12.6.13

TRUCCHI E COSMESI DELLA VIVISEZIONE



 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)


 di Gianni Lannes


In media 10 milioni: è il numero ufficiale degli animali che ogni anno vengono uccisi dai test (farmaceutici, industriali, cosmetici) in Europa. Una strage occulta che alimenta l’annosa controversia sulla sperimentazione dei cosmetici su animali (cani, gatti, conigli, topi, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli e perfino pesci). «In Italia più di un milione di animali l’anno vengono usati per le sperimentazioni e sono circa mezzo milione nel globo terrestre gli animali che ogni giorno muoiono a causa della vivisezione» avverte la Lega AntiVivisezione. Il teatro di questi esperimenti sono laboratori clinici, universitari e industriali.  Su un fronte i sostenitori dei diritti degli animali, sull’altro le aziende cosmetiche interessate a utilizzare e pubblicizzare sempre nuovi ingredienti che si vogliono aggiungere agli oltre 8 mila già in uso. Per garantire il consumatore dai rischi derivanti dai composti chimici di nuova introduzione i legislatori hanno ideato complicati meccanismi di valutazione della non nocività che in gran parte si basano proprio sulla sperimentazione animale. Denuncia la “Coalizione europea contro la vivisezione”: «Le terribili sofferenze inferte agli animali forniscono dato molto parziali sull’innocuità degli insedianti. Primo, perché un prodotto non tossico per una cavia non necessariamente lo è per l’essere umano. Secondo, perché con i test sugli animali vengono accertati soltanto gli effetti a breve e medio termine delle sostanze».  


 foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Gli animali sono costretti ad inalare per sei ore al giorno del talco; respirare per quattro ore di seguito un decolorante per capelli, ingoiare del dentifricio. Gli occhi sono irradiati con raggi ultravioletti o vi viene iniettato del collirio; i conigli albini sono fra i più utilizzati poiché non lacrimano e devono subire gli effetti devastanti senza alcuna possibilità di reazione naturale fino alla distruzione del bulbo oculare, E poi test di tossicità acuta e cronica, di assorbimento cutaneo, teratogenicità e cancerogenicità.

In passato il Parlamento europeo ha approvato una nuova normativa. Ma nonostante avesse messo al bando - entro il 2009 - la maggior parte delle sperimentazioni condotte su animali, il provvedimento ha offerto numerose scappatoie ai vivisezionisti, poiché permette fino al 2013 il proseguimento di tre tipi di test, inoltre non incentiva i metodici ricerca senza animali.

La Direttiva del 14 giugno 1993 (93/35/Cee), sesta modifica di quella siglata nel 1976 (76/768/Cee), fissava all’articolo 2 che sarebbe stato vietato “l’uso degli ingredienti o le combinazioni di ingredienti sperimentati su animali a partire dal primo gennaio 1998”. Una disposizione vincolata a “progressi sufficienti nella messa a punto di metodi atti a sostituire in modo soddisfacente la sperimentazione sugli animali”. La Commissione europea era obbligata a “presentare un progetto di misure miranti a rinviare la data di attuazione della presente disposizione di un periodo di tempo sufficiente e comunque non inferiore a due anni, previa consultazione del Comitato scientifico di cosmetologia dell'Ue”.

La stessa direttiva impegnava poi la Commissione di Bruxelles a presentare una relazione annuale “sui progressi realizzati in materia di sviluppo, convalida e accettazione legale di metodi atti a sostituire la sperimentazione animale” che imponeva agli Stati membri la raccolta di dati specifici sul settore e fissava l’obbligo per i produttori di specificare sull’etichetta, in caso di riferimento a test su animali, “la chiara  indicazione se gli esperimenti effettuati riguardavano il prodotto finito e/o i suoi ingredienti”.

