14.11.23

ASSASSINI PLURIMI E STRAGISTI LIBERI!

 

Colosimo e Ciavardini 

di Gianni Lannes

Quale giustizia nel Belpaese? A Roma, si aggirano - col favore dello Stato italiano - almeno tre stragisti conclamati. E poi in scena c'è l'altra Giorgia, la favorita della Meloni. E le foto compromettenti? Ecco il “volto nuovo” della politica tricolore, Chiara Colosimo, neo presidente della Commissione parlamentare “antimafia”, ossia una garanzia. In un fermo immagine risalente all'anno 2012 parla durante una trasmissione di MTV, mentre sullo sfondo appare l'immagine di Corneliu Zelea Codreanu, leader della Guardia di ferro romena e noto sostenitore del nazifascismo. Non è tutto. C'è anche lo scatto con Luigi Ciavardini, lo stragista dei Nar, uno degli autori della più grave strage di matrice eversiva della storia italiana, mai dissociato. La foto ripresa nel carcere di Rebibbia, lascia intendere una certa confidenza e intimità tra i due. Parola dell'onorevole Colosimo: «Sono rimasta sorpresa anche io e capisco che possa dare questa impressione, in effetti non è una posa istituzionale. Io davvero non ricordo con precisione in quale occasione sia stata scattata, saranno passati circa dieci anni». Attualmente, il livello istituzionale italiano non è rasoterra, bensì sprofondato.


Chiara Colosimo
 

Corneliu Codreanu

Per la cronaca documentata: il suddetto Ciavardini è stato condannato a 30 anni di reclusione per la strage di Bologna, unitamente ai pluriassassini Mambro&Fioravanti (che insieme assommano ben 17 ergastoli e oltre un secolo di reclusione, eppure sono liberi); e Bellini, a 13 anni per l'omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e a 10 anni per l'omicidio del giudice Mario Amato. Giusva Fioravanti, la sera del 23 giugno 1980, festeggiò a ostriche e champagne. Poche ore prima il giudice romano Mario Amato, un magistrato impegnato a tempo pieno nelle inchieste sul terrorismo nero, era stato assassinato con un colpo di pistola alla nuca. “Il giudice più odiato dalla destra eversiva” (la definizione è di Fioravanti) era stato tolto di mezzo per sempre.  


il giudice Mario Amato

(Roma, 23 giugno 1980: il cadavere del giudice Mario Amato)

 

Era il giudice con la scarpa bucata: «... Sono stato lasciato completamente solo...». 23 giugno 1980. Alle 8.00 in punto Mario Amato, sostituto procuratore della repubblica di Roma, esce di casa per andare a prendere l’autobus. La sua auto era dal meccanico, quella dell’ufficio sarebbe arrivata non prima delle 9.00, troppo tardi per raggiungere il suo luogo di lavoro in piazzale Clodio. Compie pochi passi, quando alla fermata della linea 391, di fronte al civico 272 di viale Jonio, viene ucciso da un colpo di arma da fuoco. Un solo proiettile, mortale, di calibro 38 special, la stessa usata per uccidere Piersanti Mattarella a Palermo.

Fu «un omicidio più facile di uno scippo» come scrisse il giornalista Andrea Purgatori, sulla prima pagina del Corriere della Sera. Solo, per strada, è stato ‘facile’ sparargli alle spalle, senza nemmeno guardarlo in faccia. Dopo l’omicidio, i fotografi scattano le foto da mandare ai giornali. Il lenzuolo bianco, il capannello di persone in via Monte Rocchetta, nel quartiere romano di Montesacro, ma ad un cronista non fugge un dettaglio che racconta tanto del magistrato. Sulla punta di una scarpa, la sinistra, c’è un buco che parla di un marito, di un padre, uomo attaccato al lavoro, vissuto come una missione, dicono di chi non vuole perdere tempo, né occupandosi delle suole di una scarpa logora né aspettando una macchina pigra.

L'ennesimo assassinio benedetto dai soliti Fioravanti e Mambro. A sparare un colpo alla nuca del magistrato che stava aspettando il pullman per andare al lavoro fu Cavallini, a guidare la moto il complice Ciavardini. Sì, proprio lui, quel Luigi Ciavardini ricomparso in una fotografia che lo ritrae insieme all’onorevole Chiara Colosimo, attualmente presidente della Commissione parlamentare antimafia. Una fotografia che ha provocato la giusta ribellione di molti familiari delle vittime delle stragi, che proprio non possono perdonare alla Colosimo un atteggiamento così confidenziale da sembrare sintomatico o di grave ignoranza, o di ancor più grave compiacenza. Entrambe colpe comunque inescusabili in chi sieda su quella poltrona.

