di
Gianni Lannes
La scuola è il fulcro della società in uno Stato di diritto. Chi
vuole un belpaese di analfabeti funzionali? Addio gioco, contatto umano, fantasia, creatività, relazioni sociali a portata di mano? A chi giova un futuro di automi? Il divieto
di socialità e la distanza interpersonale non sono vita e scuola,
soprattutto quando si opera al ribasso dei contenuti didattici. Nel
2020 basta un semplice virus assemblato in laboratorio all'estero e
diffuso per vedere l'effetto che fa, per sospendere, limitare o,
peggio, abolire la libertà e il diritto allo studio in presenza
scolastica. Didattica a distanza nel belpaese? Alla luce
inequivocabile dei fatti: un maldestro palliativo diseducativo e pervasivo - spesso gestito da
privati con finalità nebulose - che alimenta le diseguaglianze,
acuisce l'isolamento sociale e scava nell'intimità personale di
grandi e piccini. Docenti e istituzioni pretendono che anche i bimbi delle elementari siano interconnessi constantemente alla rete di Internet.
Le indicazioni contenute nell'ambiente on line per la didattica a distanza aperto dall'Indire e quelle promosse dal progetto «Solidarietà digitale» del Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione rimandano all'uso di piattaforme digitali private, con rischi legati alla privacy e alla proprietà dei dati, nonché alle implicazioni pedagogiche che l'inserimento di tali piattaforme comporterebbe nella scuola pubblica. La risposta delle istituzioni scolastiche si scontra peraltro con l'insufficienza delle infrastrutture: i dati sulla diffusione della banda larga nel Paese che, sulla base del piano strategico per la diffusione della sicura banda larga via cavo in fibra ottica (per la salute), approvato nel marzo del 2015, avrebbe dovuto portare l’internet super veloce a tutti gli italiani entro il 2020, testimoniano il grave ritardo nello sviluppo delle infrastrutture nell'ambito delle telecomunicazioni. Secondo recenti studi del Politecnico di Milano, a dicembre 2019 risultavano non ancora utilizzati 1,14 miliardi di euro di fondi Pon e Por europei 2014-2020. Si sta, quindi, determinando nel Paese una condizione di discontinuità e disparità tra studenti, in particolare per gli alunni con disabilità che spesso utilizzano strumenti digitali perché facilitano loro lo svolgimento dello studio. Mentre un numero sempre maggiore di studenti e di scuole utilizza piattaforme di videoconferenza, si segnalano numerosi episodi di "Zoom-bombing": conferenze e lezioni a distanza interrotte da immagini pornografiche o di hate-speech, con evidenti pericoli per i minori coinvolti.
Il ministro Azzolina ha indicato strumenti, quali piattaforme per l'insegnamento a distanza, webinar di formazione e contenuti digitali, al fine di garantire la continuità dell'attività didattica. Le istituzioni scolastiche hanno cercato di rispondere alle nuove esigenze con le risorse disponibili, ma la situazione si mostra tale per cui la tecnologia messa a disposizione, non sembra all'altezza di sostenere questa speciale contingenza. Gli strumenti informatici delle scuole appaiono infatti fatiscenti su quasi tutto il territorio nazionale: in particolare, non ci sono linee dedicate da utilizzare in situazioni di emergenza per lo svolgimento di attività didattiche a distanza, tali da assicurare la massima riservatezza dei dati e delle immagini. La situazione emergenziale, la mancata formazione della maggior parte dei docenti alla didattica digitale e la necessità di pervenire a soluzioni in tempi ristretti rischiano di determinare errori di rilevante importanza: si pensi agli strumenti di profilazione e alla valutazione dei rischi in termini di intimità e protezione dati. In un contesto in cui, dal punto di vista generale, si cerca di valutare tutti gli aspetti di tutela e di violazione della privacy e si parla di educazione per i ragazzi alla cittadinanza digitale, sopratutto in merito a questo aspetto, si sta di fatto lasciando le scuole, anzi i singoli docenti, a fronteggiare da soli nodi e difficoltà. Alcuni insegnanti hanno potuto lavorare su registri elettronici che prevedevano la modalità di svolgimento di lezioni in classi virtuali, ma altri sono stati reindirizzati dagli stessi registri su piattaforme esterne, mentre altri si sono arrangiati utilizzando piattaforme o canali più noti ma privati. Alcune piattaforme messe a disposizione delle grandi aziende della Big Tech o canali di maggiore diffusione - ma privati - sono notoriamente considerati poco discreti, così che una ingente massa di informazioni, immagini, voci e dati di varia natura di milioni di minori sono stati riversati su canali poco sicuri, cui un qualsiasi soggetto con competenze informatiche appena al di sopra della media può tranquillamente accedere e da cui può attingere.
Di conseguenza, destano enormi preoccupazioni le recenti dichiarazioni del ministro pentastellato Azzolina, in merito alle opzioni previste riguardo alla riapertura dell'anno scolastico e alla possibilità di ripartire a settembre, con classi miste, tra didattica a distanza e in classe. La cosiddetta “emergenza sanitaria” ha evidenziato le fragilità del sistema scolastico e al tempo stesso la necessità della centralità della scuola e l'importanza per le famiglie di essere adeguatamente supportate. Con l'avvio della «fase 2» e la riapertura nominale, ovvero sulla carta, di gran parte delle aziende nulla è ancora cambiato per la scuola. Nella sostanza, nel settore centrale e trainante della società, la scuola, non succede nulla di rilevante rispetto alla «fase 1».
Diverse
le polemiche in merito all'irricevibile ipotesi ministeriale di
ripartire a settembre 2020 con metà alunni a scuola e metà
collegati da casa e con un'alternanza nella settimana degli alunni
sui banchi di scuola. In questa difficile fase di ripartenza per le
famiglie, sarebbe un aggravio di responsabilità ulteriore non avere
delle linee guida nell'organizzazione scolastica. È di tutta
evidenza che turnazione e didattica a distanza sono improponibili per
ragioni pedagogiche, educative, emotive, psicologiche, culturali,
economiche. Quali misure urgenti intenda adottare il ministro pro
tempore Azzolina per aiutare le famiglie e, soprattutto, i genitori
che devono lavorare e non possono assentarsi dal lavoro e in che modo
intenda far fronte alla riapertura dell'anno scolastico a settembre
2020, vista l'assoluta improponibilità della didattica mista?
Ora
più che mai la scuola ha bisogno di investimenti, risorse,
assunzioni. La scuola deve essere un tema centrale della ripartenza
dell'Italia. Sotto il profilo dell'agibilità degli edifici
scolastici, nel report
del Servizio Studi della Camera dei deputati del 15 aprile 2020
dedicato a "Edilizia scolastica e sicurezza nelle scuole",
si menzionano recenti interventi riguardanti la sicurezza nelle
scuole a seguito del Coronavirus, al fine di tutelare la salute del
personale scolastico e degli studenti,
e si menziona in particolare la necessità di adottare piani per
l'adeguamento antincendio, per l'efficientamento energetico, per la
costruzione di poli per l'infanzia e scuole innovative, per
adeguamento strutturale ed antisismico delle scuole e risorse per
l'edilizia scolastica ai Comuni e alle Province. Come al solito si
tratta delle solite promesse governative mai mantenute? È necessario
intervenire con urgenza al fine di porre in essere fin da subito (e
di non procrastinare a settembre) opportune misure per l'effettiva
messa in sicurezza degli edifici scolastici, compatibilmente con le
vigenti norme per l'edilizia scolastica e al riparto delle competenze
stabilito dall'articolo 3 della legge 11 gennaio 1996, numero 23 e
dalla giurisprudenza della Corte costituzionale (segnatamente,
sentenze 62/2013, 284/2016 e 71/2018), a partire finalmente dalla
bonifica del cancerogeno amianto, disseminato ormai in condizioni critiche, dentro 2 mila scuole pubbliche.
Appare
infatti assolutamente necessario che si faccia, al più presto,
chiarezza sul piano strategico che l'esecutivo del bis Conte intende
adottare per la scuola di ogni ordine e grado e l'insegnamento, posta
la necessità di riprendere, da settembre, un'attività scolastica
che garantisca il diritto allo studio, inclusione e riduzione del gap
tecnologico, rispetto dei diritti e delle libertà individuali e dia
certezze sulla qualità dell'insegnamento.
È
necessario che a settembre 2020 tutti gli studenti, a partire dai più
piccoli, possano rientrare in classe perché la scuola non è solo
apprendimento, è soprattutto relazione. La possibilità che
l'abbandono, la dispersione e la povertà educativa aumentino
esponenzialmente è un rischio che non ci si può permettere. Per
dirla con Bertrand Russell: «Ogni governo che controlli l’educazione
per una generazione sarà in grado di controllare i suoi sudditi
senza il bisogna di armi o di poliziotti». Dunque, alimentare il senso critico e non la passività del pensiero unico accompagnata dall'accettazione del peggio imposto dalle autorità. Ancora e sempre don Lorenzo Milani: "L'obbedienza non è una virtù". La scuola, per definizione, non può essere a distanza, perché essa è intessuta di relazioni umane, il suo vero tesoro.
Riferimenti:
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedagogia
Gianni Lannes, IL GRANDE FRATELLO, Draco edizioni, Modena, 2012.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=pedagogia