9.5.23

PEPPINO IMPASTATO: MAFIOPOLI ITALIA!

 


 

di Gianni Lannes

Bentornati nel Belpaese privo di memoria sociale e di anticorpi culturali. Oggi gli italiani nell'era della mafiopoli globale sanno chi era era Peppino Impastato? Ne scrivo ancora per chi forse ha bisogno di rinfrescarsi la memoria, poiché la mafia è dentro lo Stato tricolore telecomandato dall'estero. Impastato era un giovane militante politico, ha lottato contro la mafia nel suo paese, Cinisi in Sicilia, e anche nella sua famiglia, perché Peppino Impastato veniva da una famiglia mafiosa.



Cosa fa? Fonda Radio Aut, fa controinformazione, denuncia da solo la speculazione edilizia nel suo comune e il traffico di eroina. Ma la cosa più grave, agli occhi della mafia, è che fa satira, prende in giro i potenti, sbeffeggia il boss Gaetano Badalamenti, che non chiama più Tano Badalamenti, ma Tano Seduto. E Cinisi diventa la città di Mafiopoli. Qualcosa di troppo grave, così viene ammazzato; viene ucciso in un casolare e poi i resti vengono trovati a seguito di un'esplosione. Impastato è stato imbottito di tritolo e piazzato sulla linea ferrata Trapani-Palermo. Siamo nella notte tra l'8 e 9 maggio 1978: questa data ci dice tanto, perché è anche il giorno in cui, in via Caetani, a Roma, venne ritrovato il corpo di Aldo Moro.

“I pezzi del corpo di Impastato si rinvengono in un raggio di 300 metri dalla linea ferrata”: questo virgolettato è ripreso dalla relazione della Commissione antimafia dell'anno 2000 che ha fatto luce sul caso Impastato; lo cito non per il gusto del macabro, ma per capire la ferocia dei mandanti e degli esecutori di questo omicidio. Peppino Impastato la mafia ce l'aveva in casa e, peraltro in anni particolarmente bui, non esitò tuttavia a prenderne con coraggio le distanze. Usò una delle armi più potenti contro Cosa nostra: la cultura e, soprattutto, l'ironia dissacrante per polverizzare il potere e l'arroganza dei boss. Peppino Impastato, al quale il titolo di giornalista è stato riconosciuto d'ufficio post mortem, attivista e membro di Democrazia Proletaria nella piccola Cinisi, pagò con la vita la sua ribellione alla mafia e la sua costante denuncia, soprattutto attraverso i microfoni di Radio Aut, di tanti traffici illeciti: esattamente 45 anni fa - il 9 maggio del 1978 - il suo corpo venne ritrovato in brandelli vicino ai binari della ferrovia Palermo-Trapani.  


Siamo in pieno periodo di depistaggio, anche dei locali carabinieri. Quello che si dice è che Peppino Impastato, essendo un militante politico, esploso su una linea ferrata, ovviamente era un terrorista, che quello lì è stato un atto di terrorismo. Questa è la prima cosa che viene rilanciata; poi, viene detto: no, era suicidio. Iniziano ad esserci queste versioni. La verità verrà soltanto dopo l'impegno di Felicia e Giovanni, ovvero della madre di Peppino e del fratello di Peppino, che portano finalmente alla verità.

Per questo omicidio mafioso Gaetano Badalamenti verrà condannato nel 2002 all'ergastolo, due anni dopo che la Commissione parlamentare antimafia ha fatto luce su quella che è la verità storica, perché fa una relazione in cui dice: vedete che Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia.  

Con un'istanza di Leonardo Badalamenti, uno dei figli del boss Gaetano Badalamenti è stata revocata la confisca del casolare in gestione all'associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, e questo a seguito di una complicatissima vicenda giudiziaria. Chi è Leonardo Badalamenti? Cito testualmente: “ha preso parte agli utili e ai vantaggi dell'attività illecita del padre - questo secondo la sentenza -, aveva intestate quote di alcune società finanziarie ed è stato condannato in via definitiva, in Brasile, a 5 anni e 10 mesi per traffico di sostanze stupefacenti, è stato anche rinviato a giudizio per aver tentato di occupare l'immobile di cui stiamo parlando e anche per calunnia nei confronti del sindaco Gianni Palazzolo”. Ma andiamo al fabbricato rurale: è situato in contrada Uliveto, a Cinisi. Nel 2010 il rudere viene trasferito dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati al comune di Cinisi, per scopi sociali e istituzionali. Questo, con l'uso dei finanziamenti europei, viene ristrutturato, per centinaia di migliaia di euro. Quindi, il comune prende il bene, un rudere combinato malissimo, e vi investe centinaia di migliaia di euro per ristrutturarlo. Nel 2018, Leonardo Badalamenti, erede del predetto capomafia, promuoveva un incidente di esecuzione, per ottenere la revoca della confisca di vari beni, tra i quali il citato fabbricato rurale. Nel gennaio 2021 il comune di Cinisi sottoscrive un accordo con l'associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato per diffondere la cultura della legalità. All'esito del relativo iter processuale, il 4 agosto 2021, la corte di appello di Palermo, con propria ordinanza, decretando l'illegittimità della procedura ablativa posta in essere, ordinava la restituzione del bene confiscato agli eredi.

La mafia vive di simboli. Nella lotta alla mafia i simboli sono tutto. La restituzione di un immobile come questo non sarebbe soltanto una ferita terribile per la famiglia Impastato, ma sarebbe la sconfitta di tutti. Un momento fondamentale è stato il 9 maggio 2013, quando Radio 100 passi ha iniziato a trasmettere - questo è un passaggio molto importante - dalla casa di Gaetano Badalamenti, il mandante dell'omicidio di Peppino Impastato; la voce di Peppino torna idealmente a parlare proprio dal quartier generale di chi quella voce si era illuso di spegnere per sempre. Non sono riusciti a spegnere la voce di Peppino Impastato, perché da lì, idealmente, continua a parlare. Chi è Badalamenti? - a colui che è stato anche il capo della commissione di Cosa Nostra, il cosiddetto, direbbero fuori da qui, “capo dei capi” - questo negli anni Settanta – che, con il traffico di stupefacenti, aveva accumulato un enorme patrimonio, che poi fu sequestrato durante il maxiprocesso di Palermo, ovviamente. Questo patrimonio, che era anche intestato a familiari e prestanomi, fu anche la causa della guerra di mafia negli anni Ottanta. Badalamenti è anche il mafioso che aveva gestito la vendita della Natività del Caravaggio, era stata trafugata a Palermo negli anni Sessanta.  

Parliamo dell'articolo 416-bis, quindi dell'associazione mafiosa, e del sequestro e della confisca dei beni mafiosi. Si tratta di un passaggio fondamentale e anche, al momento, unico in Europa, perché è l'inversione dell'onere della prova, di fatto: intanto io ti sequestro tutto, poi devi essere tu a dimostrarmi che quello che ti ho sequestrato l'hai ottenuto per via lecita; io, nel dubbio, ti tolgo tutto. 


Riferimenti:

https://legislature.camera.it/_dati/leg13/lavori/doc/xxiii/050/INTERO.pdf

https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1982-09-13;646

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=mafia

https://sulatestagiannilannes.blogspot.com/search?q=falcone

https://www.archivioantimafia.org/radioaut.php


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