15.5.23

ITALIA: DISCARICHE NUCLEARI E FALLIMENTO SOGIN!

 


 

di Gianni Lannes

Altro che deposito unico di scorie radioattive. Ritardi e negligenze favoriscono l'ecomafia. I fatti: nel marzo 2022 la Sogin ha trasmesso al Ministero della transizione ecologica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai); l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione ha richiesto a Sogin alcune integrazioni documentali, inviate a giugno 2022.

L'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione avrebbe dovuto formulare il parere tecnico di competenza entro agosto 2022, ma non risulta che ciò sia avvenuto; la proposta è rimasta intanto «secretata».

Proprio a causa delle criticità nell'operato di Sogin, il decreto-legge 21 giugno 2022, numero 73, ne ha disposto il commissariamento per la «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale».

Dopo 9 mesi dall'insediamento della commissaria, non s'è vista traccia di rinnovamento; sono stati confermati tutti i direttori, addirittura designando come coordinatore del gruppo di lavoro per l'accelerazione del decommissioning il dirigente che al momento del commissariamento era l'amministratore delegato di Sogin; né la commissaria ha chiarito la vicenda del licenziamento a febbraio 2022 di 4 dirigenti, tra cui proprio il responsabile della redazione della Carta nazionale delle aree idonee che aveva guidato il Seminario nazionale, compromettendo la fiducia delle popolazioni interessate; da poco è stata pubblicata l'ordinanza del giudice del lavoro a conclusione del primo dei 4 ricorsi, con la condanna di Sogin al risarcimento di circa 700 mila euro; il dirigente che ha coordinato la procedura di licenziamento è oggi uno dei più stretti collaboratori della commissaria.

E nulla è stato fatto per sbloccare il progetto per mettere in sicurezza i rifiuti liquidi radioattivi dell'Eurex a Saluggia, fermo dal commissariamento, visto che il consorzio Cemex 2023, cui era stato improvvidamente affidato nel 2021 il progetto, in 3 anni ha svolto poco più dell'1 per cento dei lavori, che andavano completati in 4 anni; è al momento in corso una disputa sugli oltre 30 milioni di euro di anticipo già incassati da Cemex.

Nel deposito Avogadro a Saluggia giacciono ancora 13 tonnellate di combustibile radioattivo che dovrebbero essere trasferite in Francia per essere trattate; tuttavia, scrive l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, non si hanno elementi in merito a una ripresa delle spedizioni a completamento dall'accordo intergovernativo con la Francia per tale trasferimento, a causa dei tempi ancora incerti di realizzazione del deposito nazionale.

Altra questione spinosa è il progetto «Cemex», l'impianto per il condizionamento delle scorie liquide di Saluggia, oggetto di ritardi, costi e perplessità di gestione, come si apprende da «Eurocomunicazione», articolo del 19 dicembre 2022 dal quale si evince che la commissaria abbia reso comunicazione pubblica di volontà di riduzione del contratto col Consorzio stabile Cemex 2023, con a capo il consorzio Teorema, prima di averlo effettuato, consentendo al consorzio, appresa la notizia, di eseguire per primo la risoluzione in danno, causando, a prescindere dalle ragioni delle parti, danni economici e problemi legali per almeno 5-7 anni con probabilità dubbie di recupero di oltre 30 milioni di euro di anticipazioni fatte dalla Sogin.

Dall'ultimo inventario dei rifiuti radioattivi detenuti in Italia, elaborato dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin) si evince che, nel 2021 il volume totale dei rifiuti radioattivi è di 31.812,5 metri cubi, detenuti in 19 siti temporanei sparsi per tutto il Paese e in parte in corso di processamento all'estero.

Questa situazione impatta sulle procedure di decommissioning finale delle centrali nucleari, ferme dal 1987, che attendono la creazione del Deposito unico nazionale cui conferire le proprie scorie radioattive.

