Aspen Institute Italia: Kissinger+ Napolitano, Tremonti, Elkann... |
di Gianni Lannes
In Italia lo stillicidio è ininterrotto. Scossa dopo
scossa, tornano in discussione corposi e sottovalutati dubbi relativi alle
attività dell’uomo, armato e non, contro la natura ed il genere umano. A
dicembre dell’anno 2012 è stato pubblicato sul Bulletin of the Seismological Society of America uno studio - intitolato
“From
Induced Seismicity to Direct Time‐Dependent
Seismic Hazard”
-
di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell'università
Federico II: Vincenzo Convertito, Nils Maercklin, Nitin Sharma e Aldo Zollo. Sul
portale online dell’INGV dal 16 gennaio 2013 è riportato il seguente comunicato
stampa:
«Uno studio
scientifico propone un metodo per il monitoraggio del rischio derivante dalla
sismicità indotta dallo sfruttamento geotermico del sottosuolo. L’esplorazione
del sottosuolo finalizzata alla produzione di energia tramite lo sfruttamento
del calore interno della terra (l’energia geotermica), ha comportato in alcuni
casi un aumento del rischio sismico. Infatti, nel corso di operazioni relative
al pompaggio o all’estrazione di fluidi geotermali sotterranei, si sono
verificati terremoti medio-piccoli…».
Monitorare e controllare il rischio sismico indotto dallo sfruttamento geotermico del sottosuolo: la tecnica permetterà di studiare anche la sismicità indotta dall'estrazione di idrocarburi e dall'immagazzinamento di anidride carbonica. «Come riportato da studi precedenti - attesta l'INGV - si è notato che quando iniziò l'estrazione del fluido geotermico per generare elettricità, la sismicità indotta aumentò, crescendo di pari passo con l'intensificarsi dello sfruttamento. Recentemente, nel periodo compreso fra il 2007 e il 2010, in quest'area sono stati registrati ben sette terremoti, di magnitudo uguale e superiore a quattro. La tecnica si basa sull'analisi in continuo, nel tempo e nello spazio, dei parametri utilizzati per la valutazione della pericolosità sismica, come per esempio - spiega Convertito - il numero di eventi sismici, per ore, per giorni e per magnitudo. Monitorando per un periodo di tempo di un mese l'area, è possibile - conclude Convertito - prevedere l'accelerazione del suolo dovuta alle probabili scosse e la pericolosità dei terremoti possibili nell'area».
La correlazione fra trivellazioni e scosse
telluriche, quindi, è l’oggetto di studio della più importante struttura di ricerca
italiana in campo sismologico. Così il pensiero corre alle innumerevoli perforazioni
in atto nello Stivale e nei suoi mari, perfino in aree protette (di carta) per
estrarre idrocarburi.
Attualmente, in particolare, sono in atto due pericolose operazioni
di tal genere: la trivellazione del
vulcano sottomarino Marsili nel Mar Tirreno e dei Campi Flegrei. Le
conseguenze disastrose sull’ecosistema e sulle aree costiere dell’Italia sono
facilmente immaginabili con il semplice buon senso.
Il Deep Drilling Project ai Campi Flegrei, è stato
approvato dal comitato internazionale nel 2009,
con dibattiti prevalentemente tra esperti del settore anche d’oltralpe.
Il
professor Benedetto De Vivo dell’Università
Federico II di Napoli ha espresso tutte le sue contrarietà sul progetto
di
perforazione profonda. Il sindaco Rosa Russo Iervolino, sentite le
discordanze
sui rischi, operò una sintesi decisionale molto ferma dettata forse
anche dalla
sua precedente esperienza di Ministro dell’Interno. Infatti sentenziò:
"la perforazione deve attendere il parere vincolante del Dipartimento
della protezione civile".
Su richiesta municipale al Dipartimento fu indetta
una riunione nell’ottobre del 2010, per esaminare nei dettagli il progetto di
perforazione profonda coordinato dal prof. G. De Natale. La risposta finale fu
abbastanza chiara e così riassumibile: Il progetto che prevede l’attività di trivellazione
ai Campi Flegrei, «…non è tra quelli che vede coinvolto il Dipartimento della
Protezione Civile, e la società Bagnoli Futura, il cui Comune di Napoli detiene
la maggioranza, ha già sottoscritto un accordo che autorizza le attività
relative al progetto».
Ovviamente nel momento in cui il dipartimento della
protezione civile se ne lavò le mani, la palla ripassò tutta al sindaco
Iervolino che, nella sua veste di autorità locale in tema di sicurezza pubblica,
pronunciò un secco rifiuto delle trivelle.
Con le elezioni del 2011 ed il passaggio di mano a
Luigi De Magistris, i termini della questione si sono rovesciati. I promotori
del deep
drilling project sono tornati alla carica. La perforazione ha preso
quindi corpo e vigore. Il responsabile
del progetto CFDDP, De Natale, aveva dichiarato che «entro il mese di ottobre
2012 si porrà fine alla trivellazione dei primi cinquecento metri cui seguirà
una pausa di riflessione per l’analisi dei dati fin lì raccolti per pianificare
il proseguimento a quote chilometriche del pozzo che deve essere debitamente e
diversamente autorizzato».