Dopo l’attentato mortale, il gruppo rivendica l’omicidio. Il giorno dopo, i Nar chiamano il quotidiano “La Repubblica” per indicare il luogo dove avevano ‘nascosto’ un documento di rivendicazione, dal titolo “Chiarimenti”. “Siamo i Nar, abbiamo ucciso noi il giudice Amato. Troverete un volantino nella cabina telefonica di via Carlo Felice”. «Non c’è bisogno di covi né di grandi organizzazioni: tre camerati fidati e di buona volontà bastano. Amato ha chiuso la sua squallida esistenza, imbottito di piombo. Altri la pagheranno», si legge nel documento. Erano trascorsi 97 giorni dall’assassinio del giudice Giacumbi, 98 da quello del giudice Minervini, 100 da quello del giudice Galli.

Amato era tornato a Roma da tre anni, per riprendere le indagini sul terrorismo di destra lasciate da Vittorio Occorsio, collega ucciso nel 1976 da Pierluigi Concutelli, considerato il capo militare del Movimento politico ordine nuovo. Un’eredità scomoda, una battaglia che ha combattuto senza nessuno.

Durante la sua audizione del 25 marzo davanti al Consiglio superiore, che aveva avviato un’inchiesta sulla gestione della Procura di Roma, il magistrato racconta che era stato lasciato solo a scoprire i segreti della destra nera e i con la Banda della Magliana.

«Sono stato lasciato completamente solo a fare questo lavoro, per un anno e mezzo. Nessuno mi ha mai chiesto cosa stesse succedendo. Solo una volta sono stato chiamato dal procuratore capo a proposito del nominativo di un collega trovato nell’agenda di un professore arrestato. Recentemente ho molto insistito per avere un aiuto sia perché sono stato bersagliato da accuse e denunce in quanto vengo visto come la persona che vuole “creare” il terrorismo nero, sia perché le personalizzazioni tornano a discapito dello stesso ufficio. Affiancandomi dei colleghi sarebbe possibile, infatti, sia ridurre i rischi propri della personalizzazione dei processi, sia darmi un conforto in quanto, se dei colleghi giungessero a conclusioni analoghe alle mie, sarebbe evidente che le stesse non sarebbero frutto della mia asserita faziosità. Oltre a tali motivazioni vi è, poi, anche quella che non ce la faccio più da solo perché è un lavoro massacrante che comporta la necessità di tenere a mente centinaia di nomi e centinaia di dati, il che è impossibile per una persona sola. Nonostante, peraltro, le più reiterate e motivate richieste di aiuto, a tutt’oggi, tale aiuto non mi è stato dato».

Il 13 giugno, alle 9.30, Amato si presentò per la seconda volta davanti al Csm e racconta di più del suo lavoro:

«Si tratta di un ambiente che ha legami e diramazioni dappertutto. Specialmente per il fatto che ero il solo a svolgere detta attività mi sono trovato più volte esposto ad attacchi o della stampa, o dei legali che sono molto legati a certi ambienti. Costoro hanno cercato più volte di mettermi in cattiva luce e di indicarmi come persona faziosa, che non sa fare il proprio lavoro e cose del genere».

Il giudice non solo non viene supportato nelle sue ricerche, ma viene addirittura scoraggiato e osteggiato dai sui colleghi. Un nome su tutti, rimbalza spesso tra le cronache di allora, quello del giudice istruttore Antonio Alibrandi, padre di Alessandro, detto Alì Babà, esponente di primo piano dei NAR e amico fraterno dei fratelli Fioravanti, rimasto ucciso in un conflitto a fuoco in cui muore anche l’agente Ciro Capobianco.

«Ho avuto la sensazione che un uomo vestito di beige lo stesse seguendo», raccontò un testimone. Alto circa un metro e 75, viso scoperto, capelli bruni e abiti da travet, era la descrizione. A premere il grilletto, si capirà dopo, è stato Gilberto Cavallini, membro dei Nar che dopo aver lasciato per terra, senza vita, il giudice, fugge su una moto di grossa cilindrata guidata proprio da Luigi Ciavardini, diciasettenne. I mandanti? Valeria Mambro e Giusva Fioravanti, leader del terrorismo nero. Nomi che conquisteranno gli onori della cronaca per la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto. La sera che uccise Amato, Cavallini, con Fioravanti e la Mambro, era a Treviso. Festeggiarono cenando con ostriche e champagne. Raccontò dell’emozione provata al momento dello sparo, della vampata della pistola, dei capelli della vittima che si erano aperti volando via. «Ho visto il soffio della morte» disse.

Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, hanno ammesso il loro coinvolgimento, utilizzando parole sprezzanti nei confronti del magistrato. Ancora oggi lo stesso Ciavardini ripete quelle tesi infamanti proposte dai Nar sul giudice assassinato.

Apparentemente i Nar erano una organizzazione ‘spontaneista’, ovvero non collegata con le sigle storiche dell’eversione nera. Questo è il ritratto che da sempre Fioravanti, Mambro e Ciavardini hanno voluto dipingere per l'opinione pubblica. L’ultimo processo sui mandanti della strage di Bologna - che ha visto la condanna di Paolo Bellini - tratteggia però uno scenario ben differente. La tesi dell’accusa, accolta dai giudici di primi grado, è che i Nar fossero stati finanziati direttamente dalla P2 di Licio Gelli. Già nei processi precedenti diversi collaboratori (come Calore ed Aleandri) avevano riferito con molti dettagli i contatti tra l’area eversiva neofascista dell’epoca con Gelli. In sostanza quello che poteva apparire come un movimento di “magnifici pazzi” era in realtà parte di un arcipelago, costruito e manipolato da ben altri poteri. Il 30 luglio 1980 a Roma, Mambro e Fioravanti ricevettero da un portaborse di Licio Gelli, un milione di dollari, come anticipo (su 5 milioni di dollari effettivamente ricevuti dal Conto svizzero denominato “Bologna”) per la strage alla stazione felsinea.

L’omicidio Amato, in questo senso, è esemplare. Per comprenderne le reale portata e il significato politico occorre partire dai primi mesi del 1980. Dopo l'uccisione di Vittorio Bachelet al CSM arriva come vice presidente Ugo Zilletti, legato alla galassia piduista di Licio Gelli.

Il 13 giugno 1980, mentre i Nar preparavano l’agguato del 23 giugno, Mario Amato torna al CSM, per una seconda convocazione. Questa volta si concentra nel disegnare il quadro dell’eversione nera, tornando a chiedere apertamente un aiuto:

«Per fare il quadro generale della situazione in cui mi sono venuto a trovare devo dire che mi sono trovato a dover svolgere indagini in un ambiente molto difficile e cioè quello della destra romana. Si tratta di un ambiente che ha legami e diramazioni dappertutto. Specialmente per il fatto che ero il solo a svolgere detta attività mi sono trovato più volte esposto ad attacchi o della stampa, o dei legali che sono molto legati a certi ambienti. Costoro hanno cercato più volte di mettermi in cattiva luce e di indicarmi come persona faziosa, che non sa fare il proprio lavoro e cose del genere».

Il verbale dell’audizione del 13 giugno termina con una annotazione: “m. 233 - pista 1-4”. E’ l’indicazione della bobina magnetica della registrazione dell’intervento di Mario Amato. La trascrizione è stenografica. Dunque, come sempre avveniva al SMS, l’audizione era stata registrata.

Quei nastri, però, sono nel frattempo spariti. Il Consiglio superiore della magistratura ha provato, anche recentemente, a cercarli, ma senza successo.

Il 23 giugno 2022 la testata "Roma Today" ha pubblicato una lunga inchiesta sull'attività dell'associazione "Gruppo Idee", intitolata "Il Nero Ciavardini, la rete tra Rebibbia e il Consiglio Regionale del Lazio".

L'associazione è stata fondata nel 2009 da Luigi Ciavardini, già esponente di Terza Posizione e dei NAR, condannato in via definitiva per la strage del 2 agosto 1980, insieme a Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, oltre che per gli omicidi dell'agente di polizia Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato, agguati avvenuti poco prima della strage di Bologna.

