Marcegaglia: Steno, Emma, Antonio |
di Gianni Lannes
Martin
Decu,
operaio romeno, aveva compiuto 47 primavere il 27 giugno di 5 anni fa, quando è
stato ucciso dall’esplosione in un capannone a Scarlino, in provincia di
Grosseto. Lavorava allo smaltimento di rifiuti per conto della società a responsabilità
limitata Agrideco. Smaltimento
illecito, recitano le cronache giudiziarie. Martin, probabilmente neanche lo
sapeva, e anche se avesse saputo che quell’attività era illecita, avrebbe
obbedito al padrone, pur di lavorare per sfamare i suoi figli.
foto di Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Già, ma nella stagione del disamore chi si ricorda di questa storia. Martin, padre di famiglia, morì bruciato vivo ed un suo compagno
rimase gravemente ustionato. Lavoratori: carne da macello, da quando si
licenzia il lavoro produttivo e si assume solo il profitto a tutti i costi.
Certamente l’operaio non sapeva che quei rifiuti e
tanti altri smaltiti illecitamente avevano la firma altolocata di
Marcegaglia e Lucchini, né che il materiale che l’ha ucciso era targato Ferriere
di Trieste e area portuale di Ravenna.
Soltanto il 9 febbraio 2010 saltò fuori la vicenda dei rifiuti, grazie al lavoro di indagine della Procura della Repubblica di Grosseto. Una quindicina di arresti e 61 indagati. Nell’elenco c’era il fior fiore del capitalismo tricolore, a partire dal geometra Steno Marcegaglia, già presidente dell’onorata ditta omonima e padre di Emma.
Un suo laboratorio - Made Hse -
avrebbe falsificato le analisi sugli scarti tossici da smaltire, peraltro
illecitamente, provenienti dall’industria siderurgica del gruppo Marcegaglia.
Poi c’è di mezzo Lucchini. E altri
ancora.
In altri termini hanno ripulito rifiuti speciali e
pericolosi con false certificazioni sversandoli in discariche e siti non idonei
in mezza Italia (anche in Puglia). Tra le accuse agli arrestati c’è anche l’associazione
per delinquere. Il sistema era un classico: attraverso l’illecita miscelazione
dei rifiuti, simulando operazioni di selezione, trattamento e recupero con la
falsificazione dei documenti analitici e di trasporto, per anni sarebbero stati
illecitamente smaltiti rifiuti d’ogni genere.
Steno
Marcegaglia era convolto nel crac
Italcase-Bagaglino, condannato in primo grado il 13 dicembre 2006 a 4 anni e 1
mese di carcere dal tribunale di Brescia, e all’interdizione dai pubblici
uffici per 5 anni. Grazie all’indulto, la pena detentiva è stata ridotta di 3
anni. E’ stato poi assolto in secondo grado dalla Corte d’Appello di Brescia l’11
maggio 2009. Per la cronaca la Marcegaglia Spa nel 2008 ha patteggiato una
sanzione di 500 mila euro più 250 mila euro di confisca per una tangente di 1
milione e 158 mila euro pagata a Lorenzo Marzocchi di EniPower, oltre a 500 mila
euro di pena, e 5 milioni e 250 mila euro di confisca della società N.e./C.c.t.
spa, controllata dall’azienda di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova.
Antonio
Marcegaglia (fratello di Emma ed estensore della
richiesta per l’inceneritore illegale in provincia di Foggia) ha patteggiato 11 mesi di
reclusione con sospensione della pena per il reato di corruzione. Tra l'altro era sotto
inchiesta insieme alla sua famiglia per i 17 conti bancari ritrovati in
Svizzera dai magistrati della Procura della Repubblica di Milano.
I Marcegaglia in Puglia sono diventati i monopolisti
dei rifiuti e del loro incenerimento.
Infatti gestiscono il cancrovalorizzatore
di Massafra per cui hanno chiesto un poderoso ampliamento alla Regione, nonostante l'Ita,ia sia stata sanzionato per l'infraziuoen ceritficata dalla Corte di Giustizia europea, proprio per questo impianto fuorilegge (c' una sentenza storica). Mentre
l’impianto di Modugno in provincia di Bari è stato sequestrato dalla
magistratura nel 2008 per gravi irregolarità. I Marcegaglia controllano il
servizio di gestione del sistema impiantistico di “recupero energetico” a
servizio dei bacini Lecce 1,2 e 3 ed anche la Filiera Rifiuti Speciali Oikothen
di Augusta con autorizzazione sospesa dalla regione Sicilia. In Calabria a
Cutro in provincia di Crotone, il gruppo Marcegaglia gestisce un altro inceneritore.
Scarlino, Trieste, Bagnoli. E poi Ravenna, Piombino,
Cutro, Massafra, e via inquinando tutto il Belpaese. Ora toccherà anche alla
Capitanata?
Nikola tesla scrive una specie di parabola totalmente ispirata da Rabelais "Science sans conscience n'est que ruine de l'âme"...
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