19.3.24

IL CONFORMISMO DEL GIORNALISMO!

 

foto Gilan
 

di Gianni Lannes

Quale informazione nei tempi moderni? Ormai sempre più spesso va in onda la disinformazione pilotata, vale a dire costantemente artefatta o peggio, ammaestrata. La Rai, ovvero il servizio pubblico fagocitato irreversibilmente dal sistema clientelare dei partiti è l'esempio più eclatante nell'ex giardino d'Europa, proprio dell'esatto contrario del principio di indipendenza. Oggi in Italia, stampa, radio, televisioni e web (il cuccuzzaro mainstream) - tentano di gettare discredito sulla contestazione del conformismo blaterando di complottismo. I media si comportano con la critica dei media alla stregua degli uccelli con l'ornitologia: non l'ascoltano. Il giornalismo dovrebbe scandagliare la cronaca e raccontare fatti concreti, ma non propagandare volgari opinioni di chi detiene il potere in proprio o per conto terzi. Si assiste al naufragio di ogni principio deontologico: al bando le inchieste - sempre più rarefatte - mentre dilaga l'intrattenimento in tutte le salse e a reti unificate, nonché conformate su un unico registro di controllo totale. Latita l'analisi oggettiva e anche il linguaggio ne risente unitamente al pensiero indipendente. D'altronde, a partire dalla scuola, in ogni ambito civile non si coltiva più lo spirito critico. Eppure il dubbio, non la cieca obbedienza, ha edificato le civiltà.

Nel Belpaese l'universo dei mass media - in palese declino - si ostina più a costruire una narrazione unilaterale degli eventi che di informare attraverso inchieste equilibrate. Dalle guerre nel mondo al covidiotismo di massa. Quello tricolore conferma l'ipotesi di un giornalismo telecomandato e autoreferenziale che, alla descrizione dei fatti nudi e crudi, sostituisce giudizi morali o di subdola opinione disancorati dalla realtà (come costruzione sociale), veicolati dal potere economico e in seconda battuta dal subordinato livello politico (esecutore di ordini). La stasmpa italiana? Attualmente, veline e carta straccia prezzolata, foraggiata con montagne di denaro pubblico; insomma la carta igienica ha più valore. Prendete ad esempio Il Foglio: più giornalisti che lettori.

Ormai si equipara maldestramente a indimostrate teorie del complotto qualsiasi forma di critica strutturale. Basta esaminare la produzione giornalistica dello Stivale (isole incluse) e la dilagante precarizzazione di questo lavoro per accertare l'incancrenito fenomeno.

Insomma, sempre più spesso i mass media (sovente eterodiretti dalle istituzioni nazionali, internazionali ed europee) sono veri e propri produttori di fake news a buon mercato, e rispondono iunicamente al controllo capitalistico ostentato dai grandi patrimoni finanziari. A questi rapporti ambigui tra potere economico e contropotere (non esercitato) si sommano altri fattori che paralizzano costantemente la diversità di opinioni e l'autocritica. Ecco la sostanza dell'attuale conformismo alimentato dal pensiero unico. L'idea stessa di contestare l'inqualificabile giornalismo dominante viene associato nel dibattito pubblico alle ideologie complottiste. In ogni caso, la concentrazione della proprietà dei media è un ostacolo fondamentale a un giornalismo diversificato e critico.

Riferimenti:

Gianni Lannes, Il grande fratello. Strategie del dominio, Draco edizioni, Modena, 2012. 

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=giornalismo 

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