L'inchiesta ha approfondito l'attività dell'associazione Gruppo Idee riportando, tra l'altro, in video la testimonianza di una volontaria del carcere di Rebibbia. Nel racconto la donna, coperta dall'anonimato per evidenti ragioni di sicurezza, riferisce quanto segue: "diversi anni fa partecipai ad un bando, attraverso l'Associazione Gruppo Idee, perché il Gruppo Idee ha più associazioni che sono riconducibili al Nar Luigi Ciavardini"; la testimone prosegue: "in questo corso vi era un detenuto che era stato declassificato dal 41 bis e non si sa come e perché me lo sono ritrovato al mio corso (...). l'ho dovuto sospendere dal corso per delle cose gravissime che ha scritto, soprattutto sul giudice Borsellino, che ha scritto contro il 41 bis (...). La colpa del giudice è stata quella che nel 1992 lo ha fatto arrestare. Quindi lui era estremamente arrabbiato con il giudice, tanto da far sposare il figlio il 19 luglio del 2018, la ricorrenza della morte di Borsellino, per vendetta"; inoltre la testimone informa che: "quando decido di sospenderlo, il Gruppo Idee mi contatta e mi dice perché sono andata dal direttore a sospendere questo detenuto e perché non mi sono rivolta a loro. Dopo circa dieci mesi dall'accaduto, io mando via questo boss dal corso, e vengo minacciata da un altro detenuto catanese, sempre iscritto al Gruppo Idee (...). Un componente del Gruppo Idee mi ha scritto questo (...), si è giustificato dopo dieci mesi dal brutto episodio di cui sono stata vittima, dicendomi che le persone che frequentavano il mio corso, erano state demandate da lui e che il detenuto in questione non ha voluto essere reinserito. Vuol dire che ha scelto lui i detenuti, perché iscritti alla sua associazione, quindi al Gruppo Idee, e li ha scelti lui e non li ha fatti scegliere all'area educativa".

Secondo il racconto, dunque, il Gruppo Idee svolgerebbe attività di formazione all'interno del carcere, di fatto scegliendo i detenuti beneficiari, in violazione delle regole carcerarie che prevedono l'esclusiva competenza dell'area educativa e della direzione.

Germana de Angelis, presidente del Gruppo Idee, nonché moglie di Ciavardini, ripresa in video da "Roma Today", ha poi affermato: "ci contattano gli avvocati e poi, laddove possibile, li mettiamo sul lavoro (...). Generalmente ci sono degli avvocati che ormai sanno che ormai comunque facciamo questo tipo di attività, ci contattano e ci chiedono la disponibilità".

Nella videoinchiesta pubblicata all'interno del servizio giornalistico, la stessa presidente del Gruppo Idee tra l'altro afferma: "sì, certo, noi, Gilberto Cavallini lo abbiamo fatto uscire da Terni, certo (...). Gilberto Cavallini è una delle persone che noi abbiamo aiutato, abbiamo fatto un percorso lunghissimo"; si riferisce all'ex NAR Gilberto Cavallini, condannato in via definitiva insieme a Luigi Ciavardini, per l'omicidio di Mario Amato, ed in primo grado alla Corte di assise di Bologna per la strage del 2 agosto 1980. Ciavardini è stato recentemente rinviato a giudizio per falsa testimonianza, con riferimento alla sua deposizione resa nel 2018 proprio durante il giudizio per la strage nei confronti di Cavallini.

L'interrogazione a risposta orale numero 3-05045, presentata il 26 settembre 2005 e indirizzata al ministro dell'Interno non ha mai avuto risposta:

«nei giorni scorsi, nel Comune di Velletri, il movimento neofascista «Forza Nuova», in un tripudio di croci celtiche e cori inneggianti alla Repubblica Sociale Italiana, ha organizzato un dibattito pubblico sul tema degli «Anni di Piombo», a cui ha partecipato, quale «ospite d'onore» tale Luigi Ciavardini, condannato per l'omicidio di due poliziotti ed un giudice, in carcere per 21 anni ed in attesa di sentenza per la strage di Bologna, in cui persero la vita 85 persone; il signor Ciavardini, nel corso dell'incontro, ha dichiarato, in merito alla strage della Stazione di Bologna, di «non essere interessato a sapere chi abbia ucciso 85 persone» a seguito dello scoppio dell'ordigno; all'incontro hanno preso parte diversi rappresentanti istituzionali del Comune di Velletri, tra cui Assessori e consiglieri comunali i quali, insieme al Sindaco della Città, interpellato allo scopo, non hanno sentito il bisogno, istituzionale prima che politico, di prendere le distanze da tali personaggi e da tali affermazioni; infatti, alla manifestazione di sdegno e di ferma condanna, espressa dall'opposizione consiliare e da un crescente movimento di opinione pubblica, non ha corrisposto, a giudizio degli interroganti, un atteggiamento di uguale condanna e stigmatizzazione da parte dell'Amministrazione comunale nei confronti della presenza e delle affermazioni del terrorista nero; il giorno seguente sono apparsi nella città manifesti e scritte con sopra la rappresentazione di scheletri di chiaro stampo razzista, sessista e antisemita recanti i nomi dei consiglieri comunali dei democratici di sinistra che più di altri si erano spesi in Consiglio comunale per la richiesta di condanna dei fatti avvenuti; vale solo la pena ricordare che la Città di Velletri è medaglia d'Argento al Valor Civile ed ha pagato con un tributo di sangue la lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo».


