di Gianni Lannes
Bentornati nel Belpaese degli smemorati e dei resuscitati. Dopo un secolo dalla pagina di storia nazionale più buia ecco
l'elezione diretta del capo del governo, ovvero l'autocrazia sia pure controllata dagli USA. La stragrande maggioranza
della popolazione italiana non si rende conto del reale pericolo. Oggi il senatore Roberto Scarpinato nel suo discorso parlamentare in relazione al cosiddetto "premierato" fa
riferimento a “un omicidio premeditato della Costituzione
repubblicana... Molte riforme del governo Meloni sono la calligrafica trascrizione del manifesto della P2”. Una loggia tanto cara a Berlusconi: tessera gelliana numero 1816. Ma quante analogie col fascismo: congratulazioni Giorgia Meloni.
Adesso con un premio
elettorale una minoranza di nostalgici del peggior passato riprova a
tarpare la libertà del popolo italiano, già messo a dura prova
dalla mala politica. L'obiettivo malcelato del premierato (ddl
Casellati) è minare le fondamenta della Repubblica italiana,
attraverso la demolizione della rappresentatività del Parlamento,
esautorato da un bel pezzo, nonché il controllo della Corte
Costituzionale, relegando al contempo il capo dello Stato al ruolo di
mero passacarte. Insomma, un colpo di Stato burocratico. Come suol dirsi: chi dorme in democrazia si sveglia sotto dittatura. "La fiamma divampa. In Europa portisamo questo messaggio": parola in campagna elettorale a Isernia di Arianna Meloni, sorella di Giorgia e consorte del ministro Lollo.
I fatti sono arcinoti. Giunto al potere nel 1922, Benito Mussolini manifestò subito la volontà di modificare il sistema elettorale e di conseguenza indire nuove elezioni per costituirsi una Camera sostanzialmente favorevole (nelle elezioni del 1921 erano stati eletti solo 35 deputati fascisti). La legge elettorale del 18 novembre 1923, numero 2444, meglio nota come legge Acerbo (dal nome del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giacomo Acerbo, che ne fu l'estensore materiale), rispondeva a questa fondamentale esigenza. Si introdusse un sistema che prevedeva la introduzione nel territorio dello Stato del Collegio Unico nazionale attribuendo due terzi dei seggi alla lista che avesse riportato la maggioranza relativa, mentre l'altro terzo sarebbe stato ripartito proporzionalmente tra le altre liste di minoranza su base regionale e con criterio proporzionale. La legge dopo un dibattito che vide le opposizioni divise fu approvata dalla Camera il 21 luglio 1923 con 223 voti a favore e 123 contrari.
Il disegno di legge sulla riforma della rappresentanza politica presentato alla Camera il 27 febbraio 1928 dal ministro della giustizia Alfredo Rocco, introdusse un nuovo sistema elettorale che, negando la “sovranità popolare” e liquidando l'esperienza parlamentare, contribuiva alla realizzazione di un regime autoritario basato sulla figura del Capo del governo. Il provvedimento approvato alla Camera il 16 marzo senza discussione riduceva le elezioni all'approvazione di una lista unica nazionale di 400 candidati, prevedendo la presentazione di liste concorrenti solo quando la lista unica non fosse stata approvata dal corpo elettorale. La compilazione della lista era compito del Gran Consiglio del Fascismo, dopo aver raccolto le designazioni dei candidati da parte delle confederazioni nazionali di sindacati legalmente riconosciute ed altri enti ed associazioni nazionali. (Testo unico 2 settembre 1928, n. 1993).
Il sistema elettivo fu poi abbandonato nel 1939; la Camera dei deputati venne soppressa ed al suo posto venne istituita la Camera dei Fasci e delle corporazioni di cui facevano parte coloro che rivestivano determinate cariche politico-amministrative in alcuni organi collegiali del regime e per la durata della stesse.
Riferimenti:
https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/57694.htm
https://storia.camera.it/legislature/sistema-premio-maggioranza-1924
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