Questione nodale: tutta la legislazione interviene sugli ingredienti testati principalmente per il campo cosmetico; altre sostanze, impiegate in campo farmaceutico o alimentare (filtri solari, conservanti, eccetera) non rientrano in questa disciplina.

 
foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

“La lobby dei produttori di cosmetici vuole continuare ad usare prodotti scadenti per ricavare profitti stellari” ha accusato la Lav. Nelle relazioni del Parlamento di Strasburgo (l’Aula si era espressa per l’entrata in vigore del bando fin dal primo gennaio 1995, con parere positivo della Commissione Tutela salute e Consumatori) veniva stigmatizzata duramente: «Denota in generale scarso senso dell’urgenza e carenza dell’impegno ad attuare restrizioni sulla sperimentazione animale. La Commissione dà ripetutamente la precedenza ai profitti dell’industria cosmetica, tralasciando la sofferenza e la vita degli animali, ignorando l’opinione pubblica nonché le opinioni del Parlamento europeo. La mancata pubblicazione di informazioni statistiche di base - prosegue la reprimenda - è indice della mancanza di impegno da parte di numerosi Stati membri nonché della scarsa determinazione della Commissione ad attuare con successo le disposizioni della direttiva».

E ancora: “La Commissione non dovrebbe esitare a mantenere il bando per i prodotti finiti, i test di assorbimento percutaneo, l’irritazione cutanea, la fotoirritazione, la fotomutagenicità e la mutagenicità oltre che un divieto parziale per l’irritazione oculare e la sensibilizzazione cutanea. Un divieto delle sperimentazioni sui prodotti finiti permetterebbe di giungere ad un divieto totale senza ulteriori rischi per il consumatore”. 

Nonostante l’uso ormai diffuso dei metodi di ricerca che non fanno uso di animali e nonostante i primi riconoscimenti ufficiali di nuove metodiche del Centro Europeo Cee per la validazione dei metodi alternativi (ECVAM), la Commissione europea ha approvato la direttiva 97/18/Cee (17 aprile 1997) che rinviava al 30 giugno 2000 la data a partire dalla quale sono vietate le sperimentazioni su animali di ingredienti o combinazioni di ingredienti di prodotti cosmetici”, con la possibilità, tenuto conto delle linee direttrici dell’Ocse di rinunciare ancora tale data, “per i metodi di sperimentazione per i quali si siano registrati progressi insufficienti nella messa a punto di metodi di alternativi”. 

E in ogni caso i test su animali non hanno mai subito una validazione. L’ennesimo rinvio del bando consente la continuazione di test sugli animali. Prima di entrare in commercio i cosmetici devono comunque subire test clinici, ovvero su esseri umani, in genere volontari a pagamento presso cliniche dermatologiche universitarie.

Sulla carta dal 30 giugno 1998, in attesa dell’abolizione di tutte le sperimentazioni su animali, i cosmetici senza etichettatura conforme non possono più essere commercializzati. Il problema è che gli oltre 8 mila ingredienti in uso sono stati sperimentati su animali per poter entrare “legalmente in commercio”, mentre la legislazione non prevede questo obbligo per i prodotti finiti.

Allora, una cosa è certa: le bestie siamo noi "umani".

4 commenti:

  1. questa cosa non puo continuare !

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  2. Vecchia regola...Ciò che non si può ingerire è meglio non metterlo sulla pelle...una ci-viltà come questa tratta se stessa nel medesimo modo...

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  3. E a Roma hanno eletto un sindaco che oltre a vivisezionare gli animali viviseziona anche gli umani
    "1995 Da Pittsburgh pubblica su Leadership Medica l’articolo “Il donatore multiorgano: aspetti organizzativi e di trattamento”, da cui stralciamo: “La somministrazione di anestetici generali è necessaria per controllare la reazione del simpatico che si manifesta durante l’intervento chirurgico (d’espianto ndr)… con tachicardia, ipertensione, sudorazione e movimenti involontari… delle braccia e delle mani verso il corpo che possono essere di ostacolo alla procedura chirurgica, rendendo necessaria la somministrazione preventiva di farmaci curarizzanti (paralizzanti ndr)”.Ignazio Marino"
    http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/10/23/ignazio-marino-e-la-storia-del-suo-percorso-di-guerra-da-trapiantatore-di-organi-a-cuore-battente-a-becchino-del-partito-democratico-%E2%80%93-%E2%80%9Ccon-le-benedizioni-di-massimo-d%E2%80%99alema/

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Gradita firma degli utenti.