Riferimenti:

https://www.csm.it/web/csm-internet/aree-tematiche/per-non-dimenticare/mario-amato

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/audizione+25+marzo+1980+integrata.pdf/d152f46e-afa6-c35c-ff0a-0fddda5ef405

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/Audizione+13+giugno+1980.pdf/28ca7bd6-a134-aed7-fc52-ed74fab25946

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/plenum+25+lug+1980.pdf/2e2c26da-3cd9-f330-5d11-ac77992681f6

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/disciplinare+alibarndi+11feb81.pdf/0d877add-0bc4-dcab-5ff3-86537a6cd008

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/Procura+generale+azione+disciplinare+nei+confronti+di+Antonio+Alibrandi%C2%A022+maggio+1981%3B.pdf/02d51df3-1e47-0e1b-31b2-9f6dc801f4bb

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/Ordinanza+de+matteo.pdf/17713d43-0e8d-6eb4-f290-7b1bbb62c8e6

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/sen+ss+uu+de+matteo.pdf/257fd79c-32a7-ea87-ca61-5862dcc8a286

https://www.csm.it/documents/21768/2414983/art2+de+matteo+plenum+7mag80+ant.pdf/79548193-08ba-0b13-8e61-ec0bac9d3486

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+1+parte/58234026-58b2-b0e0-3110-97e6c7144696

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+2/f9b8845e-e3a8-5a65-be6b-b1cb7d3ee28f

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+3/95080b35-febf-eb4f-3e57-a71f29547aa5

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+3/95080b35-febf-eb4f-3e57-a71f29547aa5

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+4/006dd2f1-b168-7ea5-9170-042c6efd735a

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+5/caaed736-79a8-4a54-114f-05f5c9a2a7f9

https://www.csm.it/documents/21768/2411849/Corte+d%27Assise+d%27Appello+di+Bologna+-+2+luglio+1988+-+parte+1/6c707dff-43de-aa67-efd9-473e4ceaffec

https://www.csm.it/documents/21768/2414137/Corte+assise+Bologna+5+aprile+1984+-+parte+2/f9b8845e-e3a8-5a65-be6b-b1cb7d3ee28f

https://www.csm.it/documents/21768/2411849/Corte+d%27Assise+d%27Appello+di+Bologna+2+luglio+1988+-+parte+3/8bbc7b1e-c012-246b-ff68-70a64376f332

https://www.csm.it/documents/21768/2411849/Corte+d%27Assise+d%27Appello+di+Bologna+-+2+luglio+1988+-parte+4/5892b171-a4f2-e479-06fd-d0061e4e4a59

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https://www.csm.it/documents/21768/2414983/Ordinanza+de+matteo.pdf/17713d43-0e8d-6eb4-f290-7b1bbb62c8e6

https://www.csm.it/documents/21768/154938/Corte+assise+appello+Bologna+6+febbraio+1986/bc821739-23da-4c72-8020-3989e12000bc

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https://tg24.sky.it/politica/2023/05/23/commissione-antimafia-chiara-colosimo-governo-opposizione

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/23/antimafia-la-destra-vota-colosimo-pd-e-m5s-non-partecipano-per-protesta-ignorati-i-timori-dei-parenti-delle-vittime-delle-stragi/7170405/

https://www.ilsole24ore.com/art/antimafia-scontro-nuova-presidente-centrodestra-vota-colosimoopposizione-abbandona-aula-AEvPOzWD?refresh_ce=1

https://roma.repubblica.it/cronaca/2023/05/16/news/chiara_colosimo_chi_e_deputata_fdi_amica_ex_nar_ciavardini_capo_commissione_antimafia-400371722/

https://www.rai.it/programmi/report/news/2023/06/coop-Ciavardini-chiusa-dal-governo-Non-ha-fini-sociali-f28533c0-5b75-46de-9461-e5cbee5845c6.html

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Bologna%2Bstrage

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=3/05045&ramo=C&leg=14

https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Ombre-nere-7aa18ded-5b0b-4ea9-ab14-704744fdad59.html

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=meloni

https://www.lesenfantsterribles.org/tag/valerio-fioravanti/




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