27.5.23

VAJONT IN ROMAGNA?

 

foto Ansa


di Gianni Lannes

Niente accade casualmente? 17 vittime accertate (a tutt'oggi) 15 mila sfollati, danni ingenti al territorio, paralisi delle attività scolastiche ed economiche. Qualcuno per caso ha aperto la diga di Ridracoli lasciando inondare mezza Romagna? Chi ha deciso di affondare la regione modello?

Nel Belpaese degli smemorati, andando a curiosare tra vecchie carte, viene fuori che presso il TAR dell'Emilia Romagna nel 1992 pendevano due ricorsi promossi dal WWF Italia e dal Comitato cittadino di Premilcuore per l'annullamento delle concessioni edilizie rilasciate dal comune di Premilcuore. Le concessioni dovevano rispettare le indicazioni della Commissione di studio istituita dalla Regione Emilia Romagna che in particolare stabiliva che dovesse essere lasciata defluire sempre una portata di almeno 300 l/s.

Tali prescrizioni non sono affatto soddisfatte dalle concessioni edilizie relative all'opera di presa, come risulta dalla citata perizia del CTU e ciò costituisce ulteriore motivo di nullità.
Il Ministro dell'ambiente allora dispose la temporanea sospensione dei lavori dell'opera di presa in considerazione del fatto che la captazione è collocata all'interno del Parco

Nazionale delle foreste cosentinesi e che quindi debbono essere valutati i danni che tale opera può causare alla flora e alla fauna protetta e all'ecosistema del torrente Fiumicello;
i predetti lavori risultano finanziati in parte dallo Stato, in parte dalla regione Emilia Romagna, in parte dai comuni consorziati.

Le ditte esecutrici erano un'associazione temporanea di impresa costituita fra la CMC di Ravenna, la Seli di Roma, la SIGLA di Rimini e la SCOES di Forlì.

Non è che forse le autorità continuano ad operare in base ad atti illegittimi, scaduti o nulli, determinando danni all'ambiente in un'area protetta da un parco nazionale?

Non è tutto. Il lago di Quarto, situato in Alto Savio nell'Appennino Cesenate, è nato da una frana che nel 1812 causò la morte di 18 persone e sbarrò il corso del fiume Savio, creando un enorme bacino naturale. Nel 1828, con il sopraggiungere di una grande siccità, il prolegato della provincia di Forlì diede l'incarico di creare una breccia nello sbarramento naturale che impediva l'efflusso delle acque del fiume Savio, perché ne beneficiasse l'intera vallata comprese le pianure del cesenate.

Nel secolo successivo, quando ormai il bacino del lago poteva dirsi scomparso per effetto della sedimentazione di detriti melmosi, la S.I.D.A.S. (Società Elettrica Alto Savio) pensò di sfruttarne le risorse idriche per la produzione di energia elettrica costruendo nel 1922 una diga ed una centrale idroelettrica. Si creò così uno specchio d'acqua dell'estensione di 85 ettari con una capienza di 4 milioni 470 mila metri cubi.

Ad oggi, la risorsa idrica viene utilizzata per produrre energia grazie alla centrale idroelettrica presente a valle. È in concessione ad Enel Green Power che vi deriva una portata media di 3.200 litri al secondo per produrre 2,283,3 kW. Il volume utile, per la produzione di energia è da sempre limitato dalle due quote massima e minima di esercizio: quella massima di metri 317,80 non si può superare in quanto la diga tracimerebbe, mentre il livello minimo non può essere inferiore a metri 315,70 in quanto entrerebbe aria nell'opera di presa impedendo così la derivazione.

Nel 1999 Romagna Acque assoggettò a screening il progetto di costruzione di un acquedotto con derivazione dal fiume Savio. Si prevedeva la captazione di una quantità media di acqua pari a 350 litri al secondo, con punte massime di 600 litri al secondo, con opere di derivazione e di adduzione dalla condotta che porta le acque dalla diga di Quarto alla centrale idroelettrica Enel. Romagna Acque però abbandonò questo progetto per scegliere altre fonti di approvvigionamento in grado di garantire maggiori volumi e continuità di prelievo: preferì l'opzione di prelevare dal Po, a Palantone, 2,3 metri cubi al secondo tramite il canale emiliano romagnolo.

Attualmente il lago è pienamente utilizzato ai fini idroelettrici. A fronte dell'originaria capacità di invaso di 4.470.000 m3, ad oggi sono accolti solo 370.000 m3. Il volume totale dei sedimenti ammonta infatti a 4.000.000 m3.

Per la rimozione dei sedimenti sono state formulate due ipotesi: lo svuotamento del lago con successiva rimozione del materiale presente sul fondo oppure la sua fluitazione, in tempi ben più lunghi e comunque da svolgere nella piena sostenibilità ambientale.

La regione Emilia-Romagna ha rilevato, altresì, che il 27 luglio 2017 si è tenuto presso la stessa, a Bologna, un incontro tra l'assessore Gazzolo ed i rappresentanti di Enel e di Enel Green Power durante il quale è stata decisa l'istituzione di un tavolo di confronto – con avvio a settembre 2017 – per definire le modalità di svuotamento degli invasi in gestione ai due soggetti privati. Il confronto riguarderà appunto anche il lago di Quarto e sarà propedeutico alla ricerca dei necessari finanziamenti statali.


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