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di Gianni Lannes
In media 10 milioni: è
il numero ufficiale degli animali che ogni anno vengono uccisi dai test
(farmaceutici, industriali, cosmetici) in Europa. Una strage occulta che
alimenta l’annosa controversia sulla sperimentazione dei cosmetici su animali
(cani, gatti, conigli, topi, scimmie, maiali, cavalli, asini, capre, uccelli e
perfino pesci). «In Italia più di un milione di animali l’anno vengono usati
per le sperimentazioni e sono circa mezzo milione nel globo terrestre gli
animali che ogni giorno muoiono a causa della vivisezione» avverte la Lega AntiVivisezione.
Il teatro di questi esperimenti sono laboratori clinici, universitari e
industriali. Su un fronte i sostenitori
dei diritti degli animali, sull’altro le aziende cosmetiche interessate a
utilizzare e pubblicizzare sempre nuovi ingredienti che si vogliono aggiungere
agli oltre 8 mila già in uso. Per garantire il consumatore dai rischi derivanti
dai composti chimici di nuova introduzione i legislatori hanno ideato
complicati meccanismi di valutazione della non nocività che in gran parte si
basano proprio sulla sperimentazione animale. Denuncia la “Coalizione europea
contro la vivisezione”: «Le terribili sofferenze inferte agli animali
forniscono dato molto parziali sull’innocuità degli insedianti. Primo, perché
un prodotto non tossico per una cavia non necessariamente lo è per l’essere
umano. Secondo, perché con i test sugli animali vengono accertati soltanto gli
effetti a breve e medio termine delle sostanze».
Gli animali sono
costretti ad inalare per sei ore al giorno del talco; respirare per quattro ore
di seguito un decolorante per capelli, ingoiare del dentifricio. Gli occhi sono
irradiati con raggi ultravioletti o vi viene iniettato del collirio; i conigli
albini sono fra i più utilizzati poiché non lacrimano e devono subire gli
effetti devastanti senza alcuna possibilità di reazione naturale fino alla
distruzione del bulbo oculare, E poi test di tossicità acuta e cronica, di
assorbimento cutaneo, teratogenicità e cancerogenicità.
In passato il Parlamento
europeo ha approvato una nuova normativa. Ma nonostante avesse messo al bando -
entro il 2009 - la maggior parte delle sperimentazioni condotte su animali, il
provvedimento ha offerto numerose scappatoie ai vivisezionisti, poiché permette
fino al 2013 il proseguimento di tre tipi di test, inoltre non incentiva i
metodici ricerca senza animali.
La Direttiva del 14
giugno 1993 (93/35/Cee), sesta modifica di quella siglata nel 1976
(76/768/Cee), fissava all’articolo 2 che sarebbe stato vietato “l’uso degli
ingredienti o le combinazioni di ingredienti sperimentati su animali a partire
dal primo gennaio 1998”. Una disposizione vincolata a “progressi sufficienti
nella messa a punto di metodi atti a sostituire in modo soddisfacente la
sperimentazione sugli animali”. La Commissione europea era obbligata a
“presentare un progetto di misure miranti a rinviare la data di attuazione
della presente disposizione di un periodo di tempo sufficiente e comunque non
inferiore a due anni, previa consultazione del Comitato scientifico di
cosmetologia dell'Ue”.
La stessa direttiva
impegnava poi la Commissione di Bruxelles a presentare una relazione annuale
“sui progressi realizzati in materia di sviluppo, convalida e accettazione
legale di metodi atti a sostituire la sperimentazione animale” che imponeva
agli Stati membri la raccolta di dati specifici sul settore e fissava l’obbligo
per i produttori di specificare sull’etichetta, in caso di riferimento a test
su animali, “la chiara indicazione se
gli esperimenti effettuati riguardavano il prodotto finito e/o i suoi
ingredienti”.
Questione nodale: tutta
la legislazione interviene sugli ingredienti testati principalmente per il
campo cosmetico; altre sostanze, impiegate in campo farmaceutico o alimentare
(filtri solari, conservanti, eccetera) non rientrano in questa disciplina.
“La lobby dei produttori
di cosmetici vuole continuare ad usare prodotti scadenti per ricavare profitti
stellari” ha accusato la Lav. Nelle relazioni del Parlamento di Strasburgo
(l’Aula si era espressa per l’entrata in vigore del bando fin dal primo gennaio
1995, con parere positivo della Commissione Tutela salute e Consumatori) veniva
stigmatizzata duramente: «Denota in generale scarso senso dell’urgenza e
carenza dell’impegno ad attuare restrizioni sulla sperimentazione animale. La
Commissione dà ripetutamente la precedenza ai profitti dell’industria
cosmetica, tralasciando la sofferenza e la vita degli animali, ignorando
l’opinione pubblica nonché le opinioni del Parlamento europeo. La mancata
pubblicazione di informazioni statistiche di base - prosegue la reprimenda - è
indice della mancanza di impegno da parte di numerosi Stati membri nonché della
scarsa determinazione della Commissione ad attuare con successo le disposizioni
della direttiva».
