Italia: Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
di Gianni Lannes
E se nel Belpaese si riuscisse a riconvertire il fronte della guerra al paesaggio in industria di pace, tutta restauro e lavoro, turismo di qualità culturale ed economica che non divora il suo stesso territorio, ma assicura una vera salvaguardia e redddito garantito?
Nei
tanti Sud d’Italia vive un’Italia dei luoghi
diversi lontano dai luoghi comuni. In questo estremo, ma non periferico
lembo dello Stivale, si
potrebbe scommettere contro tutto e tutti, di poter recuperare alcune
delle centinaia
di torri costiere del Regno di Napoli e delle Due Sicilie. E si potrebbe
partire con progetti di autentico restauro e recupero, da quelle sotto
gli occhi distratti di tutti. Si
tratta di splendidi manufatti risalente al XVI secolo e perfino all’anno
Mille,
di particolare interesse come valido documento storico per la conoscenza
dell’architettura militare e dei sistemi di avvistamento.
Dove l’illegalità è moneta
corrente bisogna educare le istituzioni, gli enti locali ad uno sviluppo
diverso perché ai cittadini vengono sottratti i luoghi, gli spazi, i segni di
riconoscibilità, le specificità della nostra terra.
Italia: Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Si potrebbe iniziare il
lavoro con un monitoraggio degli avamposti marittimi di mezzo millennio fa. Le
opere d’arte quando non possiedono uno specifico valore monumentale, vengono
distrutte o private di ogni manutenzione, esiliate dalla cultura e
dall’apprendimento sociale e quindi dalla consapevolezza dei cittadini. Il loro
valore e la loro importanza sono però ancora fondamentali e forse sono gli
unici elementi concreti di cui disponiamo per riconquistare la dimensione
ecologica dell’ambiente costruito e per riproporre una conoscenza dei fenomeni
e degli elementi naturali.
Italia: Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Numerose torri litoranee
sono scomparse, di altre restano solo poche mura sbrecciate, alcuno sono state
trasformate in orribili ristoranti, parcheggi, rimesse, negozi.
Italia: Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Loro si ergono maestose,
nonostante l’incuria e l’abbandono. Attendono un futuro: osservatori
faunistici, laboratori ecologici, musei multimediali, centri di studio del
mare.
Gli obiettivi da
conseguire sarebbero molteplici: sensibilizzazione verso un’area di elevato
valore naturalistico; valorizzazione del patrimonio architettonico e recupero
di strutture presenti nell’area; promozione di una fruizione eco-compatibile;
tutela dell’habitat. Lo scopo potrebbe essere di realizzare insieme a studenti
e docenti, interventi concreti, oltreché approfondire gli studi in materia.
Non si tratterebbe di un
mero recupero intellettuale ma corporeo. Il problema è che non abbiamo nessuna
epica da trasmettere: viviamo in un ambito turistico dove imperversa la corsa
all’omologazione, all’appiattimento, alla standardizzazione modello “riviera
romagnola.
Salento: scempi edilizi in atto - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Dalla Puglia alla
Calabria, dalla Sicilia alla Sardegna ci si imbatte in un inesplorato scrigno
archeologico, coronato da scogliere calcinate dal sole, faraglioni modellati
dal vento e sempre più villaggi turistici plasmati da speculatori mafiosi
coperti ed incoraggiati dalle istituzioni e sovente dalle massime autorità
dello Stato, delle Regioni e dei Comuni.
Un altro bel pezzo di
storia è scritto sott’acqua dove si potrebbero realizzare sentieri blu in aree
marine realmente e rigorosamente protette. Ma incombono sempre più le trivelle
per rubare gas e petrolio.
Italia: Mediterraneo - foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati) |
Le torri che per secoli
hanno vigilato nel timore dei Saraceni, svettano a mezz’aria e come una beffa
del destino, ora ne sono l’unico segno riconoscibile dal mare. Eppure le
indicazioni per trovarle sono scarse e confuse, inesistenti, quasi a volerle
preservare inconsciamente dal piede dell’uomo.
Qui scorre un’incredibile
vita: si librano solenni i gabbiani sulle acque cristalline; si rifugiano
stremati gli uccelli maratoneti nella biblica migrazione verso le terre calde;
transitano tra disumane sofferenze i migranti trattati peggio di schiavi in
catene, spesso brutalizzati ed ammazzati senza pietà.
I tanti Sud dello Stivale
sono una mezza vittoria del Mediterraneo ma rischiano sempre la sconfitta. Dopo l’approdo di pirati e corsari le torri
provano brividi di altra natura. Corrono il rischio di una devastazione finale.
Ancora oggi non sono inspiegabilmente vincolate come monumenti.