Il quartiere di Bagnoli così come quelli vicini con
l’aggiunta di alcuni comuni limitrofi, ricade territorialmente direttamente
nella caldera flegrea, delimitata verso sud dalla collina di Posillipo. Trattandosi di uno dei dieci vulcani più
pericolosi del mondo non c’è da stare allegri.
Esattamente alla stregua di chi vive all’ombra del Vesuvio o negli alvei
fluviali o sui pendii franosi.
I promotori del deep drilling parlano molto spesso
di mitigazione del rischio vulcanico attraverso sensori capaci di allertare un
sistema di protezione civile che nei Campi Flegrei come al Vesuvio e come ormai
sanno tutti non c’è.
La mitigazione del rischio vulcanico non può essere
racchiusa solo nei sensori ubicati in profondità, di cui ancora non palesiamo
durata ed efficacia, ma in tanti altri
aspetti della sicurezza, come ad esempio la stesura dei piani d’emergenza e di
evacuazione, identificabili come
strumenti di difesa attiva, che diventerebbero operativi allo scattare
dell’allarme e su decisione politica non locale.
L’autorità che ha presentato il progetto di
perforazione profondo presso il Comune di Napoli, oltre a richiedere il
permesso per il deep drilling avrebbe dovuto mettere nero su bianco e con la
stessa veemenza, che è una vera ipocrisia continuare a costruire in senso
residenziale all’interno di un vulcano.
Quelli del deep drilling per fronteggiare le
polemiche hanno indossato recentemente la stella di sceriffo del dipartimento
della protezione civile per gli aspetti vulcanici e sismici in Campania. C’è da
presumere quindi, che avranno bacchettato duramente il presidente della
Regione, Caldoro, che ha firmato un
decreto (Taglialatela) per attenuare i disposti e gli effetti della legge
regionale 21/2003 sull’inedificabilità assoluta in zona rossa.
Gli esperti interessati al business, forse avranno rappresentato ai sindaci del vesuviano e
dell’area flegrea l’assurdità di ammassare ulteriormente attraverso condoni e
piani casa, persone su persone a ridosso di vulcani dormienti che racchiudono
in sé una pericolosità notoriamente
esplosiva.
Sicuramente poi, avranno fatto notare, che anche la
più semplice delle eruzioni distruggerà un bel po’ di case sul Vesuvio, perché
il vulcano campano non ha le dimensioni e le distanze dell’Etna. Avranno detto
pure che non ci sono neanche le condizioni per deviare la lava, laddove fosse
possibile, perché la corona di base del Vesuvio è interamente urbanizzata e non
si può salvare, legge alla mano, un abitato a scapito di un altro. Avranno pure
fatto notare che nei Campi Flegrei la situazione è ancora più complessa e il
pericolo può essere ancora più subdolo: può venire dagli abissi marini, ed è
imponderabile nella sua intensità.
Anche nei Campi Flegrei potrebbero avvenire delle
eruzioni esplosive, ed essendo un’area ad elevata densità di abitanti, anche
qui il rischio è molto elevato.
Si ha la sensazione che la perforazione dei Campi
Flegrei sia stata presentata come operazione di mitigazione, ma in realtà abbia
scopi ben più precisi e pratici legati all’approccio tecnologico ai fluidi
critici ad alta temperatura e pressione, posti nel profondo della Terra.
Nessuna industria geotermica dovrebbe sorgere su di
un vulcano esplosivo ubicato in una metropoli affollata come quella partenopea,
col bradisismo che potrebbe minare gli impianti, l’acqua salata le turbine, e
tutta la zona.
Ancora una volta lo Stato italiano pur a conoscenza
di queste bombe ad orologeria - il vulcano
Marsili ed i Campi Flegrei - non
muoverà un dito per arrestare i progetti in atto e salvare milioni di persone, considerate dai tempi dell’annessione
forzata del Regno delle due Sicilie, come carne da macello.
Kissinger & Napolitano |
In fondo c’è coerenza da vendere: il progetto del
Nuovo Ordine Mondiale propagandato anche dal criminale Henry Kissinger ricevuto
dal capo del Quirinale Napolitano, perseguito dalle multinazionali terroristiche
Bilderberg Group e Trilateral Commission
- alle quali è affiliato il primo ministro pro tempore Enrico Letta - prevedono la drastica riduzione della popolazione
mondiale. In altri termini: tutto previsto e calcolato senza scrupoli dal regime dittatoriale.
riferimenti:
È entrato in funzione l' impianto del vulcano marsili??? Ho notato che da parecchi giorni alle coordinate 38.5 13.3, relative al Mar Tirreno meridionale, di fronte a Palermo, si producono scosse anche di 3 magnitudo, tutti i giorni...
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