di Gianni Lannes
La pandemia come
pretesto per un maggiore controllo sociale e per un'ulteriore
restrizione delle libertà civili. I “corpi docili” di cui
scrisse Foucault nel suo Sorvegliare e punire siamo noi,
reclusi e ascetici , in questi giorni nebulosi, oppure quelli che si
mettono in coda per il nuovo smartphone? Ogni preoccupazione a
proposito di condizionamento sociale, è utile e importante.
La nostra società
è un corpo malato, una psiche colma d'angoscia. Ma nelle democrazie
avanzate non è mai accaduto che a tutti venisse imposta
arbitrariamente una rinuncia alla libertà individuale. Sia chiaro:
dai passi di ciascuno non dipende la vita di milioni di persone e la
misura complessiva del disastro eterodiretto. Dalle tragiche scelte
dei medici a corto di respiratori nei reparti di terapia intensiva,
fino all'uso delle tecnologie che preludono alla società del
controllo totale, le questioni in gioco sono in realtà più grandi.
Tutte, però, toccano la pandemia infettiva della paura. Non siamo sudditi, bensì
cittadini. Per fortuna, la Natura non partecipa alla farsa in mondovisione del nuovo coronavirus.