Italia: aerosolterapia bellica U.S.A. - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di GianniLannes
Questo è sicuramente il secolo del caos programmato e «di
fronte alle sfide della complessità assistiamo ad una proliferazione di metodi
per semplificare», tanto le cose del mondo che quelle umane. E’ l’incipit del
libro La semplessità di Alain Berthoz
(Codice Edizioni), uno studioso della neurobiologia del movimento, docente di
filosofia al Collège de France. Numerose semplificazioni che ne derivano sono
però banali, perciò «a complemento della teoria della complessità bisogna gettare
le basi di una teoria della semplessità che, in qualche modo, contenga una
parte di complessità».
Il direttore del laboratorio di fisiologia della percezione
(CNRS) introduce un termine particolare: «La semplessità è complessità
decifrabile, perché fondata su una ricca combinazione di regole semplici» e condensa
la strategia utilizzata dagli esseri viventi per affrontare l'era della modernità. Ed inoltre:
«La parola riassume, a mio parere, una necessità biologica comparsa nel corso
dell’evoluzione per permettere la sopravvivenza degli animali e dell’uomo sul
nostro pianeta: nonostante la complessità dei processi naturali, il cervello
deve trovare una serie di soluzioni, e queste soluzioni derivano da principi
semplificativi».
L’autore orienta il lettore all’esplorazione delle strategie escogitate dai viventi, di come si percepiscono le cose, si muovono, agiscono, esplorano il mondo e lo concettualizzano efficacemente. Nell'universo tutto ruota: dagli elettroni agli esseri umani. E' il principio della vita.
La percezione? Apparentemente semplice: la capacità di renderci conto del
mondo circostante. Noi non percepiamo l'assoluto: per esempio non vediamo tutto, ma
solo quello che ci riguarda direttamente e che ci serve per progettare e mettere
in atto le nostre azioni umane. In altri termini: noi percepiamo per poter
agire. Percezione e azione si combinano. Se non percepiamo bene non possiamo,
di conseguenza, agire in maniera efficace o risolutiva. Sembra un paradosso: se vedessimo tutto non potremmo vedere
niente, e fare niente.
arcobaleno - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
L’essere umano non vede le onde radio. I nostri occhi sono sensibili soltanto a quella che convenzionalmente chiamiamo “luce” (un principio fondamentale della fotografia): questo fenomeno rappresenta solo un infinitesimo frammento di tutte le possibili onde elettromagnetiche.
Ogni stanza dell’universo è intrisa di onde radio. Se le
vedessimo tutte, ogni ambiente risulterebbe opaco, come una fittissima foschia. In
realtà noi vediamo perché questa nebbia non la vediamo proprio. Una
semplificazione fisiologica della realtà: un preambolo alla coscienza.
«Non c’era nessuno in tutto il paese che potesse insegnare
ai bambini che la realtà non è soltanto quello che l’occhio vede e l’orecchio
ode e la mano può toccare, bensì anche quel che sta nascosto alla vista e al
tatto, e si svela ogni tanto, solo per un momento, a chi lo cerca con gli occhi
della mente e a chi sa ascoltare e udire con le orecchie dell’animo e toccare
con le dita del pensiero» parola dello scrittore Amos Oz.
Arrivano i mostri. Pensate solo per un attimo all'insensato negazionismo sulla guerra ambientale in atto, da parte di una superpotenza a stelle e strisce in evidente stato di decadenza fisica e morale, prossima al collasso, che usa la tecnologia per annientare il genere umano, e vi renderete conto dell'assurdità di questo tragico aspetto della realtà. Ergo: spetta a noi far cadere il sipario se teniamo alla vita di tutti i viventi.
grazie per il consiglio di lettura, farò sicuramente un tuffo in questo libro che pare davvero interessante
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