di Gianni Lannes
Un altro armadio della vergogna tricolore. Parola d'ordine del Reich: terra bruciata in Italia. Era il 25 aprile 1945, i soldati tedeschi impazzavano
in ritirata verso il Brennero e quella notte a Corrubbio in Veneto (frazione di San Pietro in Cariano) fecero saltare in aria la collina che sovrasta il paese allora
zeppa di esplosivo. La Santa Barbara era stipata nel lungo dedalo di
gallerie di un'ex cava di tufo e conteneva bombe, mine, proiettili,
esplosivo e gas. Il potente scoppio squarciò la collina di Sausto
vomitando sul paese fuoco, terra e rocce che rasero al suolo 33 case,
ne lesionarono gravemente 99 e provocarono la morte di 29 civili. Il quel periodo, prima della nota resa incondizionata del 7 maggio 1945, le truppe germaniche hanno compiuto in Italia almeno 139 stragi documentate e tuttora impunite, assassinando almeno 32 mila italiani.
Un'esplosione devastante che secondo Heinrich Wilchen, ufficiale tedesco in capo della guarnigione di Corrubbio (mai processato per questo crimine di guerra contro l'inerme popolazione), avvenne in anticipo di quindici minuti sull'ora prevista. Una sfasatura temporale che potrebbe essere stata fatale anche ad alcuni soldati tedeschi. Tra di di essi, il sergente Georg Ostheimer che però riuscì a salvare ben 150 civili italiani. Un essere umano il sergente Georg Ostheimer, saltato in aria sulla collina di Sausto. Un uomo che aveva messo il cuore davanti all'ideologia e che il 3 marzo precedente lo scoppio di Sausto aveva scritto alla madre la sua ultima lettera. «Qui si dice che tutti se ne andranno via presto, solo pochi anziani resteranno. Voglio vedere cosa decideranno di me. Ho sempre avuto fortuna e se mi manderanno al fronte ci andrò. Nonostante ciò, siamo molto occupati tutto il giorno e a volte anche di notte, comunque tutto il lavoro viene svolto con precisione, perché i camerati al fronte fanno ciò che è umanamente possibile. Cara mamma, speriamo che la guerra finisca presto. Ieri notte ho sognato di essere a casa». Un sogno infranto sulla collina di Sausto.
La strage di Corrubbio fu un evento accaduto poco prima della resa di Caserta verso la fine della seconda guerra mondiale, quando le truppe tedesche della Wehrmacht fecero saltare, il 25 aprile 1945, una polveriera sita nella collina di Sausto a Corrubbio, frazione di San Pietro in Cariano, al fine di coprirsi la fuga al sopraggiungere degli eserciti alleati. A Corrubbio di Negarine, sotto la collina di Sausto, fin dai tempi antichi furono scavate diverse cave in galleria per estrarre roccia calcarea a nummoliti, la cosiddetta “pietra gallina”, di color giallastro, molto utilizzata ai tempi come materiale da costruzione. Una di queste, abbandonata dal primo dopoguerra, venne utilizzata dall’Esercito Italiano, a partire dal 1938, per lo stoccaggio di armi chimiche e come deposito di carburante. Venne chiamata “Forte Cedrare”, dall’omonima villa ubicata poco più a sud, così chiamata per la presenza di tre grandi cedraie settecentesche, oggi non più visibili. Dopo l’8 settembre 1943 la polveriera venne occupata dai tedeschi, che in quei giorni si stanziarono in maniera massiccia in tutta la zona, utilizzando strutture come Villa Amistà, Villa Giona e Villa Betteloni come sede di comandi. Durante la loro presenza, i tedeschi riempirono il “Forte” con munizioni e materiale bellico di ogni tipo. Negli ultimi giorni della guerra, le truppe tedesche erano in ritirata e allo sbando più totale, incalzate dalle truppe alleate (americani e britannici) che dopo la caduta di Bologna del 21 aprile dilagarono rapidamente per tutta la pianura padana. Nonostante il clima di generale confusione, venne dato l’ordine da Berlino di far saltare tutti i depositi di esplosivo che si trovavano sul territorio della Valpolicella, per paura che cadessero in mano alleata. Oltre a Corrubbio, anche altre polveriere erano presenti sul territorio, come quelle di Gargagnago e di Avesa. La notte del 25 aprile, intorno alle ore 22.30, il “Forte” venne fatto scoppiare con tutto il suo contenuto. L’esplosione fu tremenda e in tutta la Valpolicella venne percepita come un terremoto. Mezza collina, per un fronte di circa 100 metri, una profondità di 80 metri ed un’altezza di circa 30 metri (240 mila metri cubi di roccia) saltò per aria. Seguì una tempesta di macigni e poi una nuvola nera, e una pioggia di polvere e sassi che durò per giorni.
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=stragi+naziste
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