Alessandro Ciavarrella |
di Gianni Lannes
Il ragazzo è figlio di un muratore emigrato in
Germania (Antonio) e di una casalinga. «E’ atroce vivere così. Vogliamo la
verità» ripete la mamma Rosa Guerra, di 58 anni, madre di altri quattro figli. Quattro
lunghi anni di lacrime. Domenica 11 gennaio 2009 Alessandro Ciavarrella alle
9,30 usciva di casa (indossava un giubbotto nero ed un jeans), «doveva incontrare un
amico al Byron caffè - rivela sorella Maria - un bar di Corso Manfredi a
Monte Sant’Angelo. Poi il nulla. Chi sa parli».
Se ne occupano i carabinieri dopo la denuncia, in particolare, l’allora maggiore Italiano - prima del trasferimento al Noe di Roma - della Compagnia di Foggia. Gli inquirenti sembravano a buon punto, a detta loro, dopo aver setacciato la vita di tre conoscenti proprio di Alessandro, ovvero Antonio Santoro, Saverio Arena e Pasquale Notarangelo. Ma invece niente di niente. Difficile bucare il muro di solida omertà. E così anche l'Arma non ha dipanato l'apparente mistero.
«Sono profondamente addolorata, ma non mi rassegno.
Continuo a cercare la verità su quanto è accaduto a mio figlio. È diritto di
una madre sapere, per questo non mi stancherò mai di chiedere a chiunque sappia
di farsi avanti, anche in maniera anonima. Vi chiediamo di aiutarci».
Il giovane era iscritto all’Itis della città, e
viene descritto come solitario e taciturno. Misteriosa le modalità della
scomparsa di questo adolescente. Neanche un biglietto.
Così la mamma lancia l’ennesimo appello: «Io e la
mia famiglia abbiamo bisogno di conoscere la verità, abbiamo diritto ad un po’
di pace, perché non si può vivere in questo stato di dolorosa e atroce
incertezza. Aiutateci a dare risposte alle domande che da 4 anni ci tormentano.
Aiutateci a trovare Alessandro». Un bravo figlio può sparire nel nulla?
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