Campo Imperatore - foto Gilan |
di Gianni Lannes
In Italia dilagano i bonificatori della Natura. Dopo la riserva naturale del Borsacchio in riva all'Adriatico, rimpicciolita a dismisura dalla regione Abruzzo capeggiata dal post-fascista Marsilio, a fine dicembre 2023, ora tocca al parco nazionale del Gran Sasso, segnato ampiamente dal degrado ambientale?
Nel settembre 2023 a Bruxelles è andato in onda un incontro a porte chiuse tra funzionari della Commissione europea e Luigi Faccia, consigliere comunale di maggioranza al comune de L'Aquila, riguardante la proposta di riperimetrazione di aree del Gran Sasso incluse in Siti di importanza comunitaria (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps).
Gran Sasso - foto Gilan |
Come denunciato anche dal WWF, quella della riperimetrazione di aree protette del Gran Sasso è un'ipotesi nefasta promossa da chi sostiene, come le attuali amministrazioni del comune de L'Aquila e della regione Abruzzo, che i vincoli della Rete europea Natura 2000 comprimono lo sviluppo turistico del comprensorio del Gran Sasso.
foto Gilan |
Il massiccio del Gran Sasso - notoriamente - è interessato da aree protette a livello comunitario perché ospita una biodiversità ricchissima in termini di specie animali e vegetali, nonché di habitat.
Gli attuali confini della rete Natura 2000 sul Gran Sasso sono stati istituiti proprio per tutelare le popolazioni delle specie di maggiore interesse conservazionistico, alcune delle quali endemiche dell'Abruzzo o comunque della catena appenninica e le aree interessate dagli habitat di maggior pregio e risultano necessari per mantenere i rapporti ecosistemici tra le varie componenti naturali e assicurare la protezione prevista per legge a specie e habitat tutelati dalla comunità europea.
L'afflusso di turisti nel comprensorio del Gran Sasso ha visto negli ultimi anni un notevole incremento a dimostrazione che i vincoli non creano alcun pregiudizio al settore turistico, e, anzi, hanno contribuito allo sviluppo del cosiddetto «turismo lento» e dunque sostenibile: escursionismo, «nordic walking», ciaspolate, trekking someggiato, attività che, se correttamente gestite, possono essere svolte nel pieno rispetto dei vincoli necessari alla conservazione dei tesori naturalistici delle montagne abruzzesi e nell'arco dell'intero anno.
La tipologia del turismo predatorio di massa che sembra celarsi dietro le intenzioni di chi propone la riperimetrazione delle aree protette del Gran Sasso, concentrato nei mesi invernali e legato principalmente alla pratica dello sci da pista e alle connesse attività ricettive, diviene sempre meno sostenibile sia economicamente che ambientalmente, nel contesto di un riscaldamento globale sempre più rapido e che, secondo le previsioni della comunità scientifica, ridurrà drasticamente nei prossimi decenni i periodi di accumulo di neve in Appennino.
La comunità scientifica internazionale evidenzia come le aree protette attuali non siano sufficienti ad arrestare il drammatico declino della biodiversità e delle relative funzioni ecologiche, di cui noi tutti beneficiamo (suolo fertile, depurazione di acqua e aria, riciclo dei nutrienti e altro).
Progetti internazionali come l’«Half-Earth Program», che mira ad avere almeno il 50 per cento della superficie terrestre convertito in aree protette entro i prossimi decenni, o il «post-2020 Global Biodiversity Framework», che mira a una più efficiente integrazione della tutela della biodiversità nei piani di sviluppo dei singoli Stati, dimostrano come la strada da percorrere sia opposta a quella prospettata dall'amministrazione aquilana e regionale abruzzese.
Gli attuali livelli di tutela ambientale vanno incrementati e non ridotti, attraverso programmi basati su solide evidenze scientifiche, liberi da interessi personalistici e dalla esclusiva logica del profitto, prestando nel contempo attenzione alle esigenze socio-economiche dei territori.
La normativa europea chiede di aumentare l'estensione del territorio tutelato e l'Abruzzo è una delle poche regioni che ha una superficie protetta ai livelli auspicati dall'Europa, 30 per cento, quindi una riduzione della stessa risulterebbe incomprensibile.
Perché l'esecutivo Meloni non difende le aree protette che custodiscono la biodiversità delle nostre montagne, a partire dal caso del Gran Sasso, e per promuovere un modello di sviluppo realmente ecocompatibile?
Riferimenti:
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Gran+Sasso
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=Borsacchio
https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=marsilio
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