16.11.23

“GIOCHI DI GUERRA”?

 


di Gianni Lannes

Quel silenzio in fondo al mare: è il titolo del romanzo di Antonella Roncarolo - appena pubblicato dalla Infinito edizioni - che squarcia l'oblio ricordandoci il diritto di sapere la verità e il dovere della memoria. L'opera è una storia di dolore e marinaresca solidarietà che attinge dalla realtà. Questo racconto di ricordi affioranti, narra di un misterioso incidente al largo di Porto San Giorgio e di tre vite spezzate nell'Adriatico. Francesco Annibali, Luigi Luchetti, Ounis Gasmi: lavoratori del mare inghiottiti nel peschereccio Rita Evelin, all'alba del 26 ottobre 2006. “Un forte boato, poi la barca è andata a picco”: parole lapidarie dell'unico sopravvissuto, il comandante. Solo ventuno giorni più tardi, i loro corpi saranno recuperati (ma non sottoposti ad autopsia), dopo la protesta popolare a San Benedetto del Tronto, proprio come accadde il 23 dicembre 1970, quando affondò in circostanze nebulose il peschereccio Rodi e morirono ben 10 uomini dinanzi alla costa marchigiana. Proprio come il Martinsicuro II nel 1973, l'Angelo Padre nel 1982, il Francesco Padre nel 1994 e il Freccia Nera nel 1995, solo per fare alcuni esempi documentati. La Guerra Fredda degli alleati non è mai terminata in Italia? E come dimenticare l'altro minuscolo Francesco Padre colato a picco al largo di San Benedetto del Tronto nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 1978 con a bordo i fratelli Vittorio e Gianfranco De Fulgentiis di Martinsicuro: pescatori trentenni che porteranno per sempre nel silenzio tombale la loro tragica storia. 

La motobarca è rimasta sprofondata nella tomba sottomarina ad appena 80 metri di profondità e lo Stato tricolore non l'ha volutamente recuperata. Se fosse stata riportata a galla avrebbe parlato e magari raccontato a tutti cosa era veramente successo allora. A quel tempo da cronista me ne sono occupato e ho rilevato numerose incongruenze nella frettolosa indagine giudiziaria. Ho avuto anche modo di vedere i corpi delle vittime imprigionati nell'imbarcazione, privi di salvagente; e le reti non avevano strappi. Come in altre occasioni, l'ennesima unità militare NATO ha trascinato a fondo l'incolpevole Rita Evelin? Nel 2006 lessi la notizia sulla Pravda (online) e appresi delle incredibili condoglianze espresse con un telegramma dal ministro degli esteri Massimo D'Alema (da inquilino di Palazzo Chigi aveva autorizzato i bombardamenti anche italiani sull'ex Jugoslavia).



Alla buon'ora: il 13 settembre 2007, il ministro dei Trasporti, tale Alessandro Bianchi (membro del secondo governo Prodi) ha mentito ufficialmente. Infatti in risposta all'interrogazione 4-00804 datata 7 novembre 2006, ha testualmente dichiarato:

«In tale contesto si è inoltre proceduto, a cura di una ditta specializzata, ad effettuare le complesse operazioni di recupero del mezzo nautico affondato (adagiato a circa 80 metri di profondità) ed al rinvenimento all'interno del relitto delle salme dei tre membri dell'equipaggio».

Falso, poiché, come già sottolineato, il peschereccio Rita Evelin giace in fondo al mare. A proposito cosa o chi ha determinato realmente la morte dei tre pescatori?  


Riferimenti:

Gianni Lannes, NATO: colpito e affondato, La Meridiana, Molfetta, 2009.

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=rita+evelin

https://aic.camera.it/aic/scheda.html?core=aic&numero=4/00804&ramo=S&leg=15




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