Come previsto dal decreto legislativo numero 31 del 2010, a gennaio 2021 è stata pubblicata e aperta alla consultazione pubblica la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (CNAPI). Ad essa è allegato il progetto preliminare del Deposito nazionale e parco tecnologico (DNPT).

Il 14 gennaio 2022, si è chiusa la consultazione pubblica. Il 15 marzo 2022, SOGIN ha trasmesso, per approvazione, al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (CNAI) nella quale sono state selezionate 58 aree in tutta Italia.

Il Ministro “ecologico” Cingolani, nell'aprile 2022 fissava come percorribile l'ipotesi di entrata in esercizio del deposito nel 2029, con individuazione del sito nel mese di dicembre 2023.

Successivamente, a valle di interlocuzioni tecniche tra la SOGIN e ISIN, il parere tecnico di quest'ultimo, solo parzialmente favorevole, è stato ricevuto l'11 novembre 2022. Il 30 dicembre 2022 il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ha richiesto a SOGIN di effettuare le integrazioni richieste dall'ISIN, e quindi trasmettere nel più breve tempo possibile una proposta di CNAI, al fine di consentire il decreto interministeriale di approvazione della CNAI verosimilmente entro il 2023.

Di recente il ministero targato Pichetto Fratin ha dichiarato che l'emissione del provvedimento di autorizzazione unica del DNPT potrebbe avvenire nel 2026 e la sua messa in esercizio nel 2030 con un possibile ulteriore slittamento fino a 12 mesi delle diverse fasi qualora non si raggiunga una intesa con le regioni.

In Europa, buona parte degli Stati si è dotata di un'infrastruttura specifica per la messa in sicurezza delle scorie nucleari, nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza radiologica e salvaguardia ambientale, oltre che di sicurezza pubblica.

La normativa europea prescrive agli Stati membri di trovare soluzioni definitive per la gestione dei rifiuti radioattivi entro il 2025. il nostro Paese è sotto procedura d'infrazione (n. 2018/2021) con la conseguente costituzione di messa in mora ex articolo 258 TFUE.

L'Italia è stata già deferita alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata trasmissione del programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi, nonché per il mancato recepimento della direttiva Euratom 59/2013.

Il settore strategico del "decomissioning", vale a dire lo smaltimento delle scorie e dei rifiuti prodotti dalle nostre centrali prima della loro chiusura, continua a scontare gravi ritardi ed inefficienze.

La SOGIN, a seguito della delicatezza del suo incarico, è da sempre destinataria di notevoli finanziamenti, una parte dei quali direttamente derivante da una voce delle bollette elettriche degli italiani, e nel tempo ha accumulato sprechi, clientelismi e inefficienze di varia natura che hanno portato al suo commissariamento nell'agosto 2022.

Sogin è la società di Stato responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. La società è interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze e opera in base agli indirizzi strategici del Governo.

Con il decreto-legge numero 73, pubblicato in Gazzetta Ufficiale numero 143, del 21 giugno 2022, è stato disposto il commissariamento della società. Tale commissariamento dura in carica un anno e può essere prorogato in seguito alla valutazione sul raggiungimento degli obiettivi previsti dal decreto di nomina.

La gestione fallimentare della Sogin ha provocato una situazione molto grave: con l'annullamento dei principali appalti finalizzati allo smantellamento del materiale radioattivo e alla realizzazione del deposito nazionale l'azienda è ferma, non ci sono attività rilevanti in nessun sito, oltre a persistere una grave carenza di personale, soprattutto nei territori, tanto da mettere in difficoltà la stessa gestione ordinaria e la messa in sicurezza degli impianti. La scelta del Governo di togliere il finanziamento del decommissioning dalla componente a2 della bolletta elettrica, destinata alla copertura dei costi per lo smantellamento delle centrali nucleari dismesse, alla chiusura del ciclo del combustibile nucleare e alle attività connesse, lascia l'azienda in una grande incertezza finanziaria che ne mette a rischio l'intera attività;.