E ancora: “La
Commissione non dovrebbe esitare a mantenere il bando per i prodotti finiti, i
test di assorbimento percutaneo, l’irritazione cutanea, la fotoirritazione, la
fotomutagenicità e la mutagenicità oltre che un divieto parziale per
l’irritazione oculare e la sensibilizzazione cutanea. Un divieto delle
sperimentazioni sui prodotti finiti permetterebbe di giungere ad un divieto
totale senza ulteriori rischi per il consumatore”.
Nonostante l’uso ormai diffuso dei metodi di ricerca che non fanno uso di animali e nonostante i primi riconoscimenti ufficiali di nuove metodiche del Centro Europeo Cee per la validazione dei metodi alternativi (ECVAM), la Commissione europea ha approvato la direttiva 97/18/Cee (17 aprile 1997) che rinviava al 30 giugno 2000 la data a partire dalla quale sono vietate le sperimentazioni su animali di ingredienti o combinazioni di ingredienti di prodotti cosmetici”, con la possibilità, tenuto conto delle linee direttrici dell’Ocse di rinunciare ancora tale data, “per i metodi di sperimentazione per i quali si siano registrati progressi insufficienti nella messa a punto di metodi di alternativi”.
E in ogni caso i test su animali non hanno mai subito una validazione. L’ennesimo rinvio del bando consente la continuazione di test sugli animali. Prima di entrare in commercio i cosmetici devono comunque subire test clinici, ovvero su esseri umani, in genere volontari a pagamento presso cliniche dermatologiche universitarie.
Nonostante l’uso ormai diffuso dei metodi di ricerca che non fanno uso di animali e nonostante i primi riconoscimenti ufficiali di nuove metodiche del Centro Europeo Cee per la validazione dei metodi alternativi (ECVAM), la Commissione europea ha approvato la direttiva 97/18/Cee (17 aprile 1997) che rinviava al 30 giugno 2000 la data a partire dalla quale sono vietate le sperimentazioni su animali di ingredienti o combinazioni di ingredienti di prodotti cosmetici”, con la possibilità, tenuto conto delle linee direttrici dell’Ocse di rinunciare ancora tale data, “per i metodi di sperimentazione per i quali si siano registrati progressi insufficienti nella messa a punto di metodi di alternativi”.
E in ogni caso i test su animali non hanno mai subito una validazione. L’ennesimo rinvio del bando consente la continuazione di test sugli animali. Prima di entrare in commercio i cosmetici devono comunque subire test clinici, ovvero su esseri umani, in genere volontari a pagamento presso cliniche dermatologiche universitarie.
Sulla carta dal 30
giugno 1998, in attesa dell’abolizione di tutte le sperimentazioni su animali,
i cosmetici senza etichettatura conforme non possono più essere
commercializzati. Il problema è che gli oltre 8 mila ingredienti in uso sono
stati sperimentati su animali per poter entrare “legalmente in commercio”,
mentre la legislazione non prevede questo obbligo per i prodotti finiti.
Allora, una cosa è certa: le bestie siamo noi "umani".
che orrore !
RispondiEliminaquesta cosa non puo continuare !
RispondiEliminaVecchia regola...Ciò che non si può ingerire è meglio non metterlo sulla pelle...una ci-viltà come questa tratta se stessa nel medesimo modo...
RispondiEliminaE a Roma hanno eletto un sindaco che oltre a vivisezionare gli animali viviseziona anche gli umani
RispondiElimina"1995 Da Pittsburgh pubblica su Leadership Medica l’articolo “Il donatore multiorgano: aspetti organizzativi e di trattamento”, da cui stralciamo: “La somministrazione di anestetici generali è necessaria per controllare la reazione del simpatico che si manifesta durante l’intervento chirurgico (d’espianto ndr)… con tachicardia, ipertensione, sudorazione e movimenti involontari… delle braccia e delle mani verso il corpo che possono essere di ostacolo alla procedura chirurgica, rendendo necessaria la somministrazione preventiva di farmaci curarizzanti (paralizzanti ndr)”.Ignazio Marino"
http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/10/23/ignazio-marino-e-la-storia-del-suo-percorso-di-guerra-da-trapiantatore-di-organi-a-cuore-battente-a-becchino-del-partito-democratico-%E2%80%93-%E2%80%9Ccon-le-benedizioni-di-massimo-d%E2%80%99alema/