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L'Unità - 22 luglio 1984 |
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La Repubblica - 22 luglio 1984 |
di Gianni Lannes
I primi a pagare con la perdita della salute e della vita sono stati i pescatori autoctoni a partire dal 1946. Nel mare Adriatico, dirimpetto a Pesaro, fino a Fano e Cattolica, la seconda guerra mondiale non è ancora terminata. I bassi fondali (12 metri) ad appena 3 miglia dall'arenile sono tappezzati da migliaia di bombe all'iprite e barili di arsenico (made in Italy) targate Mussolini, affondati nell'agosto dell'anno 1944 da un distaccamento germanico specializzato nella guerra chimica e batteriologica, lo stesso che in Valmarecchia ha occultato altri veleni cancerogeni. Ecco una disarmante correlazione epidemiologica nella nazione degli smemorati cronici. Accidentalmente nell'estate del 1984, l'eredità nazifascista ha mostrato il suo conto con il propagarsi di un morbo misterioso. All'epoca (22 luglio 1984) la notizia è stata fornita all'opinione pubblica grazie a un approfondimento del quotidiano L'Unità e da un articolo del giornale La Repubblica.
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/05336&ramo=C&leg=9
https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/05762&ramo=C&leg=9
L'autrice dell'inchiesta, la giornalista Cristina Garattoni, però, non ha vissuto tanto più a lungo, ed è scomparsa in giovane età a causa di un cancro fulminante. In Parlamento giacciono alcune interrogazioni relative all'inquietante fenomeno, che a tutt'oggi non hanno mai avuto una spiegazione dal governo italiano. A Verucchio l'intelligence militare inglese si adoperò per annientare poco prima dello sfondamento della Linea Gotica, uno speciale reparto tedesco munito del micidiale Sarin. I soldati britannici dragarono invano anche il torrente Marecchia alla ricerca di quel pericoloso gas nervino. Inoltre, il Governo italiano non ha mai chiarito la destinazione finale di oltre 100 mila ordigni imbottiti di iprite, custoditi segretamente (14° deposito Regia Aeronautica) in alcun gallerie ferroviarie sotto Urbino, fino a San Leo vicino a Santarcangelo di Romagna.
Biancani, l'attuale sindaco di Pesaro nel 2017, in Consiglio regionale ha votato contro una mozione che prevedeva la bonifica del mare dai pericolosi residuati bellici. Il livello di inquinamento marino in tale zona dell'Adriatico centrale è noto all'ONU, ma ignoto alla stragrande maggioranza della popolazione locale. Perché nelle Marche (come in gran parte d'Italia) gli amministratori pubblici non si prodigano per attivare la bonifica dei fondali e tutelare la salute pubblica? Ma gli ecologisti del Belpaese smemorato sono caduti in letargo?