avete un cuore molto
buono; nessuno ci ha mai trattato così bene. Eravamo morti e per la
vostra bontà siamo tornati a vivere. Questa mattina quando dal ponte
di volo guardavamo le coste italiane una dolce brezza ci ha
accarezzato il viso in segno di saluto e riempito di gioia il nostro
cuore. Siete diversi dagli altri popoli; per voi esiste un prossimo
che soffre e per questa causa vi siete sacrificati. Grazie”.
Dove
sono quegli Italiani e quelle Istituzioni che ne erano espressione? Stanno
tutti rinchiusi in casa, i Carabinieri interrompono in Chiesa durante
i funerali (Parrocchia di Gallignano, Soncino), la delazione è
all'ordine del giorno, il linciaggio della prima famiglia che oserà
portare alla luce del Sole i bambini, dietro l'angolo.
A
Lei e Franca Valeri che di quel popolo siete le ultime
rappresentanti, il difficile compito di esserne non madrine, ma
madri. Meglio
morire affogati lottando, che consegnare i bambini ad un mondo così
malvagio. Ombrellone,
stuoia, costume da bagno e ciabatte, le umili armi della lotta
civile, sono pronte, il Sole della Libertà ci attende.