Il 6 marzo 2023 i lavoratori dell'azienda con le Rsu delle centrali e degli impianti, le rappresentanze sindacali territoriali e nazionali della Filctem Cgil hanno manifestato sotto il Ministero dell'economia e delle finanze per portare all'attenzione del Governo la grave situazione presente. L'O.S. Filctem ha sottolineato, inoltre, come l'organo commissariale non abbia determinato quella discontinuità necessaria dalla gestione precedente, non abbia saputo rilanciare l'azienda né presentare un piano industriale adeguato.

Negli ultimi tre anni Sogin SpA, sotto la gestione del consiglio di amministrazione di un dirigente interno nominato nel ruolo di amministratore delegato, ingegner Fontani, presidente ingegner Perri, ha registrato nelle sue attività ritardi, aumenti dei costi e ombre nella gestione di alcuni contratti, come risulta da inchieste giornalistiche, interrogazioni parlamentari, esposti Codacons e inchieste giudiziarie in corso.

L'organo commissariale è stato nominato in data 19 luglio 2022 dal precedente Governo ed è composto da tre componenti: la dottoressa F. Spena e due vice: dottor G. Maresca e professoressa A. Bracco.

Risulta che i commissari non abbiano adottato alcuna misura che faccia intravedere miglioramenti nella funzionalità aziendale, continuando nel solco tracciato dal fallimentare precedente vertice, affidando le attività di gestione tecnica allo stesso ex amministratore delegato ingegner Fontani, e al suo ristretto gruppo di dirigenti fidelizzati, creando forti demotivazioni e seri dubbi tra i lavoratori, sulla volontà di creare una vera discontinuità rispetto al passato.

Dall'operato dei commissari risulterebbe che non vi sia stato alcun passo avanti nel piano di accelerazione dei lavori e quanto scritto e comunicato al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica sia qualcosa di irrealizzabile, e che a capo dell'elaborazione del piano sia stato posto lo stesso Fontani, ovvero la figura commissariata a capo di ciò per cui è stata imposta la gestione commissariale, figura della quale è stata sancita l'inidoneità gestionale.Nell'ambito dell'esercizio dei propri poteri di vigilanza, l'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), in seguito alla consultazione della banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp), ha chiesto dettagliate informazioni a una società responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi in merito ad alcune procedure di affidamento di appalti.

Dall'esame di quanto pervenuto all'Autorità sono emerse irregolarità e criticità negli affidamenti di otto appalti, per un valore complessivo di otto milioni e quattrocentomila euro, in relazione alle quali, con nota del 24 giugno 2022, è stato comunicato l'avvio di un procedimento di vigilanza.

Con la delibera numero 62 del 2023 dell'11 gennaio 2023, Anac ha chiuso il procedimento di vigilanza nei confronti della società, contestando inadempienze e violazioni del codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo 18 aprile 2016, numero 50.

La società in questione, infatti, pur disponendo di una disciplina speciale per quanto riguarda le procedure connesse allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse è, in ogni caso, soggetta alla disciplina del codice degli appalti, in quanto quando dispone in materia di affidamenti pubblici, è da considerarsi comunque organismo di diritto pubblico; essa, pertanto, aveva l'obbligo di distinguere gli appalti e gli affidamenti non rientranti nelle procedure strumentali, bensì rientranti settori ordinari, ma tale distinzione non è avvenuta.

molteplici sono state le violazioni rilevate da Anac: il servizio di autonoleggio a lungo termine senza conducente (due aggiudicazioni, una di 500.000 euro, è l'altra di 2.400.360 euro), nell'ambito del quale sono state disposte proroghe illegittime, addirittura successive all'originaria scadenza contrattuale, senza eseguire verifiche di conformità del servizio reso e senza rispettare il codice degli appalti; i servizi per il coinvolgimento degli stakeholder e per la comunicazione (contratti per 1 milione e mezzo e per 860.290 euro), con illegittimità di proroghe contrattuali, senza verifiche di conformità e con documentazione del tutto insufficiente; i servizi per la comunicazione online nell'ambito dei processi di localizzazione del parco (346.407 euro il valore del contratto), nell'ambito dei quali non sono stati rispettati gli obblighi di pubblicazione né le procedure del bando di gara, come pure sono state effettuate proroghe contrattuali fuori dalla normativa vigente;

