di Gianni Lannes
Cittadini europei già profilati, controllati e spiati dal governo antidemocratico di Tel Aviv. Ecco il livello di asservimento agli stragisti che praticano impunemente lo sterminio del popolo palestinese. All'insaputa di tanti, o forse di quasi tutti gli ignari cittadini del vecchio continente, i dati sensibili di ogni europeo, almeno dal 31 gennaio 2011 - inclusa la benedizione del cosiddetto "garante italiano per la privacy" datata anno 2012 - con la decisione della Commissione europea, riconfermata il 15 gennaio scorso, risultano accessibili alle autorità razziste, genocide e belliche di Tel Aviv. Insomma, la sorveglianza di massa da tempo è monopolizzata da Israele. A denunciarne i rischi, tuttavia, c'è una missiva pubblica siglata da Amnesty International, Statewatch, Access Now e diverse altre organizzazioni indirizzata alla Commissione europea:
“L’Unione europea ha scelto di
consentire il trasferimento illimitato di dati a Israele. Le
normative del paese relative all’ottenimento, al trattamento e al
successivo trasferimento dei dati personali non sono però in linea
con gli standard delineati nel Regolamento generale sulla protezione
dei dati e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE”.Cpmunque alla popolazione italiana aveva anzitempo pensato Matteo renzi, che il 31 marzo 216 ha sottoscritto una cocordo segreto a Boston, con la dirigenza della multinazionale Ibm (già in affari con Hitler per la conta e lo sterminio degli ebrei), per la cessione dei rispettivi dati sensibili. Il progetto Watson è decollato in Lombardia nel 2017.
Diversi i rilievi critici appuntati dalla lettera, a partire dall'inesistente stato di diritto in Israele. Il genocidio in atto e le pressioni del governo Netanyahu mettono a repentaglio l’indipendenza della magistratura. “Temiamo che la Commissione non abbia sufficientemente tenuto conto di questi sviluppi” scrivono le organizzazioni. In secondo luogo, la valutazione dell’Unione “non tiene conto delle pratiche di sorveglianza di Israele, mostrando una comprensione imprecisa e limitata dei tipi di dati sulle comunicazioni – compresi i dati sulle comunicazioni tra individui nell’UE – che rientrano nei poteri di conservazione dei dati e di intercettazione legale di Israele”.
Le forze militari e di intelligence israeliane hanno un accesso illimitato ai dati biometrici nazionali. Un database che contiene impronte digitali e dati facciali di circa 7 milioni di persone. Inoltre arrivano da Israele tutti gli strumenti di sorveglianza e spyware responsabili del tracciamento di giornalisti e politici. Questa denuncia conclude così: “I trasferimenti indiscriminati di dati personali da e verso i territori occupati sono stati determinanti per la costruzione dell’apparato di sorveglianza di massa, decisivi per la costruzione di database biometrici dei palestinesi e il loro utilizzo per liste di uccisioni generate dall’intelligenza artificiale a Gaza. Israele non può in alcun modo essere considerato un paradiso per la protezione dei dati”.
Questa nazione che ha ucciso dal 7 ottobre 2023 ad oggi circa 20 mila bambini palestinesi viola tutti gli standard stabiliti dal Gdpr. Le associazioni per i diritti digitali chiedono all’Europa di rivedere la sua decisione. Come se niente fosse, come non ci fosse un genocidio, come se fosse un paese sicuro dal punto di vista della privacy. Come se sulla sorveglianza di massa non avesse costruito gli strumenti per le stragi a Gaza.
Gli accordi clandestini sono sempre stati bocciati dalla Corte di Bruxelles, dopo le denunce delle associazioni per i diritti, guidati
soprattutto dal gruppoNone of your business, fondato dall'avvocato austriaco, Max Schrems. Ed infatti le sentenze che
hanno bocciato quelle intese perché non erano in grado di garantire
ai cittadini europei gli stessi diritti, sono chiamate nella
giurisprudenza Schrems1, Schrems2, e così via.
Israele già nel 2011 fu considerato paese non proprio sicuro. E molti, anche fra i tecnici incaricati dalla Ue, suonarono un campanello di allarme, sostenendo che le leggi israeliane non garantivano la tutela della privacy. All’epoca, la Commissione si accontentò della promessa di Tel Aviv di adeguare qualche norma. Cosa che non è avvenuta.
In Israele non c’è nessuna norma che obblighi la trasparenza nell’uso dei dati, non esiste possibilità per un cittadino di un altro paese di ricorrere contro l’uso distorto dei suoi dati, perché è stata sempre troppo ampia la discrezionalità assegnata all’esercito e alle forze di polizia. Accentuata dal tentativo – prima del 7 ottobre 2023 – di Netanyahu di minare ulteriormente l’indipendenza della magistratura. Ma oltre a tutto ciò, c’è quel che avviene a Gaza e in Libano, dove le stragi dell’esercito israeliano sono state compiute, guidate dall’intelligenza artificiale, istruita rubando i dati dei palestinesi. Controllando, sorvegliando qualsiasi cosa, dai telefonini, alle tv, alle mail. Un immenso database all’origine delle stragi. Eppure l’Europa, questa Europa, ha dato il via libera al governo di Tel Aviv. Ignorando le denunce e le stesse leggi europee. Ce n’è una che imporrebbe il giudizio automatico di «non adeguatezza» per gli Stati che prelevano dati da altri paesi senza autorizzazione. E i territori occupati, così come il Golan, per la giurisprudenza internazionale non fanno parte del territorio di Israele.
Questa Europa, ha ignorato qualsiasi norma, qualsiasi sua norma. Ma soprattutto, qualsiasi obbligo morale. I trasferimenti indiscriminati di dati personali da e verso i territori occupati sono stati determinanti per la costruzione dell’apparato di sorveglianza di massa, decisivi per la costruzione di database biometrici dei palestinesi e il loro utilizzo per liste di uccisioni generate dall’intelligenza artificiale a Gaza. Israele non può in alcun modo essere considerato un paradiso per la protezione dei dati. Questa autorizzazione deve essere revocata dall'Europa.
Riferimenti:
https://www.pellegrinieditore.it/israele-olocausto-finale/
http://publications.europa.eu/resource/cellar/c6ac642a-76f2-42be-ba52-7beadca4fdff.0021.03/DOC_1
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32011D0061&from=IT
https://www.garanteprivacy.it/home/docweb/-/docweb-display/docweb/1868817
https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/fr/ip_24_161
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52024DC0007
https://www.statewatch.org/news/2024/april/eu-israel-data-agreement-rings-alarm-bells/
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