di Gianni Lannes
Dalla pandemia covidiota a quella energetica in salsa speculativa. Dopo il sabotaggio targato United States of America al gasdotto Nord Stream, le cui quattro esplosioni a settembre scorso hanno provocato enormi danni allo smistamento del gas dalla Russia in Europa, non è ancora arrivata una rivendicazione. A chi giova? Il movente, comunque, appare incontrovertibile. Tutti pensano sia opera di Mosca, invece è stato lo zio Sam, a cui torna utile danneggiare in ogni modoPutin (anche per rivendere a prezzi esorbitanti il proprio GNL di scarsa qualità), usando il vecchio continente (dove il Pentagono ha piazzato un arsenale nucleare, come ad esempio in Italia, in violazione palese del TNP) come teatro di guerra. Adesso la cosiddetta Unione europea con il conflitto bellico in Ucraina - alimentato dalla White House e pure dalla fornitura di armi autorizzata dal Parlamento tricolore voluta dai governi telecomandati (Draghi e ora Meloni) - teme che per la struttura sottomarina della rete internet. L’attacco e la messa in ginocchio del sistema, infatti, porterebbe a danni inquantificabili non solo per l’Europa. Come il Nord Stream, infatti, il passaggio di dati avviene a chilometri e chilometri di profondità sott’acqua, con cavi sottomarini che viaggiano per il mondo fornendo il servizio a numerosi Paesi.
Danneggiare quei tubi significherebbe mettere a repentaglio la “via online” di intere comunità, ma anche e soprattutto far saltare i ponti di comunicazione per le forze internazionali che si troverebbero a dover far fronte a una crisi senza la possibilità di collegarsi alla rete. Ad andare fuori uso sarebbero anche interi sistemi di rete utilizzati dalle amministrazioni e dagli Stati.
Pochi lo sanno veramente, ma dalla colonia Italia
discendono cavi internet sottomarini di rilevanza strategica.
Non solo per il Mediterraneo, ma per mezzo mondo. Da Genova, infatti, partono cavi
sottomarini in fibra ottica che trasferiscono dati fino in Asia, nel
Golfo e nel continente africano, dalla Sicilia, invece, reti che
collegano Israele, passando per Cipro, la Grecia e la Turchia. Ma uno
dei punti di ingresso internet più importanti in Europa si trova in
Francia. I più preoccupati, non a caso, sono proprio gli inaffidabili cugini d'oltralpe. Aise e Aisi non pervenuti: nello Stivale la spartizione clientelare di scranni, poltrone e cadreghini, dopo l'ennesima farsa elettorale, è cominciata, anzi non è mai terminata.
Riferimenti:
Gianni Lannes, ITALIA USA E GETTA, Arianna editrice, Bologna, 2014.
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=ucraina
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2021/04/internet-controllo-totalitario.html
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=gas
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=draghi
Il problema dei cavi sottomarini è un problema noto. Non c'e' alcun controllo. I cavi vengono buttati a mare e qualsiasi sommozzatore armato di coltello li puo' danneggiare o tagliare. Figurarsi il nord stream ove gli Usa più volte hanno detto che lo avrebbero distrutto alla prima occasione.
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