Anac, inoltre, ha contestato alla società anche anticipate esecuzioni del contratto, prima che lo stesso diventasse efficace, o contratti stipulati «in sanatoria», due anni dopo il momento dell'esecuzione della prestazione, come per esempio avvenuto per i servizi di ingegneria per l'elaborazione del progetto del deposito di bassa e media attività, e quello temporaneo di alta attività (317.600 euro), nonché la somministrazione di lavoro a tempo determinato, senza alcun riferimento alla normativa esistente in Italia e infine, l'affidamento dei servizi di gestione dei siti internet (581.624 euro), avvenuto senza il rispetto dei requisiti di legge.

Tra i rilievi e criticità sollevate da Anac anche la scomparsa di documenti, non rinvenibili né in formato elettronico, né allegati ai contratti stipulati con tre diversi aggiudicatari, come pure la mancanza di documentazione delle offerte tecniche presentate in gara dai concorrenti quando sono state effettuate le gare.

Nel passaggio dalla Cnapi alla Cnai, sono state selezionate 58 aree in tutta Italia. Il Deposito nazionale, di cui si discute da circa vent'anni, dovrebbe ospitare definitivamente i rifiuti radioattivi italiani – sia quelli prodotti ogni giorno negli ospedali, nelle industrie, nei laboratori di ricerca, sia quelli dei vecchi impianti nucleari in fase di smantellamento – atrtualmente stoccati in decine di depositi temporanei distribuiti nel paese, molti dei quali in aree inidonee.

Il Deposito nazionale dovrebbe permettere di sistemare definitivamente circa 75.000 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività e di stoccare temporaneamente circa 15.000 metri cubi di rifiuti ad alta attività, in attesa della loro sistemazione definitiva in deposito geologico, così come per tutte le altre nazioni.

in Europa, buona parte degli Stati si è dotata di un'infrastruttura unica per la messa in sicurezza finale delle scorie nucleari.

dopo la pubblicazione della Carta delle aree idonee, la legge prevede che i comuni che ricadono nelle zone individuate possano presentare delle manifestazioni di interesse e che si apra un negoziato con gli organismi coinvolti e, nel caso in cui nessuno si offra, è prevista un'iniziativa autonoma del Governo: tale fase della procedura dovrebbe durare circa quattro anni, a cui si aggiungono i cinque previsti per la costruzione del deposito.

L'iter burocratico indica il dicembre del 2023 come tempistica definitiva per la scelta del sito, che dovrebbe dunque diventare operativo nel 2029.

se entro il 2025 i lavori non dovessero essere avviati, l'Italia incapperebbe in un grave procedimento d'infrazione da parte della Commissione dell'Unione europea, che impone la messa in sicurezza di oltre 100 mila tonnellate di scorie nucleari e con esse i rifiuti del settore medico-ospedaliero;

Il decommissioning è costato dal 2010 al 2020 agli italiani 3,7 miliardi di euro, più 514 milioni di euro per la compensazione dei siti.

Giorgia Meloni quali ulteriori iniziative intenda adottare, nel quadro degli obblighi dettati dall'Unione europea, per assicurare il rispetto delle tempistiche per l'individuazione del Deposito unico nazionale entro dicembre 2023, e per l'avvio della realizzazione del Deposito nazionale entro il 2025, garantendo contestualmente la completa bonifica e il ripristino ambientale di tutti i siti temporanei?

Riferimenti:





Gianni Lannes, Italia USA e getta, Arianna editrice, Bologna, 2014.

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