Allora, altro che crisi economica (una subdola speculazione finanziaria). I nostri veri tesori su cui puntare per una rinascita dell'Italia sono storia ed intelligenza creativa, risorse uniche al mondo.
Tredici anni fa, discussi la tesi in architettura presso la facoltà di Pescara, in pianificazione territoriale e nello specifico di un programma integrato di settore (PIS) in cui si studiavano i sistemi infrastrutturali del GARGANO. Partendo inizialmente da un aspetto per me cruciale e che sembrava ottenere l'attenzione dei miei relatori, cioè il sistema delle torri costiere di difesa dl gargano. L'idea era quella di mettere in rete le torri dandole nuova funzione attraverso un'opera di restauro conservativo e riusi che ne riproponessero la loro natura di sentinelle (osservatori del mare e del cielo) utilizzando un sistema informatico intranet e internet per l'interscambio di informazioni e database. Altro elemento dello studio divenne l' ex ferrovia Decauville che dal bosco sfilzi, in foresta umbra, scendeva giù a valle alla segheria mandrione nel comune di Vieste. I due poli rappresentavano l'incursione del sistema di rete costiero con l'entroterra forestale, nel cuore del Parco Nazionale del Gargano. In definitiva, il progetto si proponeva di fare da volano per uno sviluppo del sistema turistico garganico. Finale della storia: il sistema infrastrutturale con l'inserimento del tracciato ferroviario fu inserito in uno studio di prefattibilità dell'ente parco nazionale con l'aggiunta orribilis di un tratto in galleria che perforava la montagna sacra da Apricena per raggiungere San Giovanni Rotondo, il tutto in quanto ecologico e sotterraneo, il treno di Padre Pio.
RispondiEliminaFortunatamente tutto ciò non si fece, e a più riprese proposi l'intervento sulle torri costiere, anche con un contatto dal CNR di lesina per il progetto "Sentinelle del mare". Nulla. Gli interessi speculativi fortunatamente e naturalmente erano altrove, sappiamo dove, salvando, ironia della sorte, le torri costiere nell'unico modo possibile...lasciandole alla loro storia e al tempo che tutto distrugge.
Con stima sincera, un lettore dalla città di Vieste. Arch. Natale Ruggieri
sul progetto della decauville di cui parli:
Eliminahttp://amaraterra.blogspot.it/2012/07/il-treno-turistico-della-foresta-umbra.html
Vorrei chiarire alcuni fatti.
RispondiEliminaIl punto di partenza di tutto il discorso della Decauville e del successivo studio di prefattibilità e fattibilità è la tesi di laurea discussa dal sottoscritto nel 2001.
Il focus del progetto è stato modificato da esigenze che progressivamente alteravano gli scopi del piano. Era, nell'idea originale, riportare in vita la memoria storica che quel tracciato rappresentava. Vi era il riconoscimento di una storia che poteva rinnovarsi e il treno era solo un modello, un'indicazione operativa. Non era la mia originaria intenzione di impiego tout court. La possibilità di mettere in rete i sistemi costieri, era affidata a macchine elettriche che offrivano un servizio di connessione tra i nodi qualitativamente rilevanti della storia e del paesaggio garganico. Quindi macchine che avrebbero unito sistema della costa (attraverso i nodi identificati dalle torri di difesa costiere) e sistema Parco con la penetrazione all'interno della foresta umbra. Un programma ad hoc, doveva avere come scopo il restauro conservativo degli immobili storici presenti nei tracciati e la loro messa in rete, non solo come memoria organizzata e organica attraverso la rifunzionalizzazione, ma come fruizione e condivisione. Il tracciato della ex Decauville e il sistema costiero andavano riqualificati e riutilizzati per riconoscere nella memoria un ponte per un futuro possibile.
Con un programma che integrava questi valori e questi scopi e sopratutto con la partecipazione e il consenso di fruitori e operatori si poteva inseguire uno sviluppo sostenibile e di recupero di un patrimonio unico.
Riproporre la ferrovia in "se", con binari e locomotive è solo suggestione. Ma da quello che riesco a comprendere, l'intento è di scardinare la possibilità di riconfigurare la realtà secondo i canoni di saggezza e conoscenza. E' una scelta umana di deumanizzazione, disgregazione, di distacco. Rottura con la memoria e la coscienza di ciò che si è e si è stati. Ognuno per se, la memoria unisce, la conoscenza unisce...ma siamo noi all'altezza? Vogliamo essere all'altezza?
Arch. natale Ruggieri
P.S.: Ho letto il post che mi ha segnalato Domenico nel suo blog e volevo precisare l'indirizzo del mio contributo di studi e professionale rispetto alla questione in oggetto, che evidentemente palesa intenti e frequentazioni diverse dai titolari di quegli studi...
Questo mio commento lo inserisco anche nel suo blog.