di Gianni Lannes
A Soria, in Spagna, a 200 chilometri
da Madrid, hanno costruito un parco dei dinosauri, basandosi sulla scoperta di
12, esattamente dodici orme, racimolando appena, si fa per dire, 200 mila
visitatori all’anno.
Ad Altamura - provincia di Bari - invece, profondo sud del sud, ne sono state rinvenute ben 30 mila, ma il sito archeologico risulta attualmente abbandonato.
L'area "protetta" finanziata nel 2000
dallo Stato per 650 milioni di lire, ed in seguito nel 2008 dalla Regione Puglia con 2 milioni
di euro, è preda del degrado. Inizialmente visitatori a migliaia, ma poi burocrazia
e interessi privati paralizzarono tutto.
Tra il 2000 e il 2003 la cava Pontrelli ha accolto 30
mila visitatori che arrivarono da tutta Italia e dall’Europa, guidati in loco
dall’archeologa Damiana Santoro. Nel 2002 procedono i lavori del tavolo
informale tra privati, istituzioni ed associazioni. Poi, improvvisamente tutto
si ferma e il sogno di vedere realizzata la valle dei dinosauri si scontra con
la logica del rendimento a breve termine. E’ certo un caso, ma una volta
ottenuto l’appalto decennale della raccolta di rsu ad Altamura, Carlo Dante
Columella, una familiare conoscenza del governatore Vendola (proprietario del sito e patron della Tradeco), decide
che a lui non interessa più nulla. A questo punto la collaborazione
pubblico e privato attraverso la creazione di un consorzio resta
un’illusione.
Nel frattempo la Sovrintendenza di Taranto si dimentica di porre
il vincolo sull’intera area, tanto a che a lato del prezioso sito, su terreni
anch’essi di Columella, sorgono dei capannoni giganteschi che cozzano con il
futuro dell’area da destinare a turismo culturale. I ritardi si accumulano in
maniera impietosa, tanto che le orme, quelle stappate (circa 400 su 30 mila)
iniziano a sgretolarsi per l’azione erosiva del vento e dell’acqua piovana,
nonché dei vandali a caccia di souvenir. E così, tra lo stupore generale la
Soprintendenza nel 2004 decide di chiudere ai visitatori il sito.
Altamura: l'ex valle dei dinosauri (Daniela Marcone) - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Da allora, tutto è congelato o quasi. Nel 2008 la Regione, appunto,
stanzia la bellezza di 2 milioni di euro per la protezione delle orme e l’avvio della loro
valorizzazione. Ma è tutto fermo, anzi in fase di evidente deterioramento.
Columella pretende dal Comune una solida perequazione in volumetrie da
utilizzare su altri suoli agricoli di sua proprietà. In cambio la cava sarà
donata al Comune.
Estinti 65 milioni di anni fa, in quell’era senza
tempo molto prima che l’essere umano si affacciasse sulla Terra e quando i
continenti neppure esistevano come li conosciamo oggi, i “terribili rettili” sono
ricomparsi dove meno te l’aspetti. Ovvero nella cava De Lucia, in località
Pontrelli, a 3 chilometri da Altamura (in provincia di Bari), a un soffio dalla
statale 171 per Santeramo, ad un tiro di schioppo dalla via Appia Antica,
proprio a pochi chilometri da Matera. «Si tratta di 30-40 mila impronte di
dimensioni variabili appartenenti ad almeno 5 diverse specie di Dinosauri: i
Sauropodi, i Ceratopsidi, gli Iguanodontidi, gli Anchilosauri, tutti erbivori e
i Teropodi, carnivori parenti del temibile Tirannosauro e di qualche centinaio
di piste» rivela Umberto Nicosia, paleontologo dell’università “La Sapienza” di
Roma. «E’ il più ricco giacimento europeo per quantità, qualità e biodiversità:
rivoluziona la paleogeografia del Mediterraneo» gli fanno eco esperti italiani
e stranieri. In una cava di 12 mila
metri quadrati destinata a divenire una discarica di rifiuti, migliaia di
impronte (bipedi e quadrupedi, coppie mano-piede) affiorano sulla pietra
calcarea della superficie in piano, circondata da pareti alte una quindicina di
metri. Una dietro l’altra disegnano delle piste: i camminamenti degli arcaici
abitatori di Gaia. Una scoperta che rende Altamura un sito unico nel vecchio
continente. Tanto raro che a giudizio degli icnologi, solo in Birmania esiste
un luogo paragonabile per importanza.
E' l'italia della modernità: al peggio non c'è mai fine. E poi dicono che il Sud muore. Di questo passo, senz'altro.
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