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di Gianni Lannes
Nel Belpaese, dopo la preannunciata intenzione governativa di realizzare il cosiddetto “ponte mafiosoni” sullo Stretto, torna pure l'incubo nucleare. Di recente il ministro Salvini ha dichiarato a più riprese, evidentemente all'oscuro di un ecologico piano energetico nazionale, l'intenzione antidiluviana di puntare, appunto, sul nucleare.
Infatti, nel programma elettorale del centrodestra, fra i punti centrali relativi alla sfida dell'autosufficienza energetica, vi è l'annunciato “ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro”.
La paventata realizzazione di nuove centrali nucleari con tecnologia a fissione non è stata, tuttavia, dettagliata nel programma, lasciando senza risposta diversi ordini di problemi, tra cui: la tempistica per la realizzazione delle nuove centrali; le risorse necessarie per un investimento pubblico di ingenti proporzioni; i costi ambientali sottostanti alla produzione di energia da centrali nucleari a fissione legati allo smaltimento delle scorie; i costi di produzione dell'energia nucleare, che non sarebbero di molto inferiori rispetto ad altre fonti di produzione energetica.
La proposta di reintrodurre in Italia le centrali nucleari con tecnologia a fissione contraddice l'esito del referendum del 1987 e del 2011 nel quale la maggioranza della popolazione italiana si era espressa contro l'utilizzo dell'energia atomica.
Dove saranno collocate le nuove centrali nucleari con tecnologia a fissione e se, oltre alla Regione Piemonte, come sostenuto dal presidente Alberto Cirio, vi siano altre Regioni candidate ad ospitarle?
Il 27 febbraio 2023 la ministra francese per la transizione energetica ha annunciato l'intenzione di creare un'alleanza europea sul nucleare e "lanciare un segnale forte nei vari negoziati UE", individuando in tale fonte di energia uno strumento fondamentale, insieme alle rinnovabili, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione sanciti a livello europeo a partire dal green deal.
L'iniziativa era stata già preannunciata nei mesi precedenti, con l'intenzione di avviare l'elaborazione della strategia di implementazione a margine della riunione dei Ministri dell'energia del 27 e 28 febbraio 2023.
Il pro tempore vice presidente del Consiglio dei ministri e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, tale Matteo Salvini, ha affermato che l'investimento sul nucleare è un "dovere sociale, economico e ambientale", proprio in riferimento alla proposta del Governo francese di elaborare un'alleanza europea in materia di energia nucleare.
I telecomandati politicanti dello Stivale - che bivaccano nei palazzi di Roma - hanno valutato i costi ambientali sottostanti alla produzione di energia dalle nuove centrali nucleari a fissione legati allo smaltimento delle scorie? A proposito: dove si intende collocare territorialmente e in sicurezza i rifiuti radioattivi, tenuto conto che ad oltre 35 anni dalla chiusura delle centrali nucleari non è stato ancora individuato il deposito nazionale per la gestione dei vecchi rifiuti radioattivi?
Per caso si intende predisporre un piano nazionale per l'installazione delle nuove centrali nucleari e sottoporlo al giudizio dei cittadini tramite un referendum consultivo popolare?
La Meloni intende rendere noto l'ammontare delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione delle centrali nucleari e se non si ritenga più utile indirizzare tali risorse nella prospettiva di una maggiore sicurezza ed autonomia energetica, al potenziamento degli investimenti sulle fonti rinnovabili, sulle quali esistono anche ampi margini di miglioramento tecnologico?
Il 16 aprile 2023 a Sapporo, Giappone, i Ministri dell'ambiente e dell'energia delle sette potenze più industrializzate, si sono accordati, in concomitanza con la chiusura da parte della Germania dei suoi ultimi tre impianti, per massimizzare l'utilizzo delle centrali esistenti ed accelerare la diffusione di tecnologie nucleari avanzate, compresi i piccoli reattori modulari (Smr), al fine di «fornire energia a basse emissioni di carbonio a prezzi accessibili» ed estromettere la Russia dal mercato internazionale dell'energia nucleare.
Una lettera d'intenti è stata recentemente sottoscritta da alcuni grandi gruppi industriali europei e italiani a favore di un nuovo sviluppo del nucleare. Gli investimenti nella ricerca dei nuovi reattori a fusione sono portati avanti anche da Eni in collaborazione con Commonwealth Fusion Systems.
Come noto, in Italia i rifiuti radioattivi derivanti dall'attività delle centrali o dal loro decommissioning sono gestiti in modo frammentato – in parte dislocati sul territorio nazionale in siti temporanei e in parte collocati all'estero – e vincolati all'annosa questione dell'individuazione del sito idoneo a ospitare il deposito nazionale di stoccaggio, per il quale a tutt'oggi non sono pervenute manifestazioni d'interesse da parte delle regioni e degli enti locali il cui territorio ricade nelle aree ritenute idonee ad ospitarlo.
Un ritorno al nucleare del nostro Paese presuppone il dover affrontare questioni legate alle tempistiche necessarie all'individuazione dei siti dove collocare i nuovi impianti e alla costruzione dei medesimi (non meno di 15-20 anni), senza considerare i costi che, nel peggiore scenario ma tutt'altro che irrealistico, potrebbero arrivare a sfiorare i 20 miliardi per singolo reattore, più della metà di una manovra finanziaria solo per questa tecnologia.
Anche laddove si optasse per i reattori Smr, ancora lontani dall'essere disponibili su scala commerciale, occorrerebbe valutare, laddove distribuiti sul territorio, la molteplicità di iter autorizzativi e i necessari presidi di sicurezza che, de facto, ne vanificherebbero gli eventuali vantaggi in termini di economicità, anche sotto il profilo della gestione dei rifiuti.
Giorgia Meloni vuole fornire informazioni puntuali sulle iniziative che intende porre in essere per attuare le intenzioni preannunciate a Sapporo sulla reintroduzione del nucleare nel nostro Paese, con particolare riferimento al superamento della chiara contrarietà espressa in sede referendaria, alle modalità e tempistiche per la costruzione di nuovi impianti nucleari, nonché per l'individuazione delle aree del territorio nazionale ritenute ipoteticamente idonee e disponibili ad ospitare tali impianti e i relativi rifiuti radioattivi, considerate le difficoltà e il prolungarsi dei tempi già riscontrati per l'individuazione del deposito nazionale? Infine, a chi giova riportare l'Italia indietro anni luce, al passato peggiore?
Una cosa è scientificamente certa: il nucleare non è una fonte alternativa e pulita per la produzione di energia, da affiancare ad un mix energetico comprendente rinnovabili, idrogeno e altre forme di produzione energetica ad impatto zero.
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