di Gianni Lannes
Per il presidente della regione Nichi Vendola era ed è tutto a posto. "Non c'era niente da fare, altrimenti la Regione avrebbe dovuto pagare delle penali mostruose al gruppo Marcegaglia se avesse revocato l'autorizzazione" dichiarò pubblicamente qualche anno fa il governatore ecologista, a proposito del cancrovalorizzatore impropriamente definito "termovalorizzatore" (un neologismo che non ha alcuna valenza scientifica).
Invece, Vendola non ci ha visto giusto, o forse ha mentito spudoratamente. Comunque prima o poi dovrà spiegarlo almeno ai magistrati per regolare i suoi conti aperti con la giustizia terrena, perché ai cittadini non ha chiarito un bel niente. Se avesse voluto, il presidente avrebbe potuto arrestare la fabbrica di morte in contrada Paglia.
Nell'affare dell'inceneritore ETA (Marcegaglia) a Manfredonia? Falsi in atti pubblici, abusi d'ufficio sfrontati, ma soprattutto associazione a delinquere di stampo mafioso. Una piovra particolare, però, che non si sporca le mani, se non con le carte truccate, insomma dietro le quinte.
Dunque, in sintesi, a metà degli anni '90 la ditta ETA presenta un progetto per una centrale a biomasse nel sito dell'Enichem da bonificare. Il progetto viene sonoramente bocciato dall'intervento tecnico di Medicina Democratica che informa l'ignara popolazione e rompe le uova nel paniere ai parassiti politici autoctoni. In seguito i Marcegaglia ed i loro manutengoli locali tornano alla carica, proponendo un sito ai confini territoriali con San Giovanni Rotondo. Anche questa altra soluzione improponibile viene respinta.
Così i boiardi nell'ombra giocano d'astuzia, almeno apparente. Il primo ottobre 2001 la nota società edile locale Edilmag di Rotice Antonio, acquista da Antonio Ciano e Maria Luigia in Ciano (atto di compravendita numero di repertorio 28813 del notaio Filippo Rizzo Corallo) i terreni in località "feudo della paglia" su cui sono vigenti diritti demaniali (compresi gli usi civici) e vincoli ambientali volutamente elusi dai pianificatori del disastro. Chi ha consigliato alla Edilmag di comprare quei terreni agricoli, sicuro di un mutamento di destinazione urbanistica pilotata? Chi cambia le carte in tavola violando le leggi? Mani sulla città? Anche peggio.
L'anno successivo, il 22 febbraio 2002 Antonio Marcegaglia scrive ufficialmente al sindaco di Manfredonia e gli detta a tavolino l'iter per realizzare - illegalmente - l'accordo di programma con la Regione.
le regole fuorilegge di Antonio Marcegaglia |
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le regole fuorilegge di Antonio Marcegaglia |
le regole fuorilegge di Antonio Marcegaglia |
Basta leggere con un minimo di attenzione la delibera del consiglio comunale sipontino numero 77 del 9 settembre 2002, per capire come le istituzioni violano la legge. Oppure esaminare la nota numero 15586 del 2 ottobre 2002, indirizzata dal sindaco Campo (centro sinistra) al presidente Fitto (centro destra) per comprendere il trasversalismo affaristico.
Sorpresa: il 9 settembre 2002 il sindaco, la giunta ed il consiglio comunale di Manfredonia ricevono due esposti inviati da liberi cittadini.
Infatti, i rappresentanti di ben 30 aziende agro-pastorali della zona scrivono al primo cittadino (protocollo 30393):
"I sottofirmatari cittadini, nonché operatori agricoli, venuti a conoscenza della richiesta del gruppo Marcegaglia di installare una centrale termoelettrica a biomasse in località Piscitella-Paglia, agro di codesto Comune, nel dissentire vivamente a detta richiesta, per motivazioni inerenti la nostra attività di operatori agricoli della zona interessata e delle località che distano da quest'ultima di km 0,800 a km 5, tra cui Fonterosa, Macchia Rotonda, La Scrofola e Mezzanone, invitano la S.V. e l'intero Consiglio Comunale ad esprimere parere sfavorevole a detta richiesta. Sicuri della sensibilità Sua e di ciascun Consigliere Comunale nel recepire il nostro dissenso a tale centrale termoelettrica manifestandolo con atto formale di Consiglio Comunale, a tutela del nostro ambiente a vocazione agricola".
Anche il dottor Donato Pasqualicchio, a nome dell'Ordine provinciale degli agronomi e dottori forestali di cui è presidente, indirizza inutilmente una nota di due pagine dove si legge: "La zona nella quale verrà eventualmente ad installarsi tale centrale è zona a vocazione espressamente agricola...".
Effettivamente, il Decreto legislativo numero 228 del 18 maggio 2001 fa espresso divieto di allocare un inceneritore di rifiuti in terreni dove si producono prodotti agricoli e alimentari di qualità Doc, Dop, Docg, Igt, inquinanti di smaltimento e recupero rifiuti.
Addirittura l'inceneritore di rifiuti ETA è stato costruito nei pressi di due centri abitati: Borgo Tressanti e Borgo Mezzanone, dove vivono migliaia di esseri umani.E comunque nelle vicinanze di alcune città: Foggia, Cerignola, Orta Nova, Zapponeta, Carapelle.
Il 18 luglio 2003, la delibera di consiglio comunale numero 66 ha per oggetto "l'accordo di programma per la realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili nel comune di Manfredonia (FG) ditta ETA S.r.l.".
In giunta durante quel periodo - in veste da assessore - figurava l'attuale sindaco Angelo Riccardi. Il sindaco era Francesco Paolo Campo, attuale capogruppo del partito democratico in provincia di Foggia. Tra i consiglieri comunali di maggioranza c'era anche Michele Bordo, attuale deputato del Pd, già membro della commissione parlamentare antimafia.
Il decreto del presidente della Regione Puglia che regola l'accordo di programma - imposto da Antonio Marcegaglia - è il numero 111 del 25 febbraio 2004. A quella data la società ETA del clan Marcegaglia non è ancora proprietaria dei suoli. Ergo: non sarebbe stato possibile avviare un accordo di programma e scucire quattrini pubblici per interessi meramente privati, di nessuna utilità collettiva, anzi dannosi.
In effetti, l'atto di compravendita dei suddetti terreni - per rogito del solito notaio Filippo Rizzo Corallo di Manfredonia - è stato stipulato l'8 ottobre 2004.
Lo stesso giorno giorno - straordinario tempismo - viene ufficializzata la convenzione edilizia tra il comune di Manfredonia (l'ingegner Curci Domenico, indicato espressamente come legale rappresentante municipale) e la società ETA (Roberto Garavaglia). L'atto di repertorio è il numero 32.896 dell'immancabile notaio Filippo Rizzo Corallo che sicuramente vanta il dono dell'ubiquità.
Altra stranezza: un fascicolo con una lettera di accompagnamento del notaio Rizzo Corallo che reca a penna la data del 25/10/2004, ma presenta come timbro di ingresso comunale il 5 ottobre 2004, con protocollo (corretto a mano).
Sempre nello stesso giorno (8 ottobre 2004) la ditta ETA con una nota a firma di Roberto Garavaglia richiede al sindaco il "permesso di costruire".
Ulteriore anomalia: la certificazione urbanistica sottoscritta dal dirigente del settore urbanistica ed edilizia, tale Curci Domenico, il quale in data 15 giugno 2004, attesta:
"che i suoli censiti in catasto terreni del Comune di manfreodnia al Foglio 135 distinti con i mappali nn. 155, 157, 159, 161 e al Foglio 138 disntiti con i mappali nn. 169, 51 nel vigente P.R.G., ricadono in zona destinata ad impianto industriale per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili... Per quanto previsto dal citato decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 111 del 25.02.2004, la variante ha rilevanza esclusivamente ai fini urbanistici e, qualora l'intervento non sia realizzato a qualsiasi titolo e ragione, si intenderà caducato di diritto o conseguentemente, posto nel nulla, riacquistandio le aree interessate la orginaria destinazione prevista nel vigente strumento urbanistico".
Si tratta di una pregiata area agricola. Per la cronaca: i lavori di realizzazione dell'inceneritore sono iniziati soltanto nel 2010, ben 6 anni dopo, e quindi assolutamente illegali, a seguito di un secondo permesso di costruire - numero 269 - del 15 settembre 2009.
In base alla legislazione in materia, "L'approvazione dell'accordo di programma comporta la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza delle medesime opere; tale dichiarazione cessa di avere efficacia se le opere non hanno avuto inizio entro tre anni. La vigilanza sull'esecuzione dell'accordo di programma e gli eventuali interventi sostitutivi sono svolti da un collegio presieduto dal presidente della regione o dal presidente della provincia o dal sindaco e composto da rappresentanti degli enti locali interessati, nonché dal Commissario di Governo nella regione o dal prefetto nella provincia interessata...".
Incredibile: il 13 luglio 2009 Paride De Masi (padrone
di Italgest) viene nominato presidente del neo costituito distretto regionale
delle energie rinnovabili. A meno che di un'improbabile omonimia, il De Masi,
ha ricoperto la carica di presidente della società ETA dei Marcegaglia. Governatore
Vendola chi ha suggerito questa nomina di De Masi, lei ne sa qualcosa? C'è per
caso un problema etico o di conflitto di interessi? Paride De Masi non voleva forse
realizzare una "centrale a biomasse" (Heliantos 2) a Casarano, bocciata perché troppo inquinante? E' lo stesso individuo che voleva farne una anche a Lecce (Heliantos 1) arrestata dai comitati popolari?
A coprire in loco le violazioni di legge ci ha pensato qualche anno fa, anche l'allora prefetto di Foggia, Antonio Nunziante (poi trasferito a Potenza) attaccando con le sue fuorvianti e bizzarre dichiarazioni rilasciate alla Commissione Bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il sottoscritto, reo di aver manifestato curiosità per questo progetto palesemente fuorilegge.
Infine, appare quantomeno sorprendente l'assordante silenzio della cosiddetta "opposizione politica": in loco albergano l'onorevole Antonio Leone (Pdl) ed il fido Stefano Pecorella, già assessore provinciale all'ambiente, improvvisamente promosso ai vertici del parco nazionale del Gargano per imperscrutabili meriti sociali. Dulcis in fundo, Franco Salcuni, esponente di Legambiente, anche lui zitto e muto su questa fabbrica di morte, piazzata in mezzo alla Daunia.
La Regione Puglia nel 2010 sigilla il malaffare a danno della salute di 700 mila persone e dell'intera Capitanata, con il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale numero 437. Per dare la misura dell'attenzione istituzionale: a distanza di 3 anni il presidente Vendola non ha ancora fornito le informazioni richieste dal giornale Italia Terra Nostra.
I Marcegaglia hanno truccato le carte in tavola con il favore delle istituzioni (Regione e Comune), poiché il progetto iniziale approvato dall'accordo di programma del 2003 prevedeva una centrale a biomasse, ma non certo un inceneritore di rifiuti che vanta una potenza termica di ben 61,9 megawatt.
I rifiuti sono un pessimo combustibile, in quanto vantano un basso potere calorifico (circa 1700-2200 Kcal/Kg, contro le 6000-7000 Kcal/Kg del carbone, 9000-10500 Kcal/Kg del gasolio, 12000 Kcal/Kg del metano). Per ovviare il Decreto ministeriale numero 503 del 19 novembre 1997 fissa le condizioni per la combustione dei rifiuti urbani e prevede che il CdR (combustibile derivato da rifiuti) può essere addizionato per una quota non superiore al 50 per cento in peso, con rifiuti industriali. Non a caso il gruppo Marcegaglia a Ravenna possiede, appunto, un centro di raccolta degli scarti industriali.
A causa dell'enorme varietà di composizione del CdR, la sua combustione causa la sintesi di circa 200 nuove specie chimiche organiche. I microinquinanti (metalli pesanti, diossine, pcb) possono essere assorbiti per ingestione a seguito di deposito su vegetali, attraverso il latte materno, per inalazione, oppure attraverso la cute. Queste sostanze non sono biodegradabili. Risultano inoltre bioaccumulabili, depositandosi nei tessuti viventi, ma soprattutto sono estremamente tossiche per l'organismo umano.
L'inquinamento non conosce barriere amministrative o confini territoriali: si diffonde nell'aria, nell'acqua e nel cibo per centinaia di chilometri. Numerosi studi hanno documentato nei residenti vicino ad un inceneritore un incremento della frequenza delle morti per tumore. Le sostanze inquinanti emesse dagli inceneritori sono responsabili di un peggioramento della qualità di vita e degli indicatori epidemiologici di morbilità e mortalità nella popolazione.
Vendola inoltre, ha calpestato la Convenzione di Aarhus entrata in vigore il 30 ottobre 2001, per cui la gente ha il diritto di esprimere proprie osservazioni vincolanti sui processi autorizzativi della pubblica amministrazione, in merito alla pianificazione ed alle ricadute ambientali di inutili e pericolose infrastrutture che attentano alla vita, al territorio ed all'economia. Insediamenti inquinanti in luoghi nei quali occorre tutelare il vero bene comune: la salute e la qualità dell'ambiente. E latita la valutazione della Regione sui costi sanitari ed ambientali di inquinamento provocati dall'inceneritore, che invece doveva essere vincolante nel processo decisionale.
Qui cittadine e cittadini sono massa informe da sfruttare a piacimento, in particolare quando si vota, apponendo una croce sul candidato prescelto ed imposto dall'alto: non hanno diritto ad esprimersi sul futuro della propria salute e del territorio in cui vivono, neanche a difesa dei propri figli. Regna la rassegnazione, la paura e l'omertà.
approfondimenti:
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=MARCEGAGLIA
http://www.centraledimanfredonia.it/pdf/ETA.Provv.AIA.n.437-2010.pdf
http://www.sanmarcoinlamis.eu/notizie/ambiente-e-sicurezza/1494-inceneritore-di-rifiuti-marcegaglia-lannes-incalza-e-vendola-fugge
Paride de Masi:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/14/distretto-energia-rinnovabile-paride-de-masi-presidente.html
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