12.11.19

MAFIA AL COMUNE DI MANFREDONIA: DECRETO DI MATTARELLA

 

 

di Gianni Lannes

Ecco il feudo dei Romito: il buco nero della criminalità organizzata, la testa pugliese della piovra mafiosa che - secondo le più alte cariche dello Stato - ha infiltrato e condizionato la pubblica amministrazione. Esattamente 24 giorni dopo il provvedimento del Consiglio dei ministri su relazione del ministro dell'Interno Lamorgese - nonché del prefetto di Foggia Raffaele Grassi - il Presidente della Repubblica scioglie definitivamente l'amministrazione comunale di Manfredonia infiltrata dalla mafia. A capo del municipio in veste ufficiale di sindaco c'era il geometra Angelo Riccardi del partito democratico. Peraltro, il Comune sipontino è stato trascinato dagli amministratori pubblici del piddì in una situazione fallimentare (un debito milionario), certificata anche dalla Corte dei Conti. Nel frattempo, proprio ieri, nel tardo pomeriggio è stato assassinato a colpi d'arma da fuoco, a Macchia di Monte Sant'Angelo, Pasquale Ricucci, classe 1974, ritenuto un esponente della criminalità garganica, in guerra con il clan Li Bergolis.


Ha scritto nero su bianco, in maniera inequivocabile, il capo dello Stato: 
 

«All’esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale» rileva pertanto «che la permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettività e ha determinato la perdita di credibilità dell’istituzione locale» tanto che «al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale, si rende necessario l’intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l’interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell’ente».


Riferimenti:





Il Gargano nella relazione DIA (secondo semestre 2018):


Criminalità sul Gargano: la relazione della DIA del secondo semestre 2018
Secondo la Direzione Investigativa Antimafia "i Li Bergolis, originari di Monte Sant’Angelo, operano in sinergia con altri sodalizi presenti nell’area del promontorio nonché con il clan foggiano Francavilla. Sono in conflitto con il clan Romito-Gentile di Manfredonia-Mattinata, che vanta, invece, rapporti con i clan Moretti e Trisciuoglio della Società foggiana, con la malavita di Cerignola e con gruppi del promontorio garganico, in particolare di Vieste e Monte Sant’Angelo. E, si legge, "la contrapposizione tra i clan Li Bergolis e Romito si ripercuote anche nella faida di Vieste, essendo il primo schierato a favore del gruppo Iannoli-Perna, mentre il secondo risulta alleato dei Raduano e dei Ricucci (originari, questi ultimi, della frazione Macchia di Monte Sant’Angelo). L’incisivo intervento nell’area delle Forze di polizia è stato determinante nel bloccare la stagione di sangue che aveva caratterizzato il primo semestre del 2018 originata appunto dallo scontro tra le opposte fazioni dei clan Raduano e Iannoli-Perna".

La relazione della DIA ricorda, le operazioni “Neve Fresca” ed “Agosto di Fuoco”, che, "oltre a conclamare l’esistenza di quest’ultimi “nuovi” clan quale risultato della sanguinosa scissione nell’ambito del clan Notarangelo, ne hanno descritto assetti, equilibri e sinergie"
Quindi, "hanno, altresì, evidenziato come l’oggetto della contesa tra i sodalizi fosse il controllo delle attività illecite nella città di Vieste, confermando l’importanza strategica della cittadina sia nel traffico degli stupefacenti, sia nelle attività di estorsione e riciclaggio. In particolare, in un contesto territoriale segnato da un forte dinamismo criminale, le più recenti acquisizioni investigative confermano la spiccata vocazione dei sodalizi dell’area al narcotraffico internazionale, realizzato attraverso proficue joint venture con criminali albanesi, ai quali viene garantito lo sbarco degli stupefacenti (soprattutto marijuana), in larga scala, sulla litoranea garganica, nonché la gestione, a livello locale, di una florida piazza di spaccio durante il periodo estivo".

"Nel dettaglio - scrive la DIA - "la menzionata operazione “Neve Fresca” ha posto in evidenza la caratura criminale del capoclan dei Raduano, connotato da capacità di coordinare, comandare e finanziare le attività del clan di cui, in tempi brevi, è diventato elemento di vertice indiscusso, forte anche dell’appoggio dei Romito-Gentile, dei Ricucci di Monte Sant’Angelo e della malavita di Cerignola. L’indagine ha delineato, inoltre, le caratteristiche fondamentali dell’organizzazione, che presenta una struttura verticistica con ferree gerarchie, metodologia mafiosa, gestione di una cassa comune, disponibilità di risorse ed uomini, nonché di luoghi (masserie, terreni e casolari) dove tenere i summit e nascondere stupefacenti e armi. L’operazione “Agosto di Fuoco” (originata dalle indagini in ordine all’omicidio di un elemento apicale della famiglia Notarangelo) ha riguardato, invece, il gruppo Perna-Iannoli impegnato nel tentativo di colmare i vuoti creatisi nel rifornimento delle piazze di spaccio a seguito dagli arresti subiti dal gruppo Raduano".

Per la Direzione Investigativa Antimafia, "federato al sodalizio Li Bergolis" sarebbe "anche il gruppo Martino che graviterebbe nel territorio di San Marco in Lamis e sarebbe collegato alla batteria mafiosa dei Moretti-Pellegrino di Foggia, nonché con la criminalità di San Severo". Per la DIA ci sarebbe "una forte rivalità con il gruppo Di Claudio-Mancini stanziato a Rignano Garganico, paese al confine con il comune di San Marco in Lamis".

A San Nicandro Garganico "graviterebbero" invece "in contrasto tra loro" - sempre secondo la DIA - "il gruppo Ciavarrella-Giovanditto (di recente indebolito dall’arresto della gran parte dei sodali) ed il clan Tarantino, che sembrerebbe invece in fase di ripresa. Su Vieste opera anche il gruppo Frattaruolo (con propaggini su Manfredonia), mentre il clan Prencipe è originario di San Giovanni Rotondo".

Si legge nella relazione che "tutti questi gruppi sono attivi nello spaccio di sostanze stupefacenti (anche con la gestione di piantagioni di cannabis) e nelle estorsioni in danno di imprenditori"
"A Manfredonia, come anticipato, il 16 ottobre 2018 i Carabinieri hanno tratto in arresto due appartenenti alla criminalità organizzata garganica ritenuti gli esecutori materiali della Strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017, nel corso della quale furono uccise quattro persone tra cui il boss del clan Romito. In particolare, ad uno dei due, pregiudicato manfredoniano legato al clan Li Bergolis, è stato contestato il quadruplice omicidio con l’aggravante del metodo mafioso, sia per la particolare efferatezza nelle modalità esecutive, sia per le finalità perseguite, connesse alla volontà della cosca di condizionare, attraverso l’eliminazione del boss, gli equilibri criminali dell’intera area garganica. L’inchiesta ha fatto luce, tra l’altro, sul coinvolgimento nel quadruplice omicidio di un altro pregiudicato appartenente alla mafia garganica, rimasto egli stesso ucciso ad Amsterdam, il successivo 12 ottobre 2017, in circostanze non chiare e per mano di un soggetto, reo confesso, il quale avrebbe appreso direttamente dalla propria vittima i dettagli sull’eliminazione del boss Romito.
Gli esiti dell’indagine, nel confermare quale reggente del clan il nipote del patriarca Li Bergolis (attesa la detenzione di altri elementi apicali) hanno, inoltre, ricostruito gli appoggi su cui il sodalizio può contare nell’intero promontorio, in particolare, da parte delle famiglie Tarantino di San Nicandro Garganico e Lombardi (detti i Lombardone) di Monte Sant’Angelo, nonché il rapporto sempre più organico tra il gruppo criminale Ricucci della frazione Macchia di Monte Sant’Angelo e quello dei Gentile